Le 250 serie TV da non perdere
- Autore: Mario Sesti
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Mario Sesti ha fatto per la TV “il Mereghetti” del cinema. Il problema è che molte serie tv nemmeno si sa quando finiranno perché, più dei film, le serie in streaming devono avere un feedback quantomeno positivo per ridare, per un’altra stagione , la parte agli attori che, avendo avuto un successo insperato, chiedono poi contratti con parecchi zeri, mentre prima, solo con il cinema e gli sceneggiati, gli attori e le attrici facevano una vita grama.
Quindi ora che si è capito cosa gira intorno a una serie TV, si fanno ville hollywoodiane vicino ad attori famosi che non riescono nemmeno a capire il fenomeno. Finora. Ora che il loro agente si è sbottonato, si buttano nella mischia e due attrici che non avrebbero certo bisogno di notorietà, come Jessica Lange e Susan Sarandon, hanno interpretato la rivalità tra due dive degli anni passati, Bette Davis e Joan Crawford in “Feud”, film che non ha avuto un successo clamoroso, ma in termini economici lo è stato eccome. Ecco perché è nato il libro Le 250 serie TV da non perdere (Fazi editore, 2023) con l’introduzione di Carlo Verdone.
Poi ci sono i puristi, quelli che mai nella vita si faranno prendere per sete di dollari e proprio quest’ultimi, nella sera degli Emmy o di altri premi, si accorgono degli applausi che lui/ lei ricevono come protagonisti di una serie e quindi si rendono conto che questa legione di attori giovani hanno presa sul pubblico che a loro manca, ancorati a film bellissimi, ma anche lontani temporalmente: se solo a Hollywood si girano 599 serie, com’è successo quest’anno, chi potrà ricordare film premiati dal pubblico e dalla critica che hanno dieci anni e più dalla loro distribuzione?
Nell’introduzione Carlo Verdone non è per niente scandalizzato dal fenomeno. Il tempo lunghissimo che una volta usavi per leggere Guerra e Pace di Tolstoj , ora lo impieghi per vedere una serie tratta dai romanzi russi o da Jane Austen.
Chi scrive trova quantomeno discutibile se non peggio, questa soluzione. I libri non hanno un tempo, come le serie, per essere letti; decidi di tua spontanea volontà il numero delle pagine da leggere e poi l’ozio creativo di ritornare a delle pagine il cui significato si è impresso nella tua mente. Ora fioriscono questi rituali di cinque persone più o meno che ne guardano il più possibile, alzandosi solo per prendere in consegna le pizze ordinate. Ma non si può non seguirle attentamente, perché la trama è intricata e le azioni vanno guardate con concentrazione. Se non hai visto Il trono di spade sei fuori, però, chi scrive consiglia sempre di leggere il romanzo L’uomo senza qualità, giusto per sparigliare le carte ai “televisivi”, ovvero persone adulte che, tra serie TV e smartphone, hanno una vita dimezzata, tronca.
In questi gruppi troviamo perlopiù adolescenti, ma anche tantissimo “grandi”, adulti e genitori. Mario Sesti in poche pagine dedicate alle serie più famose ci dice brevemente quali guardare e quali no.
Il libro può essere letto come una specie di dizionario delle serie tv. Con un leggero disappunto Sesti scrive benissimo di quelle che tutti trovano serie televisive molto belle, col rischio che non si può criticare mai nessuno veramente, perché l’omologazione ha creato solo generi: fantasy, giallo, documentaristico, poliziesco, storico.
Basti pensare al fenomeno di Lost qualche anno fa e alla clamorosa ascesa che ebbero, a serie finita, non due attori, ma tutto il cast, di venticinque persone.
Attori che vengono fermati continuamente, cui si chiede della prossima serie o della eventualità di un’altra stagione di Lost, magari con una variazione della trama.
E si ricorda che gli attori hanno vissuto sulla propria pelle gli inizi, quindi i provini estenuanti per parti piccole che non possono fare presa sul pubblico, dei pochi soldi guadagnati. Ora hanno la possibilità di fare una parte per le serie TV che ritengono interessante e diventano anche produttori esecutivi del nuovo successo televisivo. Fanno girare i dollari che hanno guadagnato, perché sanno in cuor loro che Lost non tornerà e più e non sicuramente con gli attori di un tempo, ormai non più giovani.
Mario Sesti, che è un uomo perbene, in quel che scrive, non alimenta polemiche inutili. Se una serie ha avuto successo, il critico cinematografico Sesti non può fare altro che approvare. Un esempio è Breaking bad, di cui tutti hanno parlato moltissimo, non scrive che è una stupidata che può piacere solo a un pubblico ormai interessato solo al fatto che l’uomo sia in fondo malvagio e quindi non c’è niente di meglio della amoralità. Certo, siamo attratti dal male. Se diventiamo onesti con noi stessi, con tutto quello che succede nella serie, le nostre al confronto sembrano vite di plastica. Ma l’autore non esagera, non mette medaglie, ma nemmeno si mette a criticare la serie per creare polemiche social e poi da bar, magari poi riportate da un quotidiano nazionale.
Su questa serie in particolare, scelta fra le 249 restanti, l’autore scrive:
Come accade a tutte le serie di grande successo e notevole qualità e personalità, questa - che si è imposta con una onda lunghissima, di molti anni, in tutto il mondo: per certi versi ha conciso con la diffusione planetaria dell’abitudine dell’uso dello streaming - ha fornito a tutti gli attori e interpreti l’opportunità di costruire personaggi memorabili.
Poi se non bastasse scrive benissimo di Succession o dello spin-off Better Call Saul (spin off è far diventare il protagonista principale di una serie, l’attore che era presenta nella prima, ma con un ruolo secondario).
A noi rispetto a Sesti ci manca la cultura cinematografica assai vasta e la capacità di decodificare da subito come sarà la serie TV.
Le 250 serie TV da non perdere
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