La pasticciera di mezzanotte
- Autore: Desy Icardi
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Fazi edita nella Collana “Le strade”, La pasticciera di mezzanotte (2023) di Desy Icardi, quarto romanzo dopo L’annusatrice di libri (Fazi 2019), La ragazza con la macchina da scrivere (Fazi 2020), La biblioteca dei sussurri (Fazi 2021) e La fotografa degli spiriti (Fazi 2022) della fortunatissima serie dedicata ai cinque sensi e ai libri.
“Lo zucchero! Ecco un’altra cosa che mi mancava terribilmente!”.
L’aroma suadente del caffè, l’odore invitante del pane appena sfornato, la dolce bontà senza tempo del latte. Il gusto è certamente il più seducente dei cinque sensi, ed è meraviglioso assaggiare lentamente il nostro cibo preferito sentendosi in paradiso. Quando, però una guerra è in corso, si sa che caffè, pane e latte scarseggiano e i morsi della fame atavica, in questo caso, si fanno sentire.
Lo sapeva bene Edmondo Ferro, avvocato progressista e da sempre pacifista, che in quella fine agosto del 1917, a Torino nella cucina del suo ammezzato in via del Carmine, era costretto a bere il caffè di cicoria, sognando l’agognato balsamo nero, una festa per i sensi. Il popolo aveva fame, due anni prima, l’Italia aveva avuto la fulgida idea di dichiarare guerra all’Austria, infrangendo la Triplice Alleanza e gettandosi a piè pari in quella che sarebbe passata alla storia come la Grande Guerra. Edmondo sentiva che in quelle prime ore prima dell’alba qualcosa mancava, all’improvviso l’avvocato aveva compreso la causa della sua inquietudine, non si sentiva il profumo del pane in cottura proveniente dal panificio di via dei Quartieri. Stava per scoppiare la rivolta del pane, le difficoltà economiche venutesi a creare dopo i primi due anni di guerra avevano portano gli operai torinesi a indire agitazioni e scioperi. Nell’agosto 1917 il pane mancava in quasi tutta la città: dai quartieri operai una rivolta spontanea unì motivazioni economiche a rivendicazioni politiche, prima su tutte la fine della guerra. Proprio in seguito alla rivolta del pane, l’avvocato Ferro, avrebbe avuto l’occasione di incontrare di nuovo, dopo tanti anni, Jolanda Coletti Spalatoff, coniugata con il Cavalier Damiano Ferraris, industriale tessile di umili origini, sua mancata promessa sposa.
Ho avuto molti amici e qualcuno ancora lo conservo, ma la maggior parte di essi non c’è più. Questo è lo scotto che deve pagare chi ha la sfacciataggine di vivere un secolo intero.
In quest’ultimo romanzo dedicato ai cinque sensi e ai libri, l’autrice presenta personaggi umanissimi ed empatici sullo sfondo della Torino della Grande Guerra. Con fantastiche descrizioni di cibi deliziosi e gustosi, un invito per il palato, Desy Icardi dimostra al lettore l’importanza di gustare il cibo e di come, grazie a lui, si possa fare pace con se stessi, come avviene a Jolanda.
In queste pagine, che si leggono tutte d’un fiato, è ancora Edmondo Ferro il fil rouge dell’intera narrazione. Nel 1971 l’avvocato ha compiuto cento anni, un’esistenza votata alla lettura, che è sempre stata la sua compagna più fedele, l’unica presenza costante nella sua vita. A Ferro un secolo di vita però non basta, quello che vuole è un secolo di lettura, infatti ha letto il suo primo libro a tre anni, ed era un libriccino di filastrocche. Se lo speciale talento di Ferro è leggere, ora l’irrefrenabile avvocato sente il desiderio di fare un po’ di spazio anche nella sua mente, riversando su carta una delle tante storie che da tempo l’ingombrano.
Una di queste riguarda Jolanda, dapprima ritratta da bambina triste, poi da giovane donna ubbidiente e infine moglie infelice. Una donna che discendeva da una genia di spreconi irresponsabili, che non si erano dati pensiero del suo futuro, suo nonno paterno aveva dilapidato il patrimonio di famiglia, così come suo padre aveva prosciugato quello di sua zia.
C’era una volta una bella bimba di sette anni, che viveva insieme a papà Ferdinando, mamma Irma e zia Isabella e uno stuolo di domestici in una splendida villa sulle colline torinesi chiamata La Maltese, avita proprietà del compianto barone Eliano Durand.
Jolanda, questo era il nome della bambina, non era felice, assorbiva come una spugna l’atmosfera di tensione che regnava tra i grandi. Riversava, infatti, la propria infelicità sul cibo, da lei visto come un nemico agguerrito.
Una cosa era certa: la bimba si stava lasciando morire di fame sotto gli occhi incuranti degli adulti di casa, ed era ormai pelle e ossa, i genitori continuavano a non curarsene, zia Isabella, sempre più arcigna e più despota con il personale di servizio, neanche lei notava il grande deperimento della nipote.
Jolanda sarebbe sicuramente morta di fame se “il fantasma della pasticciera”, poco prima della mezzanotte, non le lasciasse davanti alla porta della sua camera un dolce o dei fragranti biscotti.
Una notte Jolanda aveva deciso di affrontare il fantasma, seguendolo fino in cucina, dove il fantasma, che aveva l’aspetto di una nonnina, insegnò a Jolanda, senza mai parlare, a preparare la crema pasticciera.
Jolanda cominciò a mangiare la crema, che aveva preparato sotto la guida del fantasma. Un cucchiaio, due, tre: la crema le scivolava lungo la gola docile e deliziosa. Sorbì quasi mezza tazza, poi saltò giù dallo sgabello e tornò in camera sua, ristorata dal tepore, che dallo stomaco s’irradiava in tutto il corpo.
La pasticciera di mezzanotte
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