Le sette morti di Evelyn Hardcastle
- Autore: Stuart Turton
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2019
Il debutto letterario dell’inglese Stuart Turton, "Le sette morti di Evelyn Hardcastle" (Neri Pozza), è stato acclamato dalla critica e dai lettori per la sua grande originalità: un romanzo dove ambienti, personaggi e situazioni tipiche della classica “mystery story” si fondono con elementi più “moderni”, come il viaggio nel tempo e vengono rielaborati dando vita a qualcosa di completamente nuovo.
Fin dalle prime pagine il lettore può cercare di orientarsi in una trama priva di precisi riferimenti temporali e spaziali, grazie ad una mappa dei luoghi del romanzo: sale, salotti, gallerie, solarium, camere da letto, scuderie, casette del portinaio e del giardiniere, cottage e laghetto con annessa rimessa per barche. Così appare Blackheath House, un’antica e fatiscente villa nella campagna inglese, circondata da una foresta impenetrabile.
Grazie ad un elenco piuttosto dettagliato, sarà possibile conoscere invece i partecipanti al ballo in maschera che la famiglia Hardcastle ha organizzato: non solo gli ospiti di riguardo, ma anche i “domestici principali”, ovvero, tutti coloro che erano presenti anche diciannove anni prima, quando un tragico evento – l’omicidio del giovane Thomas Hardcastle, avvenuto in circostanze non del tutto chiare, nonostante un colpevole condannato a morte – ha segnato per sempre il destino della famiglia.
Il narratore e protagonista si sveglia in un bosco dove presumibilmente ha trascorso la notte; si protegge gli occhi dalla pioggia sottile: mani ossute, brutte e, soprattutto, mani di un estraneo. Ogni ricordo della vita passata è svanito, tranne un nome: Anna. Può essere lei la ragione per cui si trova in queste condizioni, dato che questo nome possiede una strana forza d’attrazione, ma ciò non basta a calmare il panico che lo attanaglia dopo aver udito uno sparo e la voce di una donna gridare in cerca di aiuto.
Poi il rumore di passi: qualcuno è sulle sue tracce. Un alito caldo gli sfiora il collo; la paura si mischia ad un odore di alcol e sigarette quando, dietro di lui, una voce roca sussurra “A est”, lasciando cadere un oggetto pesante nella sua tasca.
È una bussola d’argento che gli permetterà di raggiungere i margini di una foresta dove...
...gli alberi lasciano il posto alla tenuta di una grande villa georgiana la cui facciata di mattoni rossi è sepolta dall’edera. A quanto posso giudicare, la dimora è abbandonata. Il lungo viale d’ingresso è coperto di erbacce, e i rettangoli di prato che lo fiancheggiano sono diventati paludi, le bordure fiorite lasciate ad avvizzire.
In queste circostanze, che assomigliano più a un incubo da cui è difficile risvegliarsi, il nostro uomo scopre di essere il Dottor Sebastian Bell, uno degli ospiti degli Hardcastle, che ha perso la memoria o forse, come un inquietante personaggio mascherato da Medico della peste gli spiega, sta solo temporaneamente abitando il corpo del dottore.
Il suo vero nome è Aiden Bishop e si trova in questo luogo per una ragione precisa: durante la festa, verrà commesso un omicidio, che però non sembrerà tale e Bishop ha otto possibilità per risolvere l’enigma. Rivivrà lo stesso giorno otto volte, ma ogni mattina si sveglierà in un corpo diverso, rivedrà la giornata attraverso gli occhi di otto diverse incarnazioni. Ricorderà le esperienze vissute in precedenza – ha inveito contro se stesso e si è esaminato con gli occhi di qualcun altro –, ma se non consegnerà il nome dell’assassino di Evelyn, l’affascinante figlia degli Hardcastles, al Medico della peste prima della mezzanotte, dopo essere arrivato alla sua ultima incarnazione, gli verrà cancellata la memoria: verrà restituito al corpo di Sebastian Bell e tutto ricomincerà da capo, come è già successo, centinaia, forse migliaia, di volte.
A complicare le cose si aggiunge il fatto che Bishop non è il solo ad avere questo “compito”: altri invitati hanno avuto l’incarico di svelare il nome dell’assassino, ma solo uno può avere successo e quindi essere liberato dal ripetersi infinito di questo ciclo temporale.
Come se tutto ciò non bastasse, un lacchè sanguinario si aggira nella dimora alla ricerca di vittime da sgozzare…
Gradualmente, il lettore viene dunque a conoscenza delle regole – tanto diaboliche quanto apparentemente assurde – che governano questa specie di inferno, un gioco all’ultimo sangue: man mano che Bishop abita nuovi corpi, deve fare i conti con la personalità, le potenzialità o i limiti fisici di quella persona, almeno fino a quando non sprofonda nel sonno.
Eccolo dunque, fra gli altri, nei panni di Daniel Coleridge, giocatore d’azzardo di professione, o di Lord Cecil Ravencourt, un banchiere dalla mole imponente e dalla mente acuta; di Jim Rashton, astuto agente di polizia, o di Jonathan Derby, uno stupratore seriale che è ricaduto nel suo vizio in più occasioni, anche a Blackheath House.
Ciascuno di loro possiede tratti caratteriali che minacciano l’integrità psicofisica del protagonista, portandolo a commettere azioni che egli sente lontane dalla vera sua natura. Inoltre, gli è sempre più difficile ricordare qualcosa della sua "vita precedente”, se non la presenza di quella Anna alla quale si sente particolarmente legato, nonostante sia stato ripetutamente messo in guardia contro di lei.
È curioso come, nonostante l’efferatezza o la leggerezza con cui vengono commessi alcuni omicidi, il fatto di sapere che il giorno dopo tutto si ripeterà in modo più o meno identico, rende i delitti, in un certo senso, meno orribili e raccapriccianti.
Nello stesso tempo, però, sul protagonista pesa l’ineluttabilità delle sue azioni, la frustrazione dovuta ai vani tentativi di cambiare il corso della vicenda.
Risulta evidente come, alla difficoltà di riassumere un qualsiasi romanzo di più di cinquecento pagine, in questo caso, si aggiunge l’impossibilità di rendere in modo chiaro la fitta rete di legami fra i personaggi, le scoperte e gli indizi, che il protagonista accumula giorno dopo giorno, sul passato degli abitanti e degli invitati di Blackheath House, le rivelazioni sul perché Aiden Bishop e Anna si trovano in questo luogo dove ogni via di fuga sembra bloccata.
Ciò che si può fare, però, è rassicurare il lettore che, dopo aver forse provato una prima sensazione di disorientamento, riuscirà ad entrare nell’infernale meccanismo di Blackheath House: si renderà conto di come gli ingranaggi della trama siano ben oliati e, grazie a un quadro che si farà sempre più chiaro, potrà persino azzardarsi a ipotizzare un colpevole.
Dobbiamo solo ricordare che questo romanzo, dove è sempre valida la regola che “niente è come sembra”, proprio per lo stratagemma del ciclo temporale che si ripete più volte, ma con personaggi diversi, rientra solo in parte nei confini del tradizionale romanzo giallo, per diventare invece una stimolante ed inedita sfida contro il tempo e con se stessi.
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