La mano
- Autore: Henning Mankell
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2013
Ci sono tanti modi di scrivere, ci sono tanti modi per raccontare storie, ci sono tanti modi di essere scrittore. Quando si legge un libro, in particolare un romanzo o un racconto, sarebbe necessario cercare sempre di entrare dentro la storia, lasciarsi trasportare dalle parole, senza soffermarsi troppo sullo stile ma cercando invece di capire il messaggio che l’autore vuole trasmetterci, di comprendere il suo punto di vista e lo spirito che anima la narrazione.
Henning Mankell, forse il più famoso giallista svedese nel mondo dopo Stieg Larsson, se non altro per i tanti milioni di copie vendute nel corso degli anni, ha uno stile narrativo, soprattutto nei romanzi gialli, molto personale in cui l’analisi psicologica dei personaggi è forse più importante della stessa trama. La sua fama è legata soprattutto alla serie di libri dedicata alle indagini del commissario Kurt Wallander, che lo hanno reso molto popolare ed amato anche in Italia.
L’ultimo libro di questa serie si intitola “La mano” e per ammissione del suo stesso autore non esistono altre storie che raccontano le indagini del commissario Wallander, anche se a livello temporale è stato scritto prima rispetto agli altri libri della serie ed è stato pubblicato in Italia nel 2013 nella bella collana Farfalle della casa editrice Marsilio (titolo originale dell’opera Handen, con la traduzione di Laura Cangemi e pubblicato in Svezia nello stesso anno).
La storia racconta una nuova indagine del commissario Kurt Wallander, che con circa trent’anni di servizio alle spalle guarda al futuro cercando di programmare la sua vita in vista della pensione non ancora prossima, ma non poi tanto lontana. Il suo sogno sarebbe quello di acquistare una casa di campagna o che abbia almeno un giardino un po’ fuori la cittadina di Ystad situata sul mare nella contea della Scania, nell’estremità meridionale della Svezia, nella quale vive e dove sono ambientati tutti i romanzi che lo vedono protagonista. Trova un’occasione rappresentata da un’abitazione molto grande a Löderup, località vicina ad Ystad, con un bel giardino e un’ampio terreno coltivabile che gli viene offerta dal suo collega poliziotto Martinsson, che è stato incaricato da un suo conoscente ormai anziano e che vive in un istituto di gestire la vendita dell’immobile.
Kurt Wallander, durante una visita fatta da solo alla casa, sembra quasi sul punto di decidersi a comprarla considerato anche il prezzo abbastanza favorevole, quando improvvisamente inciampa in qualcosa che sbuca dal terreno in un lato del giardino e scopre con orrore che si tratta dello scheletro di una mano. Egli oltre a dover abbandonare il proposito di acquistare la casa, è costretto ad iniziare una difficile e lunga indagine per comprendere a chi appartiene l’intero corpo che viene in seguito ritrovato insieme ad un altro, che si scopre poi appartenere ad un uomo ed una donna di mezz’età. Le indagini si rivelano assai complicate in quanto pare che le due persone siano decedute negli anni Quaranta, circa cioè sessant’anni prima del rinvenimento essendo il libro ambientato e scritto nel 2002. Kurt Wallander conduce le sue ricerche avvalendosi della sua fidata squadra di colleghi composta dal suo superiore, Liza Holgersson, donna molto più giovane di lui ma stimata in tutto il distretto di polizia di Ystad per la sua competenza e professionalità; da Martinsson che lo accompagna spesso nei sopralluoghi e negli interrogatori, dal capo della scientifica Nyberg e da Stefan Lindman, giovane poliziotto addetto soprattutto alle ricerche negli archivi e che ha una relazione con Linda, la figlia del commissario, che da poco tempo è entrata in servizio in polizia. Partecipa alle indagini anche il nuovo giovane medico legale appena incaricato di aiutare la polizia di Ystad, una donna, Stina Hurlen.
