Novelle rusticane è una raccolta di dodici novelle scritta da Giovanni Verga e pubblicata a Torino nel 1883. La raccolta appartiene alla fase ormai dichiaratamente verista dell’autore e segue la raccolta Vita dei campi (1880), il romanzo I Malavoglia (1881) e i primi abbozzi di Mastro-don Gesualdo, che risalgono al 1881-1882.
Il tema attorno a cui ruota la raccolta è la roba, il possesso materiale, visto dai protagonisti come unica possibilità di contrastare la miseria della condizione umana, in una lotta per la sopravvivenza che ha solo vinti e nessun vincitore.
Come viene declinato questo tema nei dodici racconti? Scopriamolo insieme.
Le 12 Novelle rusticane
Rispetto alle novelle di Vita dei campi, le Rusticane sono caratterizzate da una particolare attenzione alle problematiche socio-economiche della Sicilia del tempo e da toni ben più ironici e, complessivamente, ben più cupi delle precedenti.
Di cosa tratta ciascuna novella? Ecco una rapida sintesi:
- Il reverendo: è la novella in apertura della raccolta, che ribadisce la definitiva resistenza al cambiamento dell’ingiustizia e della prepotenza, con un protagonista è totalmente votato ai propri interessi materiali.
- Cos’è il re: i cambiamenti storici e politici infieriscono su Cosimo, anche se non può comprenderli: il povero lettighiere è sempre più povero e il re, pur cambiato da Borbone a Savoia, è sempre un re, una realtà totalmente estranea.
- Don Licciu papa: nella novella torna il tema della giustizia, estremamente legato a quello della roba: la giustizia "è fatta per quelli che hanno da spendere". La trama si struttura seguendo tre vicende giuridiche: quella di zia Santa, salvata dalla protezione di un barone; quella di compare Vito, brutalmente zittito e privato della sua mula; e quella di Arcangelo Curatoro, cacciato di casa dal Reverendo del primo racconto.
- Il mistero: le scene di vita quotidiana di un paesino di Sicilia alle prese con la rappresentazione della fuga in Egitto si somma alla fuga di un uomo (uno degli attori coinvolti nella messinscena) che uccide per gelosia l’amante.
- Malaria: la tragedia di aver perso uno dopo l’altro cinque figli ha un risvolto economico, soprattutto per i maschi, morti ormai in età "di guadagnarsi il pane".
- Gli orfani: in un contesto sociale come quello narrato, la morte, che si tratti di una morte umana (quella della moglie di compare Meno) o animale (la mula della vicina di casa), è una tragedia economica.
- La roba: è una delle novelle più famose della raccolta (non a caso ne occupa la posizione centrale) e di tutta la produzione verghiana. Il protagonista Mazzarò, pur essendo un contadino analfabeta, riesce ad appropriarsi di tutti i beni del padrone e ad accumulare quanta più roba possibile, sacrificandole qualsiasi cosa. L’incubo della miseria passata viene esorcizzato tramite un’accumulazione adorante e maniacale, che anziché portare serenità a Mazzarò lo rende sempre più paranoico e tormentato all’idea di perderla.
- Storia dell’asino di S. Giuseppe : Verga ricorda ancora una volta che la proprietà non è quella di chi è stato in grado di accumulare ricchezze ingenti, ma è anche quella di chi riesce ad avere un asino. E anche un asino, come qualsiasi altro bene materiale, nel passaggio da padrone in padrone non può che perdere di valore.
- Pane nero: Lucia, priva di dote, è impossibilitata a sposarsi e l’unico modo che ha per fuggire dalle umiliazioni in famiglia è andare serva in casa d’altri. Migliori condizioni di vita e la promessa di un futuro marito, però, non basteranno: la ragazza diventa amante del padrone per denaro.
- I galantuomini: nessuno può salvarsi dagli stravolgimenti della natura, non importa sia povero o ricco: anche i galantuomini sono pur sempre uomini e ne vengono travolti.
- Libertà: insieme a La roba è sicuramente la seconda novella simbolo della raccolta, che inaugura la mescolanza tra finzione e realtà storica negli scritti di Verga. Prende spunto da un fatto reale: la violenta rivolta contadina di Bronte del 1860, sedata con estrema crudeltà da Nino Bixio quando ormai era già placata. Cos’è cambiato? Niente: l’equilibrio che si ripristina non ha nulla di nuovo e la roba non ha cambiato padroni.
- Di là del mare: lo stile di quest’ultima novella, che racconta di due innamorati costretti ad abbandonarsi per forze di causa maggiore, si distanzia leggermente dalle precedenti, fa a meno del discorso indiretto libero e dei termini dialettali.
La roba: il tema centrale della raccolta
È nelle Novelle rusticane che Verga introduce con particolare prepotenza le tematiche socio-economiche della Sicilia di fine ottocento, che già erano presenti in parte nella raccolta Vita dei campi e nel romanzo I Malavoglia.
La roba, il possesso materiale, è l’unica forma di difesa dalla legge del più forte, l’unico criterio che regola la precaria condizione di vita di chiunque sia stato travolto dalla "fiumana del progresso". Attenzione, però: i protagonisti restano sempre e inesorabilmente dei vinti. I personaggi delle novelle, infatti, sono totalmente dominati dalla logica del profitto e dalla volontà di ascesa sociale e risultano in definitiva sempre sconfitti dalla natura.
Se in Vita dei campi, dunque, la legge del più forte trovava la sua principale espressione nella prevaricazione a livello personale tra gli individui, vittime di amore e violenza, nelle Novelle rusticane è il possesso (di terre, denaro, persino di un asino) a farsene portavoce.
Nelle Novelle si affaccia così, inoltre, la concezione verghiana della lotta di classe, che acquista un tema significativo anche attraverso il tema degli scontri sociali e politici legati all’Unità d’Italia, con un divario ampissimo e incolmabile tra nord e sud.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le "Novelle rusticane" di Verga: riassunto e analisi dell’opera
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