Le sorelle Lacroix
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2022
Le sorelle Lacroix (Adelphi 2022, titolo originale Le soeurs Lacroix, traduzione di Federica Di Lella, Lorenza Di Lella) fu terminato dal grande autore belga Georges Simenon nel 1937 e pubblicato come preoriginale in cinque puntate su “La Revue de France” tra gennaio e marzo 1938, cui seguì lo stesso anno la prima edizione in libro per Gallimard. Il manoscritto originale fu venduto nel 1943 su iniziativa dell’autore, devolvendo il ricavato ai prigionieri di guerra. Nel 1960 Mondadori ha pubblicato il testo in Italia, tradotto da Marise Ferro nella Collana Il girasole (Biblioteca Economica n. 140).
“Santa e bella Madonnina… fa’ che la situazione a casa cambi… fa’ che zia Poldine e mamma la smettano di odiare papà e di odiarsi a vicenda… fa’ che papà e mio fratello Jacques riescano ad andare d’accordo… Santa, bella e dolce Madonnina, fa’ che nella mia famiglia non ci sia più tutto questo odio…”
Le preghiere e le invocazioni al cielo della giovane Geneviève Vernes, espresse all’interno della chiesa di Bayeux nel dipartimento del Calvados in Normandia, risultavano vane. La famiglia alla quale apparteneva, capitanata dalle implacabili sorelle Lacroix, Léopoldine (Poldine) e Mathilde, viveva, respirava e trasudava odio. Anzi, era alimentata quotidianamente dall’odio. Poldine e Mathilde gestivano in casa potere e divieti in maniera subdola, come nella dura legge della giungla, i prepotenti prosperavano, i deboli soccombevano.
Nel clima claustrofobico dell’abitazione a tre piani, “una gabbia di matti”, Emmanuel Vernes, artista mediocre, marito di Mathilde e padre di Jacques e Geneviève, si chiudeva a chiave nel suo atelier. Dietro quella porta forse Vernes lavorava, restaurava quadri, chissà. Poldine, un marito ricoverato in un sanatorio svizzero e una figlia, amava fare i conti seduta davanti a pile di quaderni neri con la copertina di tela cerata e le pagine piene di cifre tracciate a matita. E Mathilde? Mathilde era complice controvoglia di un segreto, che da anni stava lacerando la famiglia delle figlie del notaio Lacroix. Solo la piccola e indifesa Geneviève, in odore di santità, portava la croce di una situazione intollerabile che durava da anni, assumendo su di sé un compito atroce.
“Mi raccomando, non dire niente!”
Come in un gorgo ipnotico il lettore viene risucchiato dalle vicende familiari di due sorelle, che si detestano cordialmente pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto borghese di una cittadina della provincia francese, salvando le apparenze.
“Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio...” recita l’epigrafe di questo romanzo crudele e spietato ma purtroppo molto veritiero, perché l’astio, il livore, l’acredine fanno parte dei sentimenti negativi, che albergano nel cuore dell’uomo. Ma Simenon sa bene che il desiderio di vendetta è la diretta conseguenza dell’odio e allora cercare di vendicarsi per più di uno dei tragici protagonisti del dramma in atto sarà inevitabile. Costi quel che costi.
“Santa e bella Madonnina, fa’ che…”
Le sorelle Lacroix
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