Liberalismo italiano. I dilemmi della libertà
- Autore: Massimo L. Salvadori
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Donzelli
- Anno di pubblicazione: 2011
La questione del liberalismo italiano, a giudicare anche dall’ultima fatica dello storico Massimo L. Salvadori che qui presentiamo pubblicata da Donzelli nel 2011, continua tutt’ora ad essere al centro del dibattito politico e storiografico.
Com’è noto, dopo l’esperienza del Ventennio fascista l’Italia politicamente si trovò sotto l’influenza di democristiani e comunisti; poi arrivò l’epoca craxiana ed infine quella berlusconiana (con qualche parentesi di sinistra rappresentata principalmente dalla leadership di Massimo D’Alema). Sia Berlusconi che D’Alema, tanto per rimanere sul fronte contemporaneo, hanno sempre rivendicato l’importanza dei principi liberali ma, com’è noto, la loro politica è stata anti-liberale per eccellenza (a giudicare, soprattutto, dal grave livello di corruzione della politica italiana e dallo sperpero del denaro pubblico al quale abbiamo assistito negli ultimi vent’anni).
In questo suo lavoro, nel tentativo di indagare le ragioni della “mancata” realizzazione pratica in Italia dei principi liberali, Salvadori analizza alcune figure emblematiche del liberalismo italiano: Cavour, Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Nicola Abbagnano, Nicola Matteucci e Norberto Bobbio.
Apre il volume il capitolo dedicato allo statista piemontese Cavour (fautore del cosiddetto “sistema del giusto mezzo”), che Salvadori analizza alla luce di tre momenti storici:
- il primo momento
“è quello che precede il 1848, nel corso del quale Cavour maturò la sua fede liberale con gli occhi che potremmo dire dell’osservatore, dello studioso, del viaggiatore, dell’imprenditore e […] del giornalista” (p. 6)
- il secondo momento è quello che va dalla rivoluzione del febbraio 1848 in Francia,
“dalla concessione dello Statuto in Piemonte, dall’elezione di Cavour alla Camera al novembre 1852, ovvero alla quasi contemporanea ascesa di questo alla guida del governo e in Francia di luigi Napoleone al trono imperiale, passando attraverso il 1848-49 europeo, la prima guerra di indipendenza italiana, la Rivoluzione parigina del febbraio 1848, la congiunta débâcle del socialismo, della Repubblica, vuoi democratica vuoi moderata in Francia, l’avvento della seconda Restaurazione in Europa e in Italia, dove fece eccezione la sopravvivenza nel Regno sardo dello Statuto” (p. 6)
- il terzo momento è caratterizzato da Cavour al governo. La politica di Cavour era senza dubbio volta all’attuazione pratica dei principi liberali, ma anche lui commise l’errore d’aver impedito lo standard democratico fondato sull’alternanza governativa; ciò perché secondo Cavour era necessario
“far comprendere con forza all’Europa che non vi è alcuna alternativa repubblicana e legittima” (p. 31).
Ancora più emblematica è la figura del filosofo abruzzese Benedetto Croce, oggetto del secondo capitolo del volume. In primo luogo, i padri del pensiero liberale non facevano parte della formazione culturale del filosofo abruzzese, in secondo luogo, anche Croce, similmente a Cavour, si mostrò avverso ad una normale alternanza governativa, al punto da favorire l’ascesa del fascismo per paura di rivolte eversive di sinistra.
Nel terzo e quarto capitolo del volume, Salvadori analizza la figura di Luigi Einaudi, le cui radici politiche sono rinvenibili, a differenza di Croce, proprio nei classici del pensiero liberale come Locke, Tocqueville, ecc.; tuttavia, anche Einaudi, al pari del pensatore abruzzese, fornì il suo iniziale appoggio al fascismo, anche se, scrive Salvadori, “aver scambiato il primo fascismo per una forza riconducibile entro l’alveo del liberalismo fu un “errore” – diciamo così – che Einaudi commise spinto dal desiderio della “restaurazione dell’ordine”” (p. 100). Difatti Einaudi, dopo il delitto Matteotti, denunciò con particolare veemenza la natura antiliberale del fascismo.
Il quinto capitolo è invece dedicato al filosofo Nicola Abbagnano, anche questi passato, in guisa a dir poco singolare, dal fascismo al liberalismo. Seguono a ruota i capitoli dedicati a Nicola Matteucci e Norberto Bobbio.
Per concludere, il merito principale del libro di Salvadori consiste nell’aver messo in evidenza le tante anomalie del liberalismo italiano, tra le quali possiamo annoverare la scarsa attenzione prestata ai padri del liberalismo come anche alla mancata creazione di uno standard democratico fondato sull’alternanza governativa, la quale ha impedito la
“possibilità non formale ma sostanziale per le principali forme di opposizione di accedere al governo, dando luogo […] a normali alternative di governo” (p. XV).
Liberalismo italiano. I dilemmi della libertà
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