Tutti abbiamo sentito e sicuramente usato, almeno una volta, l’espressione Odi et amo. Il significato dell’espressione però, così come la sua origine, non è noto a tutti. Per esempio: chi l’ha detto per primo? Perché continuiamo a utilizzare questa espressione in latino ancora oggi? Da dove viene? Ebbene per scoprirlo dobbiamo tornare indietro al I secolo a.C., e approfondire gli scritti del poeta romano Gaio Valerio Catullo.
Odi et amo: cosa vuol dire e da dove deriva
Dal latino in italiano, Odi et amo significa letteralmente "Odio e amo". Queste parole costituiscono l’incipit e il titolo del Carme 85 del poeta Catullo e si tratta forse dell’epigramma più noto di tutto il suo Liber, o Carmina, una raccolta di poesie in vario metro.
Catullo è noto per l’intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber. Protagonista indiscusso dell’opera è l’amore, che ricopre un ruolo fondamentale sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.
Odi et amo: testo e significato della poesia
Il carme di Catullo è composto da un solo distico elegiaco:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.Odio ed amo. Perché lo faccia, mi chiedi forse.
Non lo so, ma sento che succede e mi struggo.
Con queste parole Catullo esprime sentimenti potenti e opposti, che però convivono allo stesso tempo nell’individuo. "Amore e odio" è uno dei tòpoi più comuni nella letteratura mondiale di ogni tempo, ma Catullo vuole qui esprimere qualcosa in più, ovvero, oltre alla consapevolezza della difficoltà, si avverte anche la triste constatazione che tale difficoltà nasce indipendentemente dalla volontà umana.
Il poeta, impotente rispetto alle sue emozioni, le contempla soffrendo terribilmente. Questo dolore, questa sofferenza fisica, vengono sottolineati dal verbo excrucior, che letteralmente significa "sono messo in croce".
La lirica è breve ed essenziale: con due soli versi dunque, Catullo riesce con efficacia a rendere la situazione emotiva di un amore lacerato da sentimenti opposti, e condensa in un epigramma tormentato un tremendo dissidio interiore.
Odi et amo: le traduzioni degli scrittori
Sono molteplici e tutte diverse le traduzioni di questo celebre carme di Catullo. A causa della forte espressività nella lingua latina e anche dell’importanza metrica, il distico elegiaco del poeta latino non è di facile traduzione. Vi proponiamo qui alcune versioni:
- Quella di Pascoli, rispettosa della metrica catulliana:
L’odio e l’adoro. Perché ciò faccia, se forse mi chiedi,
io, nol so: ben so tutta pena che n’ho.
- Quella di Quasimodo, più letterale e moderna:
Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile;
non so, ma è proprio così e mi tormento.
- Francesco Della Corte ripristina il significato di excrucior:
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non so, ma sento che questo mi accade: qui è la mia croce.
- Stefano Benni ha invece scelto di tradurre il testo in una lingua a cavallo tra l’italiano e il dialetto napoletano:
Odio e amo:
fusse che chiedi
comme faccio?
Nunn ’o ssaccio
ma lo faccio
e mme sent’ ’nu straccio!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Odi et amo: significato e chi l’ha detto
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