La stanza del polline
- Autore: Zoe Jenny
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
Jo è sdraiata sull’erba in un bosco fuori città, con la madre Lucy. È una giornata particolare. Lucy ha conosciuto un altro uomo, partirà con lui per un altro paese e non tornerà.
Jo è infelice, ma ancora non lo sa perché è una bambina e il compito che la vita le ha assegnato è molto, troppo più grande di lei: è la solitudine. I suoi genitori sono già da tempo separati: Jo vive col padre e la sua stramba compagna, Eliane, che fuma, fa meditazione, divora nocciole e grida. Se ne va così, in silenzio, mandando una cartolina dalla Spagna un anno dopo. Jo sta con la madre la domenica, ma Lucy non si cura di lei: si siede davanti allo specchio e si trucca accuratamente, per poi sparire nella notte. Jo viene puntualmente svegliata dai suoi pianti soffocati, notturni e segreti.
Jo cresce, è adolescente ormai, ha fatto la maturità e decide di trascorrere del tempo in Italia dalla madre, prima di cominciare l’università o di lavorare. Lucy ha perso l’infanzia della sua bambina allontanandosi da lei per tanti anni e ora che si sono ritrovate sembra non essere cambiato nulla: Jo si è spesso presa cura della madre e, anche ora che non può certo dire di conoscerla, sembra invece avere capito tutto di quell’essere fragile, instabile e inconsapevole. Alois, il suo compagno pittore, è morto in un’auto in fiamme. Jo sa che si è suicidato, ma Lucy non lo ammetterà mai nemmeno a se stessa e interromperà le sedute di psicoanalisi col dottor Alberti al quale, del resto, ha sempre raccontato un mucchio di frottole. La stanza del polline si frapporrà definitivamente tra madre e figlia: è lo studio di Alois, ormai diventato una cella di solitudine piena di fiori senza stelo, lo spazio mentale che Lucy non permetterà mai a Jo di occupare.
Lucy continuerà a fuggire, anche adesso con Vito, lasciando solo un biglietto a Jo, che dovrà definitivamente cavarsela da sola, e non sarà facile mantenere la ragione a fianco di Rea, la sua amica-nemica sballata, ricca e sola, artista di strada per capriccio e protesta.
La forza di Jo è anche la sua più grande debolezza: vivere in superficie, quasi anestetizzata, pur sopportando traumi come quello dell’aborto, cercando di difendersi dal buio della notte, denso e vischioso petrolio che, fin da bambina, vuole divorarla. La campagna non è che una schiera di alberi e colline e la città un anonimo susseguirsi di negozi, fermate d’autobus, squallidi cinema. In una realtà asettica, vuota, popolata di individui subdoli, Jo è un’eterna estranea alla ricerca inconsapevole dell’affetto e dell’attenzione che si illude di trovare nelle persone sbagliate: Lucy, una madre non madre, Rea a cui non importa di lei, Luciano, che vuole solo suonare grunge e andarsene. Naufragato il progetto di fuggire da tutto e da tutti con Rea a Milwawkee, Jo ritorna dal padre, ormai malato e con una compagna incinta, Anna, l’ultima, dolorosa delusione.
Un romanzo breve e terribile, emozionale pur nella sua delicatezza, forse a tratti un po’ lento, una storia circolare di dolore e indifferenza, di rapporti umani inesistenti, in cui non vi sono risposte e la speranza di una vita migliore sembra essere un’idea lontana.
La stanza del polline
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