Nome in codice K2. Paolo Caccia Dominioni
- Autore: Ulderico Piernoli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
È dedicato a Paolo Caccia Dominioni, un uomo più unico che raro, il lavoro storico-biografico di Ulderico Piernoli, pubblicato nel 2018 dalla casa editrice romana Nuova Argos, col titolo Nome in codice K2. Paolo Caccia Dominioni, nella collana Segreti.
L’autore, giornalista e redattore capo del TG2 RAI alla testa del Servizio cronaca e attualità, è stato inviato speciale per anni del quotidiano romano “Il Tempo”, anche nei teatri di guerra (Libano, Afghanistan, Golfo Persico, Jugoslavia, Africa). Collabora con riviste italiane e straniere, come esperto di storia, spionaggio, strategie del terrorismo, politica internazionale, armamenti.
Nel libro, rende omaggio a un modello di italiano del ‘900 il cui stampo è stato distrutto dopo la nascita. Racconta la vita e le imprese di un uomo d’azione, di valore e di valori, infaticabile, che ha operato in tanti settori, esercitando sempre al meglio i suoi versatili talenti. Da ingegnere progettava magistralmente, da artista disegnava con un tratto inconfondibile (il volume di Piernoli è arricchito da numerose illustrazioni in bianconero e a colori dello stesso Caccia Dominioni), da ufficiale combatteva come un eroe antico, con coraggio e piglio cavalleresco. Uno spiccato senso della pietas per i feriti, i caduti e i vinti, lo portava a non distinguere tra divise amiche e nemiche.
Si distinse anche nei servizi di intelligence (pur restando nell’anonimato cui era obbligato). Il libro ricorda nel titolo il nome in codice “Agente K2”, della rete informativa “K”, con cui operò negli anni Trenta in Egitto, Sudan, Etiopia.
Il lombardo Paolo Caccia Dominioni (Nerviano 1896 – Roma 1992), conte e barone di Sillavengo, è stato anche scrittore. Ha vinto il Premio Bancarella, nel 1963, con Alamein 1933-1962, uno dei saggi rievocativi delle due guerre mondiali in cui ha combattuto, nel quale ha dato conto della lunga e accurata campagna di ricerca delle salme dei caduti nel deserto egiziano, che nel dopoguerra lo portò ad allestire l’eccezionale cimitero militare italiano di Quota 33, edificato su suo disegno.
Il sacrario di El Alamein (custodisce 5200 militari italiani, 232 ascari libici) è infatti una delle sue numerose realizzazioni monumentali. Ha firmato anche quello ai caduti oltremare di Bari (77mila salme, secondo per importanza in Italia dopo Redipuglia), altri sepolcreti minori, il Tempio votivo del Morbegno e gruppi monumentali dedicati a specialità dell’esercito (i paracadutisti a Viterbo e Livorno, gli artiglieri alpini a Udine, gli artiglieri da montagna a Tolmezzo, la divisione Folgore a Castromarina).
Una vena artistica innata e originale incentivava la sua inesauribile capacità di fissare in immagini luoghi e persone. Eccezionali, personali e coloratissime le illustrazioni, i disegni, le cartoline, gli ex libris, perfino le etichette per i vini.
Sillavengo, come si firmava, ha combattuto tre guerre (prima e seconda mondiale, oltre a quella d’Etiopia), da tenente, capitano e maggiore, senza mai diventare effettivo. A 19 anni frequentò in Accademia il corso allievi ufficiali di complemento: artiglieria e genio, combattè sull’Isonzo e Piave comandando una sezione lanciafiamme e meritando la medaglia di bronzo al valor militare.
Andò a irrobustire il palma res impressionante di una famiglia che vanta 5 medaglie d’argento, 6 di bronzo e 7 croci di guerra, oltre ad una promozione per merito di guerra.
Nel secondo conflitto, dopo il corso di specializzazione nel genio alpino, venne inviato in Africa settentrionale, al comando del XXXI Battaglione guastatori. Per un’azione a fine agosto 1942 nel corso della battaglia di Alam El Halfa, fu decorato da Rommel con la croce di guerra tedesca di seconda classe.
Un’intesa pagina sul sito ufficiale del nostro Esercito riconosce tra l’altro la sua attività volontaria di ricerca dei caduti di ogni nazione nelle sabbie del deserto egiziano. La condusse per oltre 12 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, nonostante i disagi, i sacrifici e i pericoli rappresentati dalle mine e dai materiali inesplosi disseminati in quel territorio inospitale.
Con cosciente ed elevata preparazione tecnico-militare, coraggio e sprezzo del pericolo, conduceva personalmente le ricerche tra i campi minati ancora attivi, nel corso delle quali veniva coinvolto per ben due volte in esplosioni, a seguito delle quali un suo gregario veniva seriamente ferito e sei collaboratori beduini perdevano la vita.
La sua abnegazione, consentì di ritrovare oltre 1500 caduti italiani dispersi, più 300 di altre nazionalità ed altri 1000 senza nome.
Comandante, ingegnere, architetto, scrittore ed artista, più volte decorato al Valore Militare, ha lasciato mirabile traccia di sé in ogni sua opera, dalle quali è derivato un grande onore all’Esercito Italiano, sommo prestigio al nome della Patria e profondo conforto al dolore della comunità nazionale, duramente provata dai lutti di guerra.
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