Marco Proietti Mancini nato a Roma nel 1961, ha pubblicato nel 2009 il suo primo romanzo Da parte di Padre (ripubblicato a settembre 2013 in ebook per Edizioni della Sera). Ha pubblicato nel settembre 2012 la raccolta di racconti Roma per sempre (Edizioni della Sera) - quattro ristampe e una nuova edizione ampliata, a gennaio 2013.
Il suo racconto Ogni venerdì è stato inserito a dicembre 2012 nell’antologia Cronache dalla fine del mondo (Historica Edizioni) e ha scritto i testi per il volume fotografico a tiratura limitata Roma, caput mundi pubblicato a scopo benefico. A marzo 2013 il suo racconto Ciao mamma ha fatto parte dell’antologia Nessuna più (Elliot) curata da Marilù Oliva e pubblicata a sostegno di Telefono Rosa contro la violenza sulle donne. Nello stesso mese è uscito il suo secondo romanzo Gli anni belli (Edizioni della Sera).
Il 2013 si è chiuso con la partecipazione al progetto 99 Rimostranze a Dio (Ottolibri). Collabora con portali e riviste on line scrivendo racconti, poesie, articoli e recensioni letterarie.
Esce oggi, 5 settembre, Oltre gli occhi (Giubilei Regnani Editore 2014)
“L’idea della trama? Sarebbe un segreto... diciamo che ha a che fare con il cinema, chi ama la settima arte dovrebbe riconoscere un sacco di cose sparse tra le pagine del testo... ”
Un’intensa storia nella quale un uomo chiude un cerchio della propria esistenza “per cominciarne da capo un altro” dopo che un fatto gravissimo ha sconvolto la sua esistenza.
“Mattia non si aspettava più giorni belli dalla vita. Al massimo poteva sperare nel tempo inutile di giorni senza pensare, senza ricordare”.
Un romanzo coinvolgente dedicato “A Matteo e ad Arianna che sono sempre oltre i miei occhi. Per sempre”, che conferma l’abilità narrativa dell’autore romano, capace di descrivere con poche ma significative parole “le piaghe aperte dentro l’anima” di una persona che ha perso tutto.
“Sapeva, se lo aspettava, una giornata senza pensieri o un giorno di prigione, una prigione costruita solo per lui, fatta d’aria, in cui le sbarre in cui lo tenevano chiuso erano intorno al suo cuore, erano i suoi ricordi, i suoi pensieri”.
- Marco, desidera spiegarci il significato del titolo del libro?
Come quasi sempre succede si è arrivati a questo titolo dopo averne scartati altri. Alla fine la proposta è arrivata dall’editore e io l’ho accettata con entusiasmo. “Oltre gli occhi” sta a significare che nelle due vite del protagonista l’unica cosa che non è cambiata sono gli occhi, l’unica parte di ognuno di noi per la quale non possiamo fare nulla per trasformarla, ci ricordano sempre, dalla nascita alla morte, chi siamo, cosa siamo stati e cosa abbiamo vissuto. Nulla cambia, oltre gli occhi.
- “Un uomo, una donna. Quando si incontrano due vite non è mai solo una somma quella che si ottiene”. L’esergo del volume dà il senso all’intera narrazione?
Esattamente. La congiunzione di due vite non genera mai una somma, da una unione forte di emozioni e anche di dolori non rimangono due vite distinte che sommano le loro esistenze, ma si crea un’esposizione a potenza e si innescano una serie di combinazioni che non si fermano più. Quando poi una delle parti di questa unione viene a mancare, allora la perdita diventa devastante anche per quella che rimane, come se strappasse via il punto dove era saldata.
- “I dolori veri non vanno via, il loro ricordo rimane come una ferita sempre aperta, sempre infetta”. Chi è Mattia Deodati?
Una persona “normale”, sotto ogni punto di vista, assolutamente normale, tanto che la sua vita sembra non avere nulla che meriti di essere narrato, nulla che possa farlo diventare il protagonista di un romanzo. Lo diventa solo e proprio in virtù di quanto ho detto prima, la cosa che rende Mattia Deodati protagonista di un romanzo è l’amore per sua moglie e sua figlia, è la sua incapacità di metabolizzare il dolore e il bisogno di crearsi una nuova vita, una vita in cui punirsi per le colpe che sente di avere.
Qualcuno – per criticarmi – mi ha detto che io sono capace di scrivere “solo” d’amore. Io credo che non ci sia molto altro da scrivere e molto altro che ognuno di noi viva in maniera tanto unica da rendere ogni storia d’amore, di ogni uomo, bella e meritevole di essere raccontata in un romanzo.
- "Tra due dune c’era una specie di passaggio verso l’interno della costa, come una sella, un piccolo valico di sabbia...”. Cosa rappresenta quell’”ergastolo volontario” per il protagonista?
Mattia spera, senza dividere con nessun altro questa speranza, questa convinzione, di poter trovare un posto dove nessuno e nulla gli ricordi la sua vita precedente. Per questo nella sua fuga cerca un posto dove vivere – e morire – solo e senza nessuna voce, senza nessun uomo intorno. Peccato che non abbia fatto i conti – appunto – con i suoi occhi, con quel che non può impedirsi di vedere “Oltre gli occhi”. E “Oