Mia figlia è un’astronave di Francesco Mandelli

"Mia figlia è un’astronave" di Francesco Mandelli inizia con la nascita di Vittoria. L’ironia della narrazione è evidente fin dalle prime pagine quando il padre della bambina, Jacopo, è in attesa del parto con in mano una Moleskine. Sua moglie Viola, infatti, ha scritto tutte le regole da seguire durante il travaglio. Lui, da uomo saggio, si attiene a ogni dettaglio anche quando la situazione richiederebbe il contrario.

L’autore ci mostra così, sin da subito, un personaggio responsabile, attento e soprattutto dà al lettore un’immagine buffa di questo neopapà. Jacopo, infatti, è descritto con un carattere ordinario, affidabile e quasi non stupisce si ritrovi nel ruolo di mammo. Viola, infatti, presa dai suoi impegni lavorativi delega a lui la giornata con la piccola. Stretto tra gli oneri delle passeggiate al parco, dei cambi di pannolini e dalla sua carriera traballante di avvocato, il neopapà sente però che sta perdendo la moglie. La fantasia, spesso, prende il sopravvento sulla realtà in un affastellarsi di pensieri riportati sulla carta, sempre tratteggiati con l’ironia dell’autore. E poi c’è Napo, la rockstar, l’uomo degli eccessi che affronta la vita senza responsabilità, tra uscite, droga e insoddisfazione. Un eterno bambino, insomma, che non dà valore a niente,finché non incontra Viola, la sua occasione per diventare adulto e per afferrare finalmente qualcosa a cui tiene.

"Mia figlia è un’astronave" è raccontato sempre con una vena di umorismo e con un gusto del paradosso che fa scorrere le pagine con leggerezza. Sotto una narrazione gradevole si nascondono temi importanti e delicati affrontati anche attraverso surreali dialoghi con personaggi del passato o immaginari. Si sente l’ironia dell’autore e quasi sembra di vivere quelle scene in prima persona. Il finale rapisce per la profondità dei contenuti e per lo stile con cui è espresso, ma… non vi anticipo niente!