La mia possessione. Come mi sono liberato da 27 legioni di demoni
- Autore: Francesco Vaiasuso
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2012
Fino a trentuno anni Francesco non immaginava neanche lontanamente quale realtà avesse preso possesso del suo corpo. Fino all’incontro con un sacerdote esorcista che un giorno, pregando su di lui, fa venire allo scoperto Satana. E ben ventisette legioni di demoni. (Note di copertina)
Credo negli incubi e deliri derivanti dalla psicosi; credo ai fantasmi generati da un cervello in sofferenza; credo che attribuire al Male (a Satana) le vessazioni causate, in realtà, da malattia mentale rappresenti la scorciatoia più comune. Tra i termini che Francesco Vaiasuso (con Paolo Rodari) impiega per spiegare i suoi cinque anni da invasato (“La mia possessione”. Come mi sono liberato da 27 legioni di demoni”, Piemme, 2012) ne manca uno ed è schizofrenia. Forse per una spiccata predisposizione al pensiero magico/religioso, forse perché la diagnosi schizofrenica spaventa più di Belzebù in persona, forse - ancora - perché la cosa più difficile del disagio psichico è riconoscerlo come proprio (“non può succedere a me”), ma la discesa all’inferno (e ritorno) di Vaiasuso, è priva dell’unica figura realmente attendibile in episodi similari: quella dello psichiatra (il libro, invece, è tutto un affollarsi di esorcisti, santi, fantasmi, madonne, diavoli in libera uscita, con contorno di preghiere di liberazione, pellegrinaggi, messe e quant’altro). E bene gli è andata, all’autore, chè di “possessione diabolica” male assistita (non tamponata, cioè, dal supporto farmacologico) si muore. Prova ne sia il decesso della tedesca Annaliese Michel, uccisa più che dal diavolo o dalla psicopatia, dalla scarsa lungimiranza di sacerdoti e familiari (se il “caso” vi interessa, piuttosto che la rilettura horror data dal film “The exsorcism of Emily Rose” andate a recuperarvi lo straordinario “Requiem” di Hans-Christian Schmid).
Ammetto di essermi accostato al solfureo diario di Vaiasuso e Rodari (261 pagine comunque scorrevoli) per mera curiosità intellettuale: in sede di giudizio impossibile prescindere dalle proprie convinzioni sul trascendentale.
Per chi fosse aduso al pensiero religioso e/o a letture del genere (la più recente, edita sempre da Piemme, si intitola “L’ultimo esorcista” e reca la firma congiunta di Paolo Rodari e Padre Amorth) il libro apre a un’ottica ultramondana, provando, anzi tutto, come la partita tra Bene e Male è sempre stata e sempre sarà. Per il lettore meno incline alla sospensione di incredulità è piuttosto la conferma di come il disturbo dissociativo possa essere scambiato per manifestazione diabolica. Un’altra cosa mi preme sottolineare de “La mia possessione” ed è la buona fede con cui, al di là di ogni cosa, mi sembra sia stato concepito e redatto. Il libro non è, insomma, assimilabile a una delle (tante, troppe) storie finto-vere, pensate ad hoc per il clamore e la cassetta. E già questo mi sembra un valido motivo per accostarsi con rispetto alle sue pagine, che si leggono quasi come quelle di un romanzo, con la curiosità di sapere come va a finire.
La mia possessione: Come mi sono liberato da 27 legioni di demoni
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