Salvatore Quasimodo, esponente di rilievo dell’ermetismo, è uno tra i poeti italiani più importanti del Novecento. Vincitore del premio Nobel nel 1959, Quasimodo è stato anche un fondamentale traduttore: ha contribuito alla traduzione di numerose liriche greche e di opere teatrali di Shakespeare e di Molière.
Nonostante il Nobel, la grandezza di Salvatore Quasimodo è stata ed è ancora oggi al centro del dibattito letterario. Negli ultimi anni si è provato sempre più a riascoltare la sua voce, ricollocando la sua opera nella giusta dimensione. Le sue poesie sono state tradotte in ben quaranta lingue e vengono studiate in tutti i paesi del mondo.
Vediamo ora nello specifico come si è svolta la vita di Salvatore Quasimodo, quali sono state le sue maggiori opere e cerchiamo di capire i punti principali della sua poetica.
Salvatore Quasimodo: la vita
Salvatore Quasimodo nasce in provincia di Ragusa, precisamente a Modica, il 20 agosto del 1901. Lo scrittore trascorre l’infanzia a Modica, seguendo il padre nel suo lavoro come capostazione di Ferrovie dello Stato. La sua famiglia viene colpita dal terribile terremoto del 1908 e in seguito è costretta a trasferirsi a Messina, dove il padre è stato chiamato per riorganizzare la stazione locale.
Come molti dei superstiti, appena dopo la grande catastrofe Quasimodo deve vivere nei vagoni dei treni, esperienza che segna profondamente la vita del poeta.
Il giovane Quasimodo si diploma a Messina presso l’Istituto Tecnico "A.M. Jaci" nella sezione fisico-matematica. Già a quell’epoca accade il primo fondamentale evento che lo condurrà lungo la via della scrittura nonostante la sua iniziale formazione: il sodalizio con Giorgio La Pira e Salvatore Pugliatti, legame che si porterà dietro poi per tutta la vita.
A Messina Quasimodo comincia, di tanto in tanto, a scrivere versi, che pubblica su riviste locali. Non appena conseguito il diploma, il giovane lascia l’adorata Sicilia — con la quale manterrà un legame edipico — per trasferirsi a Roma e studiare ingegneria. Qui, mentre continua a scrivere versi, studia latino e greco fino a venire assunto, nel 1926, al Ministero dei Lavori Pubblici, venendo assegnato al Genio Civile di Reggio Calabria. Nel ruolo di geometra, tecnico e magazziniere, Quasimodo fatica a coltivare la sua passione per la scrittura e l’impegno lavorativo lo porta ad allontanarsi dal suo vero interesse, la letteratura. Contestualmente all’allontanamento dalla poesia, il suo incarico segnerà anche la perdita di qualsiasi ambizione di tipo politico.
Sempre nel 1926, per lavoro, si trova a Reggio Calabria. Qui ritrova la fiducia nelle sue capacità letterarie, soprattutto grazie al rapporto con Pugliatti, e riscopre la forza per perseguire il suo obiettivo, riprendendo in mano i versi scritti durante il suo periodo a Roma e lavorandoci su.
Proprio in questo modo nasce una prima bozza delle poesie di Acqua e terre, raccolta che verrà poi pubblicata nel 1930 a Firenze.
Dal 1931 Quasimodo inizia a stendere una seconda raccolta di poesie in Liguria, dove si è recato al Genio Civile. Con questa raccolta, Oboe sommerso, lo scrittore dichiara di aver dato il via all’ermetismo.
Nel 1934 Quasimodo si trasferisce a Milano e riesce a trovare lavoro nel settore editoriale come segretario di Cesare Zavattini. Questi, più tardi, lo fa entrare nella redazione del settimanale “Il Tempo”. In questa fase della sua vita scrive Erato e Apollion, pubblicato poi nella stessa città nel 1936. Con questo scritto, che celebra Apollo e Ulisse, si conclude la fase ermetica delle sua poesia.
Risale al 1938 l’uscita della sua prima importante raccolta antologica, Poesie, che rimane tra le principali opere per la critica quasimodiana. Nel mentre, Quasimodo collabora anche con "Letteratura", la principale rivista fiorentina dell’ermetismo.
In questo periodo scopre la sua profonda affinità con i lirici greci (da Saffo ad Alceo, passando per Anacreonte). La facilità espressiva della letteratura greca e di questi autori in particolare lo fulminano, e l’immediatezza e la suggestione delle parole nei loro scritti gli appare come frutto di una ricerca profonda e ostinata. In questo momento collimano alcuni aspetti della ricerca ermetica di Quasimodo e alcuni aspetti dell’antica letteratura greca.
Risale al 1940 il primo ruolo come insegnante, precisamente per la cattedra di Italiano al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Questo è il lavoro che farà fino al momento della sua morte.
Il suo più grande successo risale a due anni dopo, nel 1942: questo è l’anno della pubblicazione di Ed è subito sera, sintesi antologica che segna il bilancio del suo primo decennio di poesia. L’opera fu un best seller, evento rarissimo per la poesia.
