Musicarelli di Marta Cagnola e Simone Fattori

Ci sono libri la cui lettura ci riporta indietro nel passato, andando a sondare aspetti considerati minori, ma che hanno fatto la Storia e il quotidiano di molti. Così sanno fare le pagine di Musicarelli. L’Italia degli anni ’60 nei film musicali, opera di Marta Cagnola e Simone Fattori edita nel 2024 da Vololibero.

I più giovani non sanno neppure cosa siano. La generazione X li ha vissuti “di riflesso”, attraverso qualche rassegna estiva in televisione, magari invidiando i genitori che erano stati giovani in quegli anni di musica spensierata, vita semplice e sentimenti sinceri (il passato, specialmente nella percezione di chi non l’ha vissuto, è quasi sempre tinto di rosa). Gran parte dei boomer, invece, li ha presi in pieno, magari sacrificando la paghetta, rinunciando al gelato o al chewing gum per raggiungere il cinema di quartiere e passare poco più di un’ora e mezzo seguendo amori e gorgheggi di Gianni Morandi o Little Tony, immaginandosi fra le braccia di Bobby Solo o sul palcoscenico di qualche club di periferia al posto di Caterina Caselli. Sono i musicarelli, film semplici girati a basso budget e in poco tempo che attraevano nelle sale cinematografiche non certo i cinefili più accaniti ma in prevalenza appassionati di musica pop, oltre al solito pubblico della domenica in cerca di divertimento puro a un prezzo tutto sommato contenuto.

Ci sono passati tutti gli idoli dei giovani degli anni Sessanta, da Mal ad Al Bano e Romina, da Patty Pravo a chi è tornato nell’oblio dopo una canzone come Mario Tessuto (Lisa dagli occhi blu). Lo schema è quasi sempre semplicissimo: lui e lei si amano, ma sopravviene un ostacolo che sembra insormontabile. Di solito è un tradimento, vero o presunto: lui si incapriccia di un’altra, oppure lei si promette a un ricco per salvare le finanze di famiglia. Ovviamente alla fine l’amore trionfa.

Il musicarello era di solito la conseguenza del successo travolgente di una canzone: Nel sole, Una lacrima sul viso e via dicendo, oppure in generale della popolarità di un dato cantante (Little Tony ne ha girati molti, e non tutti legati a una canzone memorabile). Snobbato da molti “veri attori” (Giancarlo Giannini ha del tutto rinnegato i film girati con Rita Pavone), frequentato volentieri da altri soprattutto comici (Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Nino Taranto), gravato da predizioni di vita breve, oggi è invece diventato un oggetto di culto oltre che in qualche modo un documento della vita e della mentalità degli anni Sessanta, con le sue situazioni paradossali, comiche o sentimentali e con le sue canzoni innestate sulla semplicità della quotidianità di quegli anni.

Marta Cagnola di "Radio24" e Simone Fattori, docente e giornalista, hanno fatto un ottimo lavoro affrontando l’argomento per temi e analizzando, per ciascuno di essi, il modo in cui i musicarelli li presentano e quello che ci raccontano dell’Italia di quei tempi. La politica, le donne, la televisione, il Festival di Sanremo, la pubblicità, il servizio militare (presente in moltissimi film del genere) e perfino la politica hanno molto da dirci su quello che succedeva nelle case e nelle vite dei nostri genitori e nonni. Passando invece dall’altra parte della macchina da presa, le interviste ai maggiori protagonisti del genere ci raccontano come questi film venivano girati, come gli artisti venivano convocati, quali erano le relazioni fra i cantanti e gli attori di professione, e anche qualche curiosità o aneddoto che sicuramente non conosciamo. Che si tratti di una cantante come Iva Zanicchi, o di un’attrice che è stata “risucchiata” nel fantastico mondo dei musicarelli come Laura Efrikian, i loro racconti ci forniscono un’ulteriore chiave per entrare anche noi in quella dimensione gioiosa.