Lettere al direttore di Romano Battaglia

Parlare, ma senza strepitare. Lettere, lettere e ancora lettere; parole di speranza, di gioia, di rabbia; critiche aspre, critiche costruttive; sfoghi di persone quando ancora non esistevano i social, anzi quando non pensavamo potesse esistere qualcosa di simile. Non c’era internet, le macchine da scrivere andavano a capo solo se si dava un colpo con la mano e la corrispondenza era una cosa seria. Molto spesso scritta di proprio pugno. Missive indirizzate a una sola persona che, per molti di noi, aveva una risposta a tutto. E forse era davvero così.

Certo, leggere di certi argomenti a distanza di così tanti anni farà un po’ effetto. Eppure aprendo Lettere al direttore di Romano Battaglia troveremo quell’aggancio, quel filo conduttore che ci farà vedere quelle parole come attuali.
Perché il mondo, alla fine, è rimasto sostanzialmente lo stesso. Magari sono cambiati i metodi, la vita è un po’ più lunga. Ma, come si suol dire, le magagne sono sempre le stesse.

Romano Battaglia ci dona un libro utile e piacevole, pagine che narreranno di noi anche se, forse, all’epoca non eravamo nemmeno nati. Magari muovevamo giusto i primi passi.

Un libro da tirare fuori ogni tanto per capire da dove siamo partiti e controllare se qualcosa è cambiato davvero. Sarà divertente e anche un poco malinconico. Ma, d’altronde, i libri sono amati perché sono sinceri. Sempre.