La Seconda guerra mondiale rappresenta uno spartiacque nella vita del poeta che, nonostante le mille difficoltà, continua a lavorare proficuamente. A partire dal 1947, con la raccolta Giorno dopo giorno, avviene il cambiamento stilistico: la poesia di Quasimodo diventa più attenta alla società e impegnata. Frutto di questo cambiamento sono opere come La vita non è sogno (1949), Il falso e vero verde (1956), La terra impareggiabile (1958).
Nel 1959 a Salvatore Quasimodo viene assegnato il premio Nobel per la Letteratura:
“Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.
Questo evento è una sorpresa per molti, tanto che in tanti lo ritengono immeritato e criticano il poeta a favore di Montale, Ungaretti e Saba.
L’ultima raccolta della vita di Salvatore Quasimodo è Dare e avere e risale al 1966. Il poeta muore nel 1968 ad Amalfi, colto da un ictus.
Quasimodo e le sue opere
Come già accennato, Salvatore Quasimodo è stato un autore molto prolifico. Ecco le sue più famose raccolte poetiche:
- Acque e terre, Firenze, sulla rivista Solaria, 1930;
- Oboe sommerso, Genova, sulla rivista Circoli, 1932;
- Odore di eucalyptus ed altri versi, Firenze, Antico Fattore, 1933;
- Erato e Apòllìon, Milano, Scheiwiller, 1936;
- Nuove Poesie, Milano, Primi Piani, 1938;
- Ed è subito sera, Milano-Verona, A. Mondadori, 1942;
- Giorno dopo giorno, Milano, A. Mondadori, 1947;
- La vita non è sogno, Milano, A. Mondadori, 1949;
- Il falso e vero verde (1949-1955), Milano, Schwarz, 1956;
- La terra impareggiabile, Milano, A. Mondadori, 1958;
- Dare e avere (1959-1965), Milano, A. Mondadori, 1966.
Tra tutte queste, Quasimodo ha tradotto anche le opere di moltissimi autori greci e non solo (tra gli altri, anche William Shakespeare e Pablo Neruda) e prodotto altri scritti.
La poetica di Salvatore Quasimodo
Quasimodo è l’esponente più importante dell’ermetismo, il movimento poetico spontaneo e capillare che, solo col tempo, ha trovato una sua inquadratura stilistica, basata sul rovesciamento del decadentismo di D’Annunzio. Etica e estetica, in questa chiave, rivendicano la profonda libertà spirituale dell’uomo e la ricerca di una poesia pura, le cui parole si ribellano da qualsiasi imposizione esterna.
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Nella prima parte della sua carriera letteraria, quella a cui appartiene Acqua e Terre, Quasimodo è influenzato dal panismo dannunziano, esalta il legame con la natura contrapponendolo più volte al senso di esilio che vive chi sta in città. La Sicilia e il suo mare sono la sua ispirazione.
In questa fase ermetica il poeta inaugura un rapporto strettissimo tra parola, immagine e intimità. Questa prima fase della ricerca ermetica di Salvatore si conclude col volume Ed è subito sera, nel 1942, nella quale è contenuta la famosissima poesia omonima.
La Raccolta del giorno dopo, datata 1947, è frutto del passaggio di Quasimodo attraverso la guerra. Quest’opera segna il confine tra il Salvatore ermetico a quello attento ai temi civili e impegnato per il bene dell’uomo. La seconda parte che di Quasimodo emerge non va a rinnegare la prima, anzi, la completa.
Il Quasimodo attento ai temi civili scrive in maniera più aperta, esplicita e argomentata: vuole farsi capire.
Nella prima fase le sue opere prediligevano immagini rarefatte in una Sicilia dal sapore quasi mitico. In seguito, Quasimodo comincia a dedicare i suoi versi a riflessioni dirette, opponendosi al regime fascista e alla guerra, percepita con orrore.
In ultimo, a prevalere fu il carattere narrativo, spesso legato anche a temi di cronaca.
Secondo Quasimodo, la posizione del poeta nella società non può essere passiva, in quanto egli “modifica” il mondo. Tutto il suo lavoro mira, quindi, a scuotere l’uomo nel profondo ancor più di quanto possano fare la storia o la filosofia. Per Quasimodo la poesia è etica e scrivere in versi vuol dire subire un giudizio estetico, nello specifico le reazioni sociali che una qualsiasi poesia suscita.
Le poesie più famose di Salvatore Quasimodo
Tra le più famose poesie di Salvatore Quasimodo ricordiamo:
- Ed è subito sera (dalla raccolta Acqua e terra)
- Alle fronde dei salici (dalla raccolta Giorno dopo giorno)
- Uomo del mio tempo (dalla raccolta Giorno dopo giorno)
- Il mio paese è l’Italia (da La vita non è un sogno)
- Imitazione della gioia (da Nuove poesie)
- Natale (in Tutte le poesie)
- Nessuno (in Tutte le poesie)
- Quasi un epigramma (in Tutte le poesie)
- Specchio (in Tutte le poesie)
- Alla nuova luna in La terra impareggiabile
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Salvatore Quasimodo: vita, opere e poetica
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