Le mele di Kafka
- Autore: Andrea Vitali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2016
Le bocce, oltre a essere un passatempo, possono diventare un vero e proprio sport.
A Bellano Abramo Ferrascini è diventato un vero campione, ma una malattia improvvisa e mortale del cognato lo costringe a trascinarsi fino in Svizzera.
La moglie Rosalba deve abbracciare la sorella Fioralba e sperare di trovare ancora vivo l’Eraldo, con cui, anni e anni fa, ci fu un mezzo bacio. L’adorato cognato, di belle maniere, vestito sempre bene; il marito, invece, distratto dalle bocce, ordinario e senza fascino.
Pronti alla partenza Rosalba si accorge di avere la carta d’identità scaduta e giù
i lamenti del marito che ha deciso di andare in macchina, ma che non sa che strada prendere per arrivare in Svizzera, con il terrore di non essere presente ai quarti di finale del torneo di bocce.
Andrea Vitali stavolta scioglie alcune espressioni che nei libri precedenti lasciava ingessate: scrive anche volgarità, siamo tra persone sanguigne cui piace mangiare, fare l’amore, lavorare e spettegolare sugli altri paesani.
Ferrascini quindi non è così educato con la moglie che è talmente svampita da non ricordarsi le scadenze importanti come quella della carta d’identità, usata l’ultima volta per votare diccì (Democrazia Cristiana non la diceva nessuno, figurarsi a Bellano).
Il prevosto fa le veci del sindaco e il documento è pronto. Si parte. I medici svizzeri avevano parlato ancora di ventiquattro ore di vita. E gli svizzeri non sbagliano. Appena arrivati a Lucerna, Rosalba si affretta ad entrare in casa per ridare un bacio al cognato in agonia.
Ma la Svizzera non fa sconti, l’Eraldo è morto una ora fa. Rosalba saluta la sorella Fioralba e va al capezzale del morto, solo per piangerlo, ormai. Mentre il marito si guarda intorno in quella cucinetta pitturata in rosa, il salottino minuscolo. Fioralba aveva descritto la sua casa come spaziosa e ariosa, invece è un bugigattolo informe, anche perché Abramo nemmeno immagina come vivono gli italiani a Lucerna.
A parte l’Eraldo, gli altri fanno lavori di manovalanza, non imparano il tedesco e vivono in topaie. E “Le mele di Kafka”?
Forse il migliore libro di Andrea Vitali, dove i personaggi secondari sono una meraviglia e la scrittura è liberata, sciolta, appassionante.
Le mele di Kafka
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I bellanesi sono decisamente appassionati del gioco delle bocce. Lo avevamo già sperimentato leggendo “Quattro sberle benedette”, nel quale, però, la passione per le bocce intese come innocuo gioco ne nascondeva una più piccante, per bocce di altro tipo. In questo caso, invece, le bocce sono proprio quelle con le quali si gareggia, e si vincono anche premi e prestigiosi titoli. Lo sa bene Mario Stimolo, il gestore del Circolo dei Lavoratori. Ex giocatore di qualità, ha dovuto, purtroppo, abbandonare tutto in seguito a un incidente sul lavoro che l’ha privato del braccio destro. Se non fosse stato per sua moglie, la Moribonda, probabilmente lo Stimolo sarebbe finto male. Invece lei, con ferma e dolce tenacia, lo ha sostenuto. Adesso lo Stimolo fa l’allenatore, e, modestia a parte, sa riconoscere i veri talenti. Come l’Abramo Ferrascini: da solo vale poco, ma messo in coppia con un buon accostatore diventa imbattibile. Fra pochi giorni ci saranno le semifinali del Campionato Provinciale, e la speranza, molto concreta, è quella di passare senza problemi alla finale.
Come sempre succede, il diavolo ci mette la coda, stavolta sotto forma di una telefonata dalla Svizzera. L’Eraldo, cognato dell’Abramo, è in fin di vita: come potrebbe la Rosalba, moglie dell’Abramo e sorella della Fioralba moglie dell’Eraldo, non correre a confortare la prossima vedova? In realtà, il primo pensiero della Rosalba è proprio l’Eraldo, da sempre suo amore proibito, concretizzato solo in un lieve bacio, più casuale che altro, prima del doppio matrimonio delle due sorelle. Ma non ci sono discorsi, davanti alla morte non si discute: e così, fra calcoli dell’Abramo riguardanti la possibilità di rientrare in tempo per la gara e difficoltà burocratiche della Rosalba, la coppia parte per la terra straniera. Riusciranno a raggiungere il loro scopo, che è, per la Rosalba, quello di rivedere vivo il cognato e, per l’Abramo, quello di gareggiare nelle semifinali?
Vivace e svelta, stavolta, la storia che ci ha cucinato il Dottor Vitali, ma anche velata di noir. Sarà per quell’aria di funerale imminente che aleggia su tutto il racconto, o forse per la consapevolezza che, più che al morto, ciascuno dei protagonisti pensa agli affari propri. Fra l’Abramo preoccupato che il cognato muoia in tempo permettergli un tempestivo rientro al paese, e la Rosalba ansiosa di rinverdire un ricordo che, in fondo, è soltanto una fantasia, anche la stessa Fioralba sembra vedere la morte del marito quasi come una liberazione. Non parliamo poi dello Stimolo, e del Rollini, che ha noleggiato un pullman appositamente per portare gli atleti e il pubblico alle semifinali. Un libro così intessuto di ombre non può che avere un finale sinistro, freddo e improvviso come il destino.
Il piccolo universo bellanese, stavolta, è fatto di personaggi che, davanti agli altri, controllano le proprie emozioni, ma in realtà nascondono un mondo spesso insospettabile agli occhi di chi interagisce con loro: ordinari segreti inconfessabili. In tutto questo, le mele di Kafka sono un semplice pretesto, un piccolo episodio curioso ma che, di per se, non aggiunge e non toglie niente allo svolgimento della storia, una curiosità da raccontare ai compaesani una volta rientrati dal viaggio nell’esotica Svizzera, gelida, frugale e priva di colori agli occhi del lettore.
Molto bella la tua recensione Cristina Giuntini, scrivi benissimo,ma la mia non è affatto male o no?