Mitobiografia
- Autore: Ernst Bernhard
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
Scrivere una biografia significa esporre fatti, da cui viene estratto un significato. Scrivere una mitobiografia è qualcosa di più: assume il mito come punto centrale significante, da cui nasce e si sviluppa la storia individuale e collettiva.
Questo l’assunto del bellissimo libro Mitobiografia dello psicanalista di stampo junghiano Ernst Bernhard (Adelphi, 1969, pp. 243), curato da Hélène Erba-Tissot, sua paziente e discepola, e tradotto da Gabriella Bemporad.
Le notizie biografiche sono minime, ridotte all’osso, mentre sono narrati e spiegati sogni che hanno segnato le tappe psichiche e spirituali dell’autore. Sappiamo dalla curatrice che Bernhard nasce a Berlino nel 1896 da genitori ebrei, gli antenati provengono dalla Galizia. Il padre dell’analista muore in Polonia nelle camere a gas; la madre suicida a Parigi. Tali drammi nel libro non vengono neppure accennati, con un pudore che indica il loro superamento e il perdono.
Costretto all’esilio Bernhard sceglie l’Italia come sua nuova patria, si stabilisce a Roma ma viene confinato in un campo di lavoro in Calabria, in quanto ebreo. Qui scaturisce un suo sogno straordinario di natura profetica: in un momento in cui rasenta la morte per fame, un soldato italiano con il volto di un indiano lo salva, offrendogli del latte. Nel 1941 accade che un eminente indiologo, Giuseppe Tucci, si adopera per liberarlo.
I sogni sono la manifestazione del mito archetipo o del mitologema (parte del mito); fanno, costruiscono la storia. Sono la “quarta dimensione” che precede la nostra, in cui ci spostiamo su un altro piano durante il sonno.
"I miti sono i sogni iniziali dei popoli, che, come i nostri sogni iniziali, si realizzano nel corso dell’evoluzione.
Ciò che mi affascina è il problema di come si possa evitare una psicosi collettiva, questa follia, appunto, della nostra civiltà odierna.”
Realizzare il proprio mito significa raggiungere la pienezza del “Sé”, non identificabile con l’io fenomenico (maschera), opera unificazione di conscio e inconscio. Bertrand preferisce chiamare il “Sé” entelechia (dal greco "En Telei Eiken"), che significa “essere compiuto”, alla maniera di Aristotele, e contiene la finalità, oltre che il cammino per realizzarla; è una volontà sovrapersonale di cui il medico individua tre aspetti: entelechia cosmica, Dio, sinonimo del cinese "Tao", del "Purusha" e "Atman" indiano; entelechia collettiva o karmica, determinata dallo spirito del popolo, del tempo, dai genitori; entelechia individuale, che comprende, interpreta il destino cosmico in cui trova posto quello proprio e richiede un immane sforzo del singolo. Questi deve sempre lottare contro il collettivo uniformante, ostacolante, l’“Ombra” di Jung, personale e sociale.
La lotta per l’individuazione è simbolicamente mortale, si tratta di un processo di morte-rinascita, ma diventa reale quando le istanze inconsce e oscure vengono negate e proiettate fuori di noi nel "nemico". Se riconosciuta e trasmutata invece l’“Ombra” diventa luce, un elemento essenziale evolutivo.
Il mito di Bernhard è creare un ponte tra ebraismo e cristianesimo, a cui aggiunge il mito della Grande Madre, tanto tipico degli italiani, di cui enumera i pregi, l’accudimento materno e commovente, insieme ai difetti, madre assorbente e divorante, se il figlio non riesce ad affrancarsene.
Mito luminoso dell’ebraismo è il paradiso terrestre, la sua perdita (stato inconsapevole) e riconquista cosciente, con l’amore fedele del Padre e la sua promessa messianica. Mito da lui assorbito dalla corrente degli “Hassidim”. Il lato oscuro, anche secondo Buber, è non aver compreso Gesù Cristo come Messia ebraico che porta a compimento il processo di individuazione e di "imago Dei" dell’essere umano. Egli afferma:
“Dipendenza e libertà sono una cosa.”
"Crocefissione e camere a gas sono la stessa cosa."
Il mito cristiano è l’interiorizzazione di Dio in noi (“il Regno di Dio è in voi”). Gli errori disastrosi sono stati il tradimento del precetto dell’amore nel corso della storia, la persecuzione verso gli Ebrei, l’enfatizzazione del peccato, l’aver spostato il Regno totalmente fuori dal mondo, privandoci dunque della dignità e della Grazia qui, dentro la materia, Grazia incessante e quotidiana.
"O mio infinitamente amato guru! Amen" è l’espressione appassionata e gioiosa che sintetizza questo testo ispirato, nel quale l’amore complesso e profondissimo di Dio include anche il male e la sua mutazione.
Bernhard nella sua terapia ha usato largamente la chirologia e l’astrologia, l’I Ching cinese di cui era esperto. È stato lo psicanalista di Federico Fellini, da lui riconosciuto come "padre spirituale" nel libro dedicato ai suoi sogni disegnati.
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