Lo scalpellino
- Autore: Camilla Läckberg
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2011
“La pesca all’aragosta non era più quella di una volta, praticata da pescatori professionisti abituati al duro lavoro. Adesso anche i villeggianti estivi pescavano i grossi crostacei neri per divertimento, una settimana l’anno.”
È un adagio forse un po’ scontato: non c’è più la “gente di una volta”. Lavoratori indefessi, madri amorevoli, mariti fedeli, infanzie spensierate.
E se fosse tutta una grande bugia? E se, in realtà, niente cambiasse, perché passato e presente non si avvicendano, ma scorrono paralleli?
“Lo scalpellino”. Tra le nasse per la pesca all’aragosta rimane incagliato il cadavere di una bambina, il compito di fare luce sull’omicidio spetta a Patrick Hedström e alla sua scalcagnata squadra. Solo che questa volta Camilla Läckberg più che un giallo confeziona un romanzo nero. Volti pagina: lo stampatello diventa corsivo, la Svezia dei giorni nostri scompare e veniamo risucchiati indietro di ottant’anni, leggiamo di un’altra storia di odio e omicidi. Al centro di entrambe le vicende un cofanetto di legno azzurro, contenente “l’umiltà”.
Che cos’è? E se il cofanetto fosse ancora più antico: se fosse quel che resta del vaso di Pandora?
Delle donne si passano di mani in mano il cofanetto. Madri, di cui è pervaso il romanzo: Erica, neo-mamma; Charlotte, madre sofferente; Anna, mamma abusata; Lillian, madre “vittima”; Agnes, madre suo malgrado; e poi Monica, Asta…
L’indagine che dovrebbe occupare il giallo lascia il posto proprio alle storie di tutte queste donne. Gli uomini si muovono sullo sfondo, ma fanno ben poco, più che altro assistono. Ed è da questo girotondo di madri che, come da uno specchio esploso in mille pezzi, davanti al lettore compare la figura di Medea: ecco che passato e presente sembrano annullarsi e con un brivido ti accorgi di quanto il tempo sia un concetto relativo.
Lo diceva già Euripide: l’uomo non è un animale; in noi, la ragione sa vincere su cuore e istinto e ci porta ad agire contro natura.
Le vite degli altri, le nostre vite, si presentano davanti agli occhi ogni giorno, siamo automaticamente portati a cristallizzarle in immagini rassicuranti, di una concretezza quasi fotografica. Ma siamo sicuri di quello che vediamo?
“Erica aveva sempre trovato che le case lungo la baia somigliassero a una collana di perle immerse nella pace, rivolte com’erano verso il mare e le isole. Ora invece era come se su quei tetti fosse calata un’atmosfera cupa.”
Pur non capendo il perché del titolo (lo “scalpellino” è un personaggio ben marginale), si legge un romanzo avvincente e interessante. Sarebbe stato, forse, ancora più intrigante se non fosse stato inserito, in modo un po’ pretestuoso, tra le indagini di Erica e Patrick. In questo libro la giallista cede il passo alla scrittrice, con un risultato sorprendente persino per la stessa Läckberg.
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