La vita in alto. Una stagione sull’Himalaya
- Autore: Erika Fatland
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2021
Ho come l’idea che l’antropologa norvegese Erika Fatland debba subire il fascino del gigantismo geografico: se in Sovietistan al centro delle sue esplorazioni c’erano gli smisurati confini dell’ex Unione Sovietica, ne La vita in alto. Una stagione sull’Himalaya (Marsilio, 2021, traduzione di Sara Culeddu e Alessandra Scali) oggetto di narrazione sono le regioni della catena montuosa più elevata della terra.
Anche in merito alla mole (588 pagine) questo libro costituisce un ardimentoso tour de force. Una prova di resistenza e suggestione tra le maglie innevate di una natura impervia, tra popoli di diversa etnia da confine in confine; tra culture, religioni, altitudini, storie diverse e sovente rimosse o trascurate. Territori sospesi tra essere e nulla, esotismo e presente, miseria e modernità, violenza e trascendenza: Nepal, India, Pakistan, Myanmar, Bhutan, Tibet, yogi, sacerdoti buddisti, taxisti adolescenti, doganieri su doganieri, questuanti, pellegrini, zone depresse e stirpi sopravviventi, sorvegliate dal macrocosmo roccioso dell’Himalaya.
La scrittura di Erika Fatland è piena di grazie. Coniuga cioè l’esattezza della prosa scientifica al colore della narrazione di viaggio. La Fatland sorprende inoltre per la capacità di mantenere ben saldi i focus narrativi del suo saggio, alternando senza sbavature registri, contesti e situazioni diverse. Il respiro de La vita in alto si rivela dunque un respiro ampio e sconfinato – rimando alle latitudini cui riferisce – dove la geopolitica incrocia la vita quotidiana, il rigore climatico le comunità tradizionali, gli uomini e le donne (soprattutto) del tutto credibili in quanto restituiti nella loro realtà.
Un resoconto sfaccettato-stratificato di un anno ai confini del mondo. Il registro di un viaggio iniziatico per stazioni (in accezione laica) tra altitudini vertiginose e valloni irraggiungibili, società arcaiche e potenze economiche, emerse ed emergenti. Il documentarismo di cui si connota La vita in alto non prescinde dalla curiosità e dalla stupefazione: il lettore se ne accorge, si interroga e si incuriosisce a sua volta: pagina dopo pagina di un libro muscolare ma capace altresì di lirismo mai sdolcinato.
La vita in alto. Una stagione sull’Himalaya
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