Libertà e neurobiologia
- Autore: John R. Searle
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2004
Il celebre e discusso pensatore californiano John R. Searle è di solito incluso tra quei filosofi cosiddetti “della scienza” che riscuotono oggi un considerevole successo proporzionale al percorso (degenerativo?) che intende fare della filosofia la serva più o meno nobile dello scientismo. Eppure, sebbene l’inserimento sia legittimo, almeno in prospettiva le opere di Searle trascendono questa fortunata costellazione e i suoi solidissimi (o dogmatici?) principi. Per rendercene conto è sufficiente leggere un agile libretto, uscito nel 2004, intitolato significativamente Libertà e neurobiologia. Riflessioni sul libero arbitrio, il linguaggio e il potere politico .
Nel saggio Searle, non inchinandosi davanti a nessun consolidato magistero, da un lato rigetta il dualismo che fa della coscienza una sostanza diversa dalla materia, ma, parimenti, contesta il materialismo che tende a ricondurre la coscienza a una propaggine illusoria del corpo. L’autore osserva come le molecole dell’acqua, pur costituendo la liquidità dell’acqua, non siano propriamente “liquide”. Allo stesso modo il cervello genererebbe la coscienza come qualcosa di diverso dalla mera somma delle proprie parti. Se dunque la coscienza non è una sostanza metafisica, d’altro canto essa non è neppure un insieme di elementi materiali che si muovono in modo deterministico: la coscienza emerge dal cervello, ma non si riduce al cervello. Difatti essa, diversamente dai fenomeni oggettivi, è un “fenomeno in prima persona”: la sua esistenza è la sua soggettività e ridurre tale soggettività all’illusione della soggettività non renderebbe conto della straordinaria importanza che la soggettività stessa ha avuto e continua ad avere nella storia evolutiva dell’uomo. Solo dopo aver illustrato tale scenario e aver, tra l’altro, tentato di confutare la prospettiva dell’Intelligenza artificiale forte (si veda l’argomento, presentato in altri testi, della “stanza cinese”), è possibile porsi la seguente, cruciale domanda: l’uomo è veramente libero oppure, come proverebbero alcuni esperimenti quali quello di Libet, il libero arbitrio è soltanto un inganno? In altre parole: quando agiamo siamo determinati dal cervello oppure agiamo liberamente? Qualora il cervello funzionasse deterministicamente in ogni sua parte, sarebbe impossibile ammettere la libertà; infatti, se ogni punto B è causato dal corrispettivo punto A, B non è mai libero. Se invece, come avrebbe mostrato il principio di indeterminatezza di Heisenberg, a livello subatomico il cervello procede in modo non deterministico, si spalancano nuovi scenari. Certo, quantunque provare come in natura esista l’indeterminismo ci consenta di supporre la possibilità della libertà, l’autore nota che “agire a caso” (indeterminismo) non significa “agire liberamente” perché, se agisco “a caso”, non sono io a “decidere”. Searle, conseguentemente, presenta la teoria, non ancora suffragata dalla scienza, dell’indeterminismo razionale secondo la quale il cervello potrebbe funzionare "casualmente" a livello subatomico e “razionalmente” a livello sistemico. Quandanche le cose stessero così, tuttavia, ci si potrebbe ancora chiedere se tale razionalità non debba essere intesa, essa stessa, come qualcosa che ci determina: se le ragioni che fondano le nostre azioni ci inclinano a compierle, siamo davvero liberi o siamo determinati dalle stesse ragioni? Questo complesso argomento presuppone la descrizione della libertà. Essa consisterebbe nello scarto tra le ragioni delle nostre decisioni e le stesse decisioni nonché nel gap tra le decisioni e le rispettive azioni. In altre parole, quando scegliamo di decidere o di agire in un dato modo, le ragioni che ci motivano non basterebbero a determinarci causalmente poiché, non solo possiamo decidere e agire contro le nostre ragioni, ma, nella vita pratica, decidere e agire contro di esse non implica alcuna contraddizione. Tutte queste e altre difficili disquisizioni sul plurisecolare tema della libertà non conducono comunque Searle ad alcun esito definitivo. Infatti il filosofo chiude il suo saggio constatando come la ricerca sia ancora lungi dall’essere conclusa. Malgrado la dottrina searliana possa risultare sotto vari aspetti non condivisibile e manchevole, Searle ha il merito di indagare la complessa questione della libertà evitando, per quanto possibile, di cadere in facili soluzioni assiomatiche e coltivando l’amore per la verità che, in un modo o nell’altro, permette, ancora oggi, di distinguere un filosofo da un pedissequo ripetitore di teorie altrui.
"(...) se dite al cameriere “Senta, sono determinista – quel che sarà sarà – sto giusto aspettando di vedere cosa ordino”, questo atteggiamento non è comprensibile per voi come rifiuto di esercitare il libero arbitrio se non nel momento in cui identificate in esso l’esercizio del vostro libero arbitrio". John Searle, Libertà e Neurobiologia
Freiheit und Neurobiologie
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