La terra dei liberi sognatori
- Autore: Adriana Iacono
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
La terra dei liberi sognatori di Adriana Iacono è il quarto ebook premiato dalla quinta edizione di IoScrittore, torneo letterario gratuito del Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
Carmelo Occhipinti “si appoggiò a un tronco ritorto e attese”. Un’energia lo richiamava richiedendo la sua attenzione, il cielo annunciava eventi clamorosi e l’uomo non voleva perdersi nulla di quello che stava per accadere. Pochi minuti dopo, infatti, “l’alba si aprì solenne”, Carmelo sentì di fare parte di qualcosa di grande, di quello “splendore terso che gli riscaldava il cuore”. Fumando tranquillo sotto l’ulivo, il contadino siciliano con lo sguardo rivolto verso Roccallumara, sospesa in bilico sulla collina tra le ampie vallate di Aliminusa e Calatrebbiano, sentì che non era solo. Carmelo si fece il segno della croce, balbettando qualche frase incerta simile a una preghiera, ringraziando non sapeva bene chi o cosa, forse il sole, forse la terra o la vita stessa. Fu un grazie che si perse per l’aria prima di salutare l’alba, di schiacciare il mozzicone della sigaretta e di avviarsi verso l’ingresso del podere della Noce appartenente a Don Alvaro Coglitore Deperez.
“La sua giornata di lavoro stava per cominciare, la prima dopo tanto tempo”.
Don Alvaro, l’uomo più potente e temuto della valle, proprietario dei feudi di Roccallumara, Aliminusa e Calatrebbiano, si trovava al centro del cortile della Noce mentre i primi braccianti gli si facevano intorno. La voce del possidente, autorevole, bassa e gracchiante, iniziò con una sola parola: “Quagliò”. Il brusio degli uomini “raccolti sotto l’azzurro inestinguibile del cielo”, consapevoli che “la dignità non si può vendere”, si spense istantaneamente, perché la voce di Don Alvaro risultava tanto seducente e ammaliante alle donne, quanto umiliante per gli uomini. Era la voce del padrone che comandava, ordinava offrendo compensi e offendeva con la stessa “arrogante tonalità”. D’altronde Don Alvaro non era uno qualsiasi con la sua corporatura imponente e la sua forte personalità. Unico figlio maschio di una nidiata di sette femmine, fin da piccolo era predisposto ed era stato preparato a una carriera di grandi successi, per raccogliere il prestigio di numerose generazioni di uomini illustri. Il Barone Empedocle Maria Coglitore Deperez sognava per suo figlio un futuro da ambasciatore ma durante il periodo universitario Alvaro si era dato ad altre occupazioni più leggiadre, quali donne e svaghi. Il padre, allora, aveva ritirato il figlio dall’università, dalla bella vita e dopo averlo lasciato senza un soldo in tasca, gli aveva intimato di tornare a casa e di occuparsi del podere Noce. Lo strappo definitivo tra padre e figlio era avvenuto quando Alvaro, già diplomatico fallito, barone senza titolo negatogli dal genitore ed escluso dal testamento, aveva sposato per vendetta Donna Maria, la figlia del panettiere Mezzasalma. Nessuno, in quelle prime ore di una giornata estiva della seconda metà degli anni Quaranta del XX Secolo, poteva immaginare che soltanto un anno dopo quello stesso cortile sarebbe stato vuoto, polveroso pieno di “un silenzio irreale”, le casupole dei contadini orfane dei loro infaticabili lavoratori. La Noce non era mai stata così desolata dal giorno dell’occupazione, pareva una maledizione, “come se quegli spari avessero ammazzato non solo quei due poveri cristiani ma la vita stessa del cortile”.
Adriana Iacono, insegnante, traduttrice e guida turistica, compone un riuscito romanzo corale sullo sfondo del movimento contadino per l’occupazione delle terre nella Sicilia di Placido Rizzotto (1914-1948), esponente di spicco del PSI e della CGIL, rapito a Corleone e ucciso da Cosa Nostra. Appare quanto mai coinvolgente la storia di questi liberi sognatori, uomini e donne, che cercavano “pani e giustizia”, “travagliu pi tutti”, giacché
“la terra è vita! La terra è nostra madre. Dalla terra viene il pane, il lavoro e la dignità”.
La terra dei liberi sognatori
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