La letteratura e la politica sono legate entrambe dalla parola e dallo stesso oggetto di desiderio che è quello di rappresentare (dal lat. reprasentāre, “mettere davanti gli occhi”) il mondo e la sua umanità, con l’ambizione pure di cambiarlo.
La penna e la voce dello scrittore e del poeta, come fanno tutti gli altri artisti e intellettuali, non scandagliano solo le cose segrete dell’anima ma sono pure strumenti di natura politica per esprimere il proprio punto di vista sul mondo e sulla società. A volte un romanzo e una poesia sono così potenti per contestare, appoggiare o ridicolizzare l’autorità o il perbenismo, come facevano Gioacchino Belli e Trilussa con i loro sonetti derisori e ironici in dialetto romanesco, potenti come una pernacchia.
Er ministro novo
Guardelo quant’è bello! Dar saluto
pare che sia una vittima e che dica:
– Io veramente nun ciambivo mica;
è stato proprio el Re che l’ha voluto! –
Che faccia tosta, Dio lo benedica!
Mó dà la corpa ar Re, ma s’è saputo
quanto ha intrigato, quanto ha combattuto…
Je n’è costata poca de fatica!
Mó va gonfio, impettito, a panza avanti:
nun pare più, dar modo che cammina,
ch’ha dovuto inchinasse a tanti e tanti…Inchini e inchini: ha fatto sempre un’arte!
Che novità sarà pe’ quela schina
de sentisse piegà dall’antra parte!
Gli scrittori stranieri in politica, tra totalitarismo e democrazia: da Orwell a Kundera
Il politologo Giovanni Sartori nel saggio Democrazia e definizioni (Il Mulino, 1976) scrive in merito al totalitarismo del mondo contemporaneo che “Il Leviatano di Hobbes è piccola cosa al cospetto del Leviatano di Orwell” e cita lo storico e diplomatico americano George F. Kennan:
Quando cerco di raffigurare a me stesso il totalitarismo come fenomeno generale, quel che mi viene in mente non è il mondo sovietico né quello nazista ma le immagini simboliche e fantastiche create da persone come Orwell o Kafka o Koestler o i primi satirici sovietici.
Come per dire che i poeti e gli scrittori hanno naso e orecchie fini per sentire prima degli altri (sociologi e politologi) quello che sta per accadere.
Émile Zola, l’autore di Nanà e di Germinal, nel 1898 prese una netta posizione con la sua lettera J’Accuse…! durante L’Affare Dreyfus, il maggiore conflitto politico e sociale scoppiato nella Francia della Terza Repubblica.
Il poeta Vladimir Majakovskij era considerato un eroe della rivoluzione sovietica e ciò nonostante Stalin gli mise alle costole gli agenti del KGB.
Chi criticò invece lo stalinismo con i suoi romanzi (La fattoria degli animali e 1984) fu George Orwell, che partecipò pure come combattente alla guerra civile spagnola contro il dittatore Franco.
Pochi sanno che in Italia 1984 fu stroncato da un articolo di Palmiro Togliatti pubblicato sulla rivista “Rinascita”.
Artúr Kösztler, scrittore e giornalista ungherese naturalizzato britannico, di fede comunista durante la guerra civile spagnola, venne catturato e condannato a morte dall’esercito franchista ed ebbe salva la vita per merito della diplomazia inglese. È l’autore di Buio a mezzogiorno (Mondadori, 1946 - 2020), un romanzo ambientato nel 1939, nel periodo delle grandi purghe di Stalin.
Anche il francese André Gide, premio Nobel nel 1947, scrisse il saggio di denuncia dello stalinismo Ritorno dall’URSS.
Ernest Hemingway fu volontario per andare a combattere in Europa durante la Prima guerra mondiale.
Ezra Pound, l’autore de I Cantos, espresse ammirazione per Mussolini e Hitler e fu poi detenuto per dodici anni in un manicomio giudiziario. La cilena Isabel Allende, come Luis Sepulveda e Pablo Neruda, fu un’oppositrice del regime dei colonnelli.
Lo scrittore drammaturgo peruviano naturalizzato spagnolo Jorge Vargas Llosa, Premio Nobel nel 2010, nel 1990 fu candidato alla Presidenza del Perù in una formazione politica di destra.
Sartre e Camus combatterono nella Resistenza francese.
Milan Kundera, nel 1948 s’iscrisse al Partito Comunista e ne fu espulso nel 1950. Nel 1979, a seguito della pubblicazione de Il libro del riso e dell’oblio (Bompiani, 1980) gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca e dopo la Primavera di Praga le sue opere furono proibite in quella che era stata la Cecoslovacchia.
Gli scrittori italiani e la politica: tra antifascismo e militanza
Tra gli scrittori italiani possiamo ricordare il poeta lucano Rocco Scotellaro (1923-1953) e il poeta siciliano Ignazio Buttitta (1899-1997) per la loro attività in campo sindacale e politico.
Luciano Bianciardi (1922 - 1971), l’autore di La vita agra, partecipò con Carlo Cassola alla creazione del movimento di Unità Popolare e si schierò contro la “Legge truffa” del 1953.
Carlo Levi, l’autore di Cristo si è fermato a Eboli, nel 1931 si unisce al movimento antifascista di "Giustizia e libertà", nel 1934 viene arrestato e mandato al confino, nel 1943 aderisce al Partito d’Azione.
Elio Vittorini, nel 1945 fu direttore dell’edizione milanese de l’Unità e dal 1962 al 1964 il Presidente del Partito radicale.
La scrittrice Natalia Ginzburg durate la Resistenza strinse legami con i maggiori rappresentanti dell’antifascismo torinese e in particolare con gli intellettuali della casa editrice Einaudi.
