Lotte di note. La contestazione tra musica e parole: 1968-1977
- Autore: Maria Rossi
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
L’attenta lettura di Lotte di note (Maria Rossi, Stampa Alternativa, 2020) mi induce a tre riflessioni preliminari:
- 1) la canzone d’autore degli anni Settanta non è in alcun modo sovrapponibile a quella politico-sociale a lei coeva;
- 2) in buona o in cattiva fede sbaglia chi promuove, da oggi in avanti, una canzone senza aggettivi;
- 3) qualsiasi espressione poetico-musicale significativa è espressione del contesto socio-culturale di provenienza e in cui si esprime.
In merito al primo punto: confondere la corrente para-letteraria dei cantautori con quella della ballata popolare e politica è l’errore comune in cui incorrono gli analisti meno attenti. Lotte di note dimostra in modo inequivoco come le due espressioni musicali, per quanto temporalmente parallele, poggino su canoni formali del tutto differenti. La ballata sociale assume a focus espressivi il "noi" e il "parlato"; nella canzone d’autore a tracciare l’impronta narrativa sono, invece, l’“io” e la semantica para-poetica (es. l’antifascista Storie di ieri di De Gregori ha passo e taglio diametralmente diversi da Bella ciao).
Riflessione numero due: in un’attualità appiattita su coordinate a-valutative, ritengo estremamente rischioso non separare i generi della forma-canzone (es: le contemporanee blaterazioni del Rap - per non dire della Trap - sono tutt’altro che continuative del filone cantautorale). Dovesse passare, anche nei luoghi deputati alla promulgazione della canzone di contenuto (vedi Club Tenco), l’imperativo categorico del tutti-gusti (nessun gusto) alla X-factor le ricadute sulle residue capacità discernitive di nuove e semi-nuove generazioni di ascoltatori sarebbero quanto meno perniciose.
Terzo punto: fa bene Maria Rossi, nel suo saggio, a ricondurre alla cronaca politico-sociale la contestazione tra musica e parole (come indica il sottotitolo) del lungo Sessantotto. Il retroterra sociale del decennio 1968-1977 ha costituito - non solo in Italia - l’humus ideale per il germinare prima, proliferare poi, della canzone di denuncia, in concomitanza - e seppure all’interno di declinazioni musicali differenti - al germinare-proliferare delle rivendicazioni popolari. In altre parole: la canzone attuale è mediocre perché mediocri sono frattanto divenute le ambizioni delle società, reificate al rango di bacini consumistici incapaci di protesta.
Lotte di note si concentra quindi e giocoforza su un tempo che fu. Sulla musica e le parole di chi quel tempo, vivaddio contro-tendente & ferro e fuoco, lo ha cantato. Si parte dai virgulti del neonato Sessantotto (Contessa di Paolo Pietrangeli, O cara moglie di Ivan Della Mea, ma anche Joan Baez, Bob Dylan e Fabrizio De André) e si arriva al punk degli Skiantos, espressione irredenta di una Bologna ormai orfana dei sogni movimentisti.
L’articolata parentesi che anticipa il nocciolo di questa segnalazione non è fine a se stessa: con la tassonomia meticolosa della ricercatrice (il libro è felicemente sovrabbondante di note e citazioni), Maria Rossi evita di ricondurre allo stesso ambito le differenti espressioni della canzone di protesta. La trattazione è cioè separata per periodo (la musica ribelle del 68 e 69, i primi anni 70, il biennio 73-75 e quello topico 76-77) e per generi musicali, sui quali l’autrice si sofferma con un legittimo andirivieni fra storia, teoria, e prassi delle canzoni. Tra i cantautori, Claudio Lolli - poeta civile, e dunque poeta, in primis del malessere sociale - si guadagna a pieno titolo due capitoli molto densi, campi-lunghi sul transitare dai fiammeggi rivoluzionari degli Zingari felici all’incubo (numero zero) di Disoccupate le strade dei sogni. Ulteriori espressioni (fra le tante) su cui insiste l’autrice, sono quelle di Eugenio Finardi e Gianfranco Manfredi: il primo, sotto l’aspetto testuale prossimo più alla sloganistica del combat-folk che alla meta-significanza cantautorale (attenzione, di nuovo, a non confondere); il secondo acuto osservatore/dissacratore dei tic di un Movimento a un passo dall’implosione per surplus di istanze centrifughe.
Lotte di note è, in ultima analisi, un saggio inesausto, appassionato, corposo (oltre trecento fitte pagine) che detta probabilmente l’ultima parola sull’argomento. Lo edita - e non è un caso - Stampa Alternativa: 50 anni quest’anno di pubblicazioni poco o nulla allineate. Ricordarsi ogni tanto di ricordare.
Lotte di note. La contestazione tra musica e parole: 1968-1977
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