Le madri nere
- Autore: Patricia Esteban Erlés
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2023
Patricia Esteban Erlès, spagnola di Saragozza, classe 1972, pubblica un romanzo gotico molto triste e buio. Le madri nere (Cencellada, 2023,trad. Sara Papini) ha vinto nel 2017 il Premio Dos Passos per l’Opera prima, con la seguente motivazione:
Una fusione insolita di gotico, terrore, poesia scura e racconto infantile riscritto per adulti.
Ambientato nel convento di Santa Vela, che è stato costruito dalla sua proprietaria, Larah, poi convertito in orfanotrofio specializzato nell’ospitare bambine sole, abbandonate e dal destino segnato e avverso.
Il romanzo racconta la vita di alcune di queste povere orfane.
Tutte, una volta entrate nel convento, indossano la stessa uniforme:
Abito grigio piombo, e l’ingresso prevede la cancellazione del nome e il taglio rasato dei capelli.
Tornando a Santa Vela, il luogo è stato costruito e progettato dalla sua stessa proprietaria, Larah Corven, che si caratterizza come luogo simbolico di paura e di crudeltà, per i suoi lunghi corridoi bui, senza via di uscita, popolato da labirinti e finestre murate. Il palazzo è stato pensato e realizzato da lei stessa come unico e possibile rifugio a una maledizione, che sembrava averla colpita. Diventa una “casa” che, in questo modo, funge da espiazione e purificazione per la sua santità che vi si respira.
O perlomeno questo è nelle intenzioni della proprietaria Larah. Infatti il convento è un enorme edificio, con un lungo corridoio e infinite stanze, tutto buie e nere.
La disciplina che vi si osserva è dura e ferrea, tutte si devono assoggettare ad essa. E ciò che è peggio, è che le bambine vengono immediatamente private della loro identità, della loro peculiarità in quanto femmine. Così tutte perdono il loro vero nome, in favore di un soprannome che le identifica.
Ecco che c’è Prudenza, Tinta, la bambina del diavolo, e altre. Anche questo rappresenta un modo per annientarle totalmente nel loro intimo essere.
I personaggi che vi abitano sono molti, oltre a Madre Priscia e alla stessa Larah Corven, ci sono parecchie bambine, tutte accomunate da una storia tragica. Tra loro le gemelle siamesi Lavinialea, Galia, Tabata, Moira, la bambina dalle mille morti, Pola, e Tilda.
Ad esempio Galia simboleggia per antonomasia la perdita di identità a cui tutte sono sottomesse:
Sopra, nella Sala delle Nuove Arrivate, le tolsero il nome e le tagliarono i capelli biondi che nessuno aveva più pettinato dalla morte di sua madre. Li tagliarono così tanto che pareva un angelo rasato, l’angelo nudo di un quadro. La infilarono in un catino di acqua gelida e la sfregarono con uno straccio.
Pola, invece:
Non si era mai vista a Santa Vela una ragazza simile, con i capelli verdi e gli occhi che ricordavano un bicchiere pieno di uno strano liquore dorato e rosa.
E poi Tilda:
Aveva quindici anni quando entrò nell’ordine. Sentiva una passione inevitabile per le cose belle del mondo, e fin da molto presto capì che essendo la maggiore di dieci figli avrebbe avuto pochissime possibilità di godersele. Non le importava concedersi a Dio, proprio come sua madre si era concessa a un uomo qualsiasi per uscire dalla casa di famiglia i cui suoi nove fratelli dormivano ammucchiati in un’unica stanzetta. Ma senza saperlo, in quel modo la madre era caduta nella sua stessa trappola.
Il convento è retto da suor Priscia, ispirata, a suo dire, da:
Un Dio crudele ed umano, che si compiace di far soffrire le sue creature, e che è desideroso di sottomissione.
Un Dio nel quale si ritrovano parecchi elementi di caratterizzazione tipici del cristianesimo medievale, che l’autrice inserisce per proporre una netta critica alla Chiesa cattolica.
Di quale Dio, dunque, si parla in questo romanzo? Per loro:
È grazie alla bontà di Dio, attorno a cui ruota tutto il sistema di oppressione e di controllo gestito da madre Priscia.
Dunque un Dio a cui le orfane devono tutto, a cui credere, a cui devono una obbedienza cieca ed assoluta. Un dio che è l’unica via per la loro redenzione e per la loro salvezza, poiché:
Dev’essere l’unico capace di salvarle.
Una di queste bambine, però, cerca di ribellarsi. Si chiama Mida:
È chiamata la bambina del diavolo. Ha i capelli rossi, ereditati dalla madre, la strega, rasati esattamente come tutti e indossa lo stesso abito grigio. Lei è capace di sfidare l’autorità di sorella Priscia.
Lei sconvolge tutti gridando che “Dio non esiste”, infatti:
Nell’oscurità confessa che Dio mi ha confessato nell’orecchio che lui non esiste e io l’ho soltanto raccontato alle altre.
Così facendo finisce nell’orribile scantinato:
Lo scantinato di Santa Vela. Il buco di quelle in castigo!
Che fine è prevista per la ribelle Mida? E le altre bambine a che cosa sono destinate?
Le madri nere è un romanzo nero, oscuro e tragico.
Le “madri nere” rappresentano il lato più oscuro della religione cattolica, coloro che imboccano una via che conduce al fanatismo religioso e all’abuso di potere.
È un libro sulle sette religiose, sul fanatismo, sulla manipolazione umana in nome di un essere supremo che non vuole il bene delle sue creature, ma soltanto la loro totale cancellazione. I capitoli sono brevi, e raccontano tante storie di abuso e di ordinaria follia.
È una lettura non facile, particolarmente ostica e discutibile, proprio nel suo contenuto. In generale, tratta dell’eterna lotta tra Bene e Male. Chi vincerà?
I personaggi del testo sono cupi, drammatici, cattivi. Lo stile di scrittura è fluido, ma brutale e mistico, e le atmosfere narrate sono a dir poco spettrali.
Un romanzo adatto a chi ama le atmosfere crude e gotiche, che contiene anche una diretta e precisa critica al cattolicesimo e al suo oscurantismo intrinseco.
Al motto di:
Priscia giunse e portò con sé le tenebre. E, quando tutto fu oscurità, sospirò, insoddisfatta. Era ancora poco. Tutto era poco.
Sconvolgente.
Le madri nere
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Un libro perfetto per...
Adatto a chi ama il gotico.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le madri nere
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