Pier Paolo Pasolini, tra i più interessanti intellettuali italiani del secondo Novecento, più volte processato per i suoi romanzi e i suoi film, autore degli Scritti corsari e delle Lettere luterane, sul “Corriere della Sera” del 14 novembre 1974 scrive una lunga lettera, una sorta di J’accuse:
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di romanzo”, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti.
Quando poeti e scrittori siedono in Parlamento
Dallo stato monarchico del Regno di Italia (1861-1946) allo stato Repubblicano molti sono stati i politici eletti in entrambi i rami del Parlamento che hanno pubblicato opere di saggistica, ma pochi sono quelli che hanno pubblicato opere di poesia e di narrativa. Il lettore poi, a torto o a ragione, ha una certa diffidenza nei confronti del politico che pubblica un romanzo, non percependolo come uno scrittore a tutto tondo.
Nella storia del nostro Parlamento è stato più semplice per l’elettore e il cittadino accettare nelle vesti di onorevole artisti, cantanti, registi e attori: da Luca Barbareschi a Enrico Montesano a Jerry Scotti, da Carla Gravina a Ilona Staller a Franca Rame, Iva Zanicchi, Ombretta Colli, Gino Paoli, Giorgio Strehler, per dirne alcuni.
Il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, nominato senatore a vita il 5 dicembre del 1949 dal Presidente Luigi Einaudi, diede le dimissioni il giorno dopo con una lettera:
È un vecchio artista italiano, turbatissimo dal suo inaspettato telegramma che si rivolge a lei e la prega di comprendere come questa annunciata nomina a senatore a vita sia in profondo contrasto con il suo sentire e come egli sia costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore.
Qualcuno disse che a Toscanini facesse orrore mischiare il sacro col profano, l’arte con la vita politica.
Alessandro Manzoni il 29 febbraio 1860 fu nominato senatore del Regno di Sardegna per meriti verso la patria.
Non ebbero timori ad accettare la carica di senatore a vita:
- il poeta Eugenio Montale e Nobel per la Letteratura (1967),
- il regista e attore Eduardo De Filippo (1981),
- il critico letterario Carlo Bo (1984),
- il poeta Mario Luzi (2004),
- il direttore d’orchestra Claudio Abbado (2013).
Gabriele D’Annunzio nel 1897 eletto deputato dell’estrema destra, nel 1900 passò nelle file dell’estrema sinistra. Ignazio Silone, l’autore di Fontamara, nel 1946 fu eletto all’Assemblea Costituente.
Massimo Bontempelli, Premio Strega nel 1953 con L’amante fedele e teorico con Alberto Savinio e Giorgio de Chirico del realismo magico fu senatore dal 1948 al 1950.
Paolo Volponi, Premio Strega nel 1965 con La macchina mondiale e nel 1991 con La strada per Roma fu senatore due legislature.
Il poeta e critico letterario Edoardo Sanguineti, uno del Gruppo 63, Premio Campiello alla carriera nel 2003, fu deputato per una legislatura.
Alberto Arbasino scrittore, poeta e critico teatrale, tra i protagonisti del Gruppo 63 e Premio Campiello alla carriera nel 2013, fu deputato per una legislatura.
Alberto Moravia, marito di Elsa Morante e poi compagno di Dacia Maraini, Premio Strega nel 1952 per I racconti e autore de Gli indifferenti, La ciociara fu Europarlamentare dal 1984-1989.
Adele Faccio, poetessa, traduttrice e critica letteraria, fu deputata dal 1976 al 1992.
Lo scrittore e critico letterario Claudio Magris, Premio Bagutta nel 1986 con Danubio e Premio Strega nel 1997 con Microcosmi, è stato senatore dal 1994 al 1996.
Leonardo Sciascia, l’autore de Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, Todo modo, fu deputato dal 1979 al 1983.
Politici italiani che sono diventati scrittori (e viceversa)
Poi ci sono coloro che, nel mentre o dopo la loro anche lunga esperienza politica, sono approdati alla narrativa come l’ex magistrato ed ex senatore Gianrico Carofiglio, autore dei romanzi della serie dell’avvocato Guido Guerrieri, del Maresciallo Pietro Fenoglio e dell’ex pubblico ministero Penelope Spada.
L’ex ministro della Cultura, più volte deputato e attualmente senatore Dario Franceschini è l’autore di Nelle vene quell’acqua d’argento (Bompiani, 2006); La follia improvvisa di Ignazio Rando (Bompiani, 2007) e Disadorna e altre storie (La nave di Teseo, 2017).
Stessa lunga carriera politica per l’ex ministro Walter Veltroni, scrittore e regista cinematografico, autore di La scoperta dell’alba, Rizzoli, 2006; L’isola e le rose (Milano, Rizzoli, 2012); Assassinio a Villa Borghese, (Marsilio, 2019); C’è un cadavere al Bioparco (Marsilio, 2021); Buonvino tra amore e morte, (Marsilio, 2023).
Mario Capanna, leader del movimento giovanile del Sessantotto, nonché segretario di Democrazia Proletaria, deputato ed europarlamentare, nel 1988 pubblica il suo primo testo di narrativa Formidabili quegli anni (Rizzoli).
Non è stata parlamentare, ma ha ricoperto la carica di assessore alla cultura e politiche giovanili nella regione Lazio dal 2013 al 2018 la scrittrice e sceneggiatrice Lidia Ravera autrice del famoso romanzo Porci con le ali. Diario sessuo-politico di due adolescenti (Savelli, 1976) e ora in libreria con Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età (Einaudi, 2023).
Non possiamo dimenticare, infine, la scrittrice e senatrice a vita Liliana Segre e il suo memorabile discorso al Parlamento europeo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Su letteratura e politica: quando gli scrittori siedono in Parlamento
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