Lucio Fulci. Le origini dell’horror
- Autore: Francesco Basso
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
I prodromi del cinema gore di Lucio Fulci? Rintracciateli nei suoi western crepuscolari, nei Franco e Ciccio delle origini e persino in “Beatrice Cenci” e “Zanna Bianca”. Questa la prospettiva (inedita) con cui Francesco Basso inquadra lo specifico del regista in “Lucio Fulci. Le origini dell’horror” (Edizioni Il foglio, 2013), provando a dimostrare come il gusto per il dettaglio orrido alberghi nel Nostro dove meno te lo aspetteresti: nelle pellicole pre-orrorifiche, quelle trasversale ai generi del decennio ‘66-‘78, per intenderci. Stiamo parlando - beninteso - solo di parentesi, di frame, di primi esperimenti estetici sulla rappresentazione della morte, e tuttavia indicativi della vocazione “crudele” del film maker romano: emblematiche deviazioni di rotta in direzione splatter all’interno di “filoni” cinematografici altrimenti innocui, quali il comico e l’avventuroso; materiale ispirativo per mise en abyme - grondanti sangue e violenza - a seguire.
Quattro esempi, fra i diversi possibili, evidenziati dal saggio di Basso:
- 1) l’occhio di Francesca Cenci, in “Beatrice Cenci”, trafitto da un chiodo come quello di Olga Karlatos da uno spuntone, in una delle scene cult di “Zombi 2”;
- 2) Per restare in tema di oftalmologia, la coppia hippies di “Una lucertola dalla pelle di donna” sfoggia occhi bianchi come quelli dell’inquietante Emily ne “L’Aldilà”;
- 3) Il morso che Zanna Bianca sferra alla giugulare di un malcapitato nel film omonimo, è molto simile all’attacco del pastore tedesco al collo della povera Emily, ancora ne “L’Aldilà”;
- 4) L’erotismo ilare ma già malaticcio che permea interamente “Dracula in Brianza” da leggersi come prototipo del sadismo senza freni de “Il fantasma di Sodoma”.
Senza contare il campionario di sevizie, presenti in svariate declinazioni, a partire dal western “”Tempo di massacro” (1966), che troveranno il floruit in decine di pellicole del Fulci anni Ottanta. Nei film del "terrorista dei generi" (secondo la definizione di Giacomo Cacciatore) succede, in pratica, ciò che succede nei porno: a un certo punto il filo della storia si interrompe, la mdp si dimentica del contesto concentrandosi sul dettaglio, i tempi si dilatano, in obbedienza allo spettacolo della morte cui il pubblico non può in alcun modo sottrarsi, chiamato ad assistervi in funzione di mero voyeur.
Il concetto che segue riassume bene il senso della poetica fulciana e dello studio che Francesco Basso le dedica:
“Cosa ci può essere di affine tra un western come “Tempo di massacro“ e un film storico come “Beatrice Cenci”? Che analogie ci sono tra la pellicola satirica “All’onorevole piacciono le donne” e il giallo psichedelico “Una lucertola dalla pelle di donna”? Apparentemente nessuna (…) E’ vero che le pellicole sono molto differenti tra loro e sono anche ‘crepuscolari’, nel senso che quando il regista le girava ormai quei generi affrontati stavano tramontando, ma non è assolutamente vero che non siano collegate in nessun modo. Il filo conduttore c’è ed è la violenza”.
Il libro supera di poco le 100 pagine ma è denso di spunti e di taglio decisamente originale, viatico più che apprezzabile per il debutto saggistico del suo giovane autore, pubblicato da una casa editrice diventata punto di riferimento per studiosi e appassionati di cinema di genere, fumetti e cultura pop.
Lucio Fulci. Le origini dell'horror
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