Le rovine in attesa
- Autore: Alfonso Cernelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Alfonso Cernelli ci presenta “Le rovine in attesa”, pubblicato ad aprile 2015 dalle “Edizioni Alter ego” di Viterbo. È il suo secondo romanzo, dopo “Percezione dell’inverno”, vincitore del Premio letterario nazionale N. Zingarelli 2010, con il patrocinio della Presidenza della Repubblica.
- In poche parole, ci riveli qualcosa della trama.
Erminio Narri è un giovane che vive con precarietà ogni esperienza della sua modesta vita. È un inetto, se si vuole usare una categoria tipica della letteratura. Costretto da un ingrato destino a lavorare in una biblioteca di teologia, che odia profondamente, riceve una misteriosa lettera. Mittente è un nobiluomo meridionale, di nome Alberico Priviano, che lo invita nella sua avita magione per trattare un “affare urgente e segreto”. Il giovane abbandona tutto ed intraprende un’avventura che lo cambierà irreversibilmente.
- Qual è il significato del titolo del romanzo?
La scelta del titolo è stato il passo più difficile. Completato il romanzo, ancora non avevo deciso. Allora ho riletto più volte il testo, fino a trovare quello che cercavo proprio nelle parole di un personaggio. Senza voler rivelare troppo, il titolo richiama l’idea di un fallimento, di una vita spesa nell’attesa di realizzare qualcosa che poi, alla prova dei fatti, si è rivelata illusoria. E questo è il fulcro tematico dell’opera, per cui ho ritenuto naturale chiamarla così.
- Si tratta di un romanzo di genere? Quali sono i principali argomenti trattati?
Non è un romanzo di genere, né credo sia classificabile in un genere preciso. Se però si volesse tentare un inquadramento, lo si potrebbe avvicinare ad un romanzo di formazione, di cui riproduce alcuni stilemi. C’è infatti un ragazzo che lascia la città natale per imbarcarsi in un’avventura dai contorni indefiniti, che lo farà crescere e maturare, acquisire una maggiore consapevolezza di sé e del mondo.
Le tematiche dell’opera sono principalmente due. In primis, vuole essere un’invettiva contro la seduzione del denaro e la perversione del potere. In secondo luogo, il romanzo affronta, sia pur incidentalmente, lo spinoso tema dell’unificazione del Paese, della nascita della “Questione meridionale”.
- Ci parli del processo di lavorazione del libro.
“Le rovine in attesa” è il frutto di una lunga attività di lettura, prima ancora che di scrittura. Cerco sempre di inserire nei miei libri gli spunti e le suggestioni che colgo nelle letture. Così è stato per il mio primo romanzo, “Percezione dell’inverno”, che risentiva soprattutto dell’influenza della letteratura del c.d. realismo magico. “Le rovine in attesa”, invece, è un romanzo che decreta l’ammirazione per gli scrittori del Novecento italiano. Non posso negare che autori come Alianello, Jovine, Fenoglio abbiano influenzato, sia pure in modo diverso, il mio modo di scrivere.
- Esiste un punto di contatto tra questo romanzo e il suo precedente del 2010, “Percezione dell’inverno”?
Sono due romanzi profondamente diversi. “Percezione dell’inverno” è un tipico esordio: segna il passaggio dall’adolescenza alla maturità ed a tratti sembra quasi una favola . “Le rovine in attesa” è frutto di una scrittura più matura, di una volontà di approfondire gli aspetti del reale.
- C’è una frase del libro a cui è particolarmente legato?
“Quella che chiamiamo libertà non è altro che la ricerca di una schiavitù che ci assomigli”. È un ossimoro, ma chi leggerà il libro avrà modo di scoprirne il significato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le rovine in attesa
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