La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick

Di solito scrivere un libro e produrre un film sono forme d’arte che si accompagnano in maniera un po’ forzata, poiché sono tecniche espressive opposte e raramente compatibili. Nel caso di quest’opera, invece, le due realtà sono sposate in un connubio eccezionale. La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, scritto da Brian Selznicki è concepito come un alternarsi di narrazione molto dialogica e concisa, con descrizioni di tipo essenzialmente visivo e immagini a carboncino stile fotogramma, che raccontano, senza parole, le azioni che si svolgono velocemente. Ne viene fuori un piccolo cinema cartaceo e non a caso proprio di cinema si parla in questa storia, con una passione che va aldilà della parola scritta e che si manifesta in una forma che colpisce direttamente il lettore.
Una passione così grande che porta l’autore a raccontare la vita e lo spirito insieme, a dipingere tutte le sfaccettature dell’animo umano e a farle convivere in una storia che vuole farci amare la vita così com’è, piena di dolori e ingiustizie.
Troviamo allora l’orfano disperato che lotta per sopravvivere, nutrito dal ricordo di un padre amorevole e appassionato. Troviamo l’abbrutimento dello zio alcolista, la prepotenza dell’uomo in divisa, la cattiveria dell’uomo ferito che ha abbandonato il sogno per cui era nato.

"Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo"

dice il bimbo, mentre cerca disperatamente di dare un senso alla grande sofferenza che ha già dovuto conoscere. E lo dice anche quando guarda negli occhi quello strano uomo arcigno, che lo tratta duramente e che sembra nascondere un segreto fatto di dolore e rassegnazione. Hugo lavora per lui riparando i giocattoli e sente che anche l’uomo è come un giocattolo rotto: ha perso il suo scopo nel meccanismo della vita e non può più vivere felice, né amare davvero.
E proprio Hugo, che ha un talento eccezionale per riparare i meccanismi, scoprirà che sfruttando la sua passione riuscirà a guarire le sue ferite e quelle di colui che lo osserva ridare vita ai giocattoli del suo negozio.

Lo straordinario messaggio finale, all’interno di tutte queste immagini e poesie, è che riparare la propria anima ferita dando un senso al dolore, equivale a rimettersi in gioco nel grande meccanismo della vita, tirando fuori il talento per cui siamo nati e che può compiere veri miracoli.

- Età di lettura: da 12 anni