Le penultime labbra di Giancarlo Marinelli

“Le penultime labbra” di Giancarlo Marinelli (Bompiani editore 2012) è il quarto romanzo dell’autore vicentino che si cimenta con il genere del thriller.
Ho potuto capire il significato del titolo solo dopo aver letto alcune interviste rilasciate dall’autore, giacché mi sfugiva ancora a lettura ultimata del romanzo.

La storia inizialmente è piuttosto lenta a partire, la costruzione del plot procede partendo dal tratteggio dei personaggi illuminati dal dolore della perdita di Antonio Branco, precipitato con l’aereo che lo stava riportando a casa dal Brasile sul quale però non risulta imbarcato.
Le uniche parole del disperso sono il messaggio lasciato nella segreteria telefonica della sua donna.

L’uomo viene ricostruito attraverso il ricordo dei vari personaggi accomunati dal movente di scoprire la verità sulla sua scomparsa ciascuno nella propria personale relazione con lui: la moglie, il padre, la madre, il migliore amico Paolo nonché vicequestore incaricato di scoprire la verità, figura che si muove nel solco del famoso Montalbano senza però avere la sua pregnanza. Questa la struttura su cui si poggia la narrazione.

L’autore dà un’idea di insieme e contemporaneamente molto intima dei vari protagonisti, fa partire la storia da un tutto che verrà nel corso della narrazione dipanato in capitoli che a mano a mano che la lettura prosegue diventano sempre più brevi fino a quello finale, di una sola pagina, che prelude a un seguito, forse.

Il libro sembra pensato per una sceneggiatura televisiva e effettivamente potrebbe essere un bel prodotto televisivo.
Durante la lettura ho incontrato troppi aggettivi, troppi avverbi, alcuni anche davvero originali, ma lo stile complessivamente mi è parso contaminato da un certo autocompiacimento che nuoce alla storia comunque ben congegnata.
L’indagine introspettiva è alquanto semplificata, il ritmo della narrazione aumenta fino al momento in cui il puzzle è interamente ricostruito, ma l’immagine che emerge alla fine è piuttosto scontata.

Un libro peer chi ama il genere, anche se non aggiunge alcun elemento di novità.