La ricetta della Notte Perfetta
- Autore: Irene Pampanin
- Anno di pubblicazione: 2014
Irene Pampanin vive a Selva di Cadore, tra le Dolomiti. Giornalista pubblicista, Irene è una ragazza alla quale piace emozionare con le parole. Ne aveva dato prova con la sua prima raccolta di racconti “Rifugio Settimo Cielo” (0111 Edizioni) e ora ci riprova con il suo secondo libro “La ricetta della Notte Perfetta”, stampato dalla stessa Casa Editrice e uscito il 29 gennaio 2014. L’abbiamo incontrata e le abbiamo fatto qualche domanda.
- “La ricetta della Notte Perfetta” è un libro di racconti, come il precedente. Si potrebbe definire quindi una sorta di seguito?
Sì, credo che lo sia. E’ inevitabilmente. Qui ci sono dei racconti completamente nuovi ma sono sempre io ad averli scritti e questo credo si percepisca. Rileggendoli in ordine cronologico mi rendo conto che c’è una continuità di stile, di modo di raccontare e parallelamente una maturazione. Io sono cresciuta e quello che ho scritto è cresciuto con me.
- Anche i temi che tocchi hanno subito dei cambiamenti?
All’uscita del primo libro avevo 25 anni e dunque i racconti erano quelli che avevo scritto durante l’università, a Roma. La fantasia in quel periodo mi serviva per tornare con la mente alle mie montagne, alle cose che mi mancavo. I sogni rappresentavano una via di fuga e “Rifugio Settimo Cielo” è un libro pieno di sogni, di storie cristalline, di favole, di magia, di amore capace di salvare, di storie anche tristi dove però c’è sempre un messaggio positivo di fondo. Ne “La ricetta della Notte Perfetta” c’è forse una maggior consapevolezza di quello che è la vita. La fantasia e i sogni sono sempre lì ma spesso non sono accessibili o comunque ci dimentichiamo della loro esistenza. Ecco dunque che diventa necessario fermarsi, stare in silenzio, ascoltare l’Universo, lasciarsi sorprendere, emozionare, tenendo ben presente che, parallelamente alla gioia, esiste sempre e comunque anche il dolore.
- Basta la fantasia per scrivere?
No, bisogna avere qualcosa da dire. Ho iniziato a scrivere a 11 anni su di un diario perché sentivo la necessità di dire qualcosa a me stessa. Difficilmente esterno a parole i miei pensieri. Solo scrivendo riesco a sfogare tutto e dire tutto. I miei racconti sono frutto di questa necessità. Scrivo per me, se poi riesco a fare emozionare o far riflettere qualcuno con le mie parole non posso che esserne felice.
- I testi quindi ti escono spontanei: ma da dove prendi l’ispirazione?
Sì, non scrivo mai mettendomi in testa di “dover scrivere”. Scrivo solo di getto, tutto d’un fiato (se così si può dire) e sinceramente, senza nascondere niente. L’ispirazione può nascere da qualsiasi cosa. Molti racconti sono nati guardando le nostre splendide Dolomiti. Penso a “Pelmo. Cronaca di una salita” o “Angeli e libellule” (ambientato sul lago delle Baste). Altri sono nati per caso, per un episodio visto da qualche parte, per una frase che qualcuno mi ha detto o da qualcosa che ho sognato e trascritto letteralmente, come “Sogno Buzzati”.
- A chi consiglieresti il tuo libro?
A chi ha voglia di leggere qualcosa di breve e intenso che, una volta chiuso il libro, gli rimanga impresso nella mente e (spero) nel cuore.
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