Linda vive momentaneamente insieme a suo padre nell’appartamento situato in Mariagatan (il nome della strada) a Ystad, in attesa di riuscire a trasferirsi in un nuovo appartamento e la convivenza tra i due, pur volendosi molto bene, risulta a volte difficile. Linda infatti accusa Kurt di non essere stato ancora capace di reagire alla separazione dalla madre e lo consiglia di cercare un’altra donna con cui costruire un futuro.
La caratteristica di questo romanzo giallo, le cui atmosfere ricordano da vicino quelle tratteggiate da Ingmar Bergman è quella di una narrazione in cui viene privilegiata l’analisi psicologica dei personaggi, il racconto dei loro problemi, dei loro sogni in cui quindi i risvolti umani della vicenda assumono maggior rilievo rispetto all’intrigo poliziesco, come Henning Mankell ama fare soprattutto nei libri dedicati alle indagini del Commissario Wallander.
Queste storie sono state portate anche sul piccolo schermo con dei film girati e prodotti in due momenti e da televisioni diverse: la prima serie, prodotta dalla televisione svedese con registi del posto, ha visto la partecipazione di Krister Henriksson, nel ruolo del protagonista e di altri attori locali; la seconda prodotta dalla BBC con protagonista il grande Kenneth Branagh, attore che non ha certo bisogno di presentazioni, nei panni del commissario Kurt Wallander. Sono film che riescono a riprendere l’atmosfera dei romanzi con una forte dose di umanità, di introspezione e in qualche modo anche se velatamente di spiritualità.
“La mano” può essere considerato per le caratteristiche già descritte un “giallo atipico”, che probabilmente può essere amato soprattutto da chi non è un appassionato di questo genere più dai giallisti convinti. Il finale non è estremamente emozionante dal punto di vista dell’intrigo poliziesco, ma ha un suo fascino per l’atmosfera che l’autore sa conferire alla storia. Henning Mankell in una nota in fondo al testo, spiega che l’idea di questo romanzo è nata in seguito all’iniziativa editoriale promossa nei Paesi Bassi nel 2002 di proporre ad un autore di scrivere un giallo e di regalare un altro libro per ogni copia venduta di tale giallo. Un modo per promuovere la lettura quindi e non un’operazione commerciale come erroneamente potrebbe pensare. Henning Mankell era già al tempo scrittore affermato e non aveva certo bisogno di guadagnare a tutti i costi.
Lo stile semplice di questo libro e la trama non troppo avvincente per un giallo non devono trarre in inganno: Henning Mankell sa scrivere come pochi e la linearità della narrazione non ne intacca lo spessore anzi lo arricchisce dimostrandoci come la letteratura di genere pur esistendo, non obbliga l’autore a rispettare in maniera schematica un modello di riferimento, saper mescolare più elementi narrativi riuscendo ad esprimere un proprio stile personale è sicuramente il modo migliore per scrivere un libro.
Questo libro è consigliato a tutti coloro che amano questo autore che se ne è andato troppo presto all’età di sessantasette anni il 5 ottobre 2015, dopo una vita piena che lo ha visto protagonista di tre matrimoni, l’ultimo dei quali proprio con una delle figlie di Ingmar Bergman, Eva.
Soprattutto, però, questo libro è per tutti coloro che amano la narrativa e non fanno distinzioni rigide di generi letterari. Henning Mankell in un’intervista a Cronache Letterarie del 28 novembre 2014 ha dichiarato:
“Credo che un buon libro sia sempre su più di una cosa: dev’essere come la vita stessa, su molte cose”.
Leggere Mankell significa assaporare il mistero, il fascino, la bellezza della vita in ogni sua sfumatura e anche nei suoi gialli quindi anche ne “La mano” si riesce a cogliere pur nella durezza e nel dolore che portano le persone a compiere dei delitti l’umanità che ogni pagina sa straordinariamente trasmettere. Un autore da ricordare e da amare sempre per sentirne, nonostante la scomparsa, sempre vicina e viva la presenza.
La mano. Le inchieste del commissario Wallander (Vol. 11)
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