La sconosciuta
- Autore: Mary Kubica
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Harlequin Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2015
Per conoscere se stessi è quasi sempre necessario imbattersi negli altri, nei loro destini più o meno strani, più o meno scialbi, più o meno misteriosi. Ma per inoltrarsi nel futuro altrui, bisogna prima esser consapevoli di quanto si è disposti a perdere, per spingersi oltre e ricavarne forse una vittoria, forse una sconfitta.
Questo è il sunto incontrovertibile de La sconosciuta di Mary Kubica (Harlequin Mondadori, pp. 376, in attesa di incontrare l’autrice al Bookcity 2015), uscito il 13 ottobre scorso in libreria. Un thriller psicologico dalla trama non eccessivamente nutrita, ma carico di una suspense che mozza il fiato in gola.
Dopo Una brava ragazza, la Kubica sceglie di misurarsi ancora una volta con una materia inquieta, ma stavolta riesce a toccare le corde più profonde del dolore umano, del dolore di una donna che, prima ancora di essere femmina, si sente madre ad ogni costo.
Heidi Wood è la moglie di Chris e la madre di una bambina di dodici anni, Zoe; la donna lavora presso un’organizzazione no-profit e sembra avere una naturale e incontenibile propensione ad aiutare i più bisognosi, che si tratti di un immigrato in difficoltà con la lingua, di un senzatetto o di persone con handicap fisici o mentali, non fa differenza. Heidi ha il cuore grande e al suo interno c’è spazio per tutti, compresi Willow e la sua bambina, Ruby, di appena quattro mesi.
Heidi incontra Willow in un freddo pomeriggio di primavera, alla stazione di Fullerton: una giovanissima donna, con abiti sporchi e logori, che probabilmente non vede una doccia da settimane, si aggira per la stazione con in braccio un fagottino piangente e anch’esso sudicio. L’indifferenza dei passanti rimbomba non solo nello sguardo di Willow, ma anche nelle orecchie di Heidi, che, dopo qualche giorno, decide di aiutare questa mamma in seria difficoltà. Dapprima reticente, Willow dopo qualche supplichevole tentativo da parte di Heidi decide di accettare l’aiuto offertole e va a vivere proprio a casa degli Wood: con un marito diffidente e una pre-adolescente che odia tutto e tutti, la vita di queste due donne, che si sono incontrate per caso sotto i colpi del gelido vento americano, sembra procedere più o meno affannosamente.
Equilibri precari, respiri soffocati, occhi vigili e allarmati. Cosa nasconde Willow? E dov’è il padre della piccola Ruby? E se fosse una ricercata? Una ladra? O magari…un’assassina?
All’interno di un romanzo avvincente e quanto mai appassionante, Mary Kubica lascia che siano le tre vite di Heidi, Willow e Chris ad intrecciarsi tra di loro, trascinate dal corso degli eventi e dai sentimenti contrastanti che li avviluppano in una morsa fatale. Perché non solo ci troviamo di fronte ad una trama originale e snella, asciutta, che scivola sotto gli occhi del lettore senza intoppi, né mancanze, ma anche la struttura narrativa si adegua al tenore della storia: come se ci trovassimo di fronte a tre imputati che ora raccontano la loro versione dei fatti, così Mary Kubica struttura il romanzo incentrandolo su tre filoni diversi ma complementari. C’è il punto di vista di Heidi, il punto di vista di Chris ed il punto di vista della sconosciuta, Willow.
Ciò che però riesce a tenere il lettore letteralmente incollato alle pagine, è certamente quel respiro prettamente letterario che viene donato al testo grazie al risvolto psicologico: temi importanti vengono analizzati ne La sconosciuta, a partire dal rapporto genitori-figli, passando per l’analisi del rapporto di coppia, fino ad arrivare all’analisi personale e individuale. Questo è un thriller che si insinua nelle pieghe dell’animo umano e ne estrae, con forza, i lati più oscuri:
“Ero consumata da un desiderio insopprimibile di stringere la bambina, i miei pensieri invasi dall’immagine di Juliet, Juliet raschiata via dal mio utero con un cucchiaio da chirurgo. Respirar era difficile, quasi impossibile, come se la mia mente oscillasse fra il desiderio di quella bambina, Ruby, e il desiderio della mia Juliet, eliminata come un rifiuto organico”.
Si parte da qui, da una maternità oscura e opprimente: Heidi avrebbe voluto una famiglia numerosa, ma la natura non le ha dato questa possibilità, e nella sua vita di madre campeggiano – nel limbo dei ricordi più terribili – un cancro all’utero e un aborto. Il desiderio incontrollabile di sentirsi nuovamente capace di prendersi cura di una neonata – sebbene manchi l’atto principale, il parto, dato che la neonata in questione è Ruby – induce Heidi non solo ad una vera e propria rivalità con Willow, ma la porta anche ad annullare la sua realtà circostante. L’integerrima Heidi, la razionale Heidi, la forte e giusta Heidi, in un solo colpo sembra scomparire: chi è in realtà, quindi, la vera sconosciuta? Willow, la fanciulla dal passato ignoto e forse inquietante, oppure Heidi, l’attenta madre e moglie che si scopre ossessionata dall’idea stessa della maternità? Heidi si rivela in realtà sconosciuta persino a se stessa, capace di cose che mai avrebbe creduto possibili, e di cui Chris, suo marito, sembra non riuscire a prendere atto.
C’è inoltre un elemento ricorrente all’interno del romanzo, che forse rappresenta proprio il filo conduttore della storia e delle vite dei suoi protagonisti: la sporcizia. Si avverte quasi una vera e propria ossessione per lo sporco e, di conseguenza, per cercare di pulire tutto ciò che ne è infestato: abiti, stracci, pelle, capelli, oggetti. Ogni cosa sembra essere ricoperta da una patina di sudiciume che fatica a staccarsi, ed è una sporcizia che logora, una sporcizia che si aggrappa anche all’anima e alla mente, che pervade il corpo e si insinua nei pensieri. Una sporcizia che non potrà mai essere lavata del tutto, perché parte da dentro, fuoriesce dagli armadi nascosti dentro di noi, dai cassetti che non avremmo voluto aprire, dalle coperte che non avremmo voluto sollevare.
Lo sporco interiore che si riversa su ogni cosa, posandosi su una moralità già ampiamente corrotta.
Ed infine, a fare da sfondo ad una storia di segreti e delitti, c’è un tema anch’esso oscuro, ma tanto vicino alla nostra vita di tutti i giorni e che forse, proprio per questo, fa ancora più paura. Stiamo parlando dell’analisi del rapporto tra genitori e figli.
“Vedo l’ardente indignazione che emana dalla mia bambina e so che la sua mente trabocca odio. Odio verso di me”.
Come ha ben descritto Olivia Crosio ne La felicità non fa rumore (Giunti, 2015), la paura del genitore nei confronti del proprio figlio è qualcosa di molto più comune di quanto in realtà si possa credere: Heidi, in questo caso, teme Zoe, teme questa dodicenne che prova odio verso tutto e tutti, compresa sua madre. Heidi è succube delle inquietanti imposizioni affettive che Zoe pone: vorrebbe assecondarla, ma sa che non è giusto, vorrebbe concederle di affondare le unghie sempre più a fondo nel suo corpo stanco e lacerato, ma sa che non può, non deve. È l’eterno conflitto tra amore e odio, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma, anche e soprattutto, è l’eterno conflitto tra i genitori e i figli, tra l’affetto indiscusso dei primi che deve essere bilanciato con l’indole irruente dei secondi, senza timore.
La sconosciuta di Mary Kubica è un thriller che va assaporato pagina dopo pagina, che trascina il lettore nel vortice della follia e della vendetta, complice una scrittura energica e accattivante. I personaggi sono delineati in modo chiaro e preciso, mentre si rivelano piano piano costruendo la loro vita riga dopo riga.
Da non perdere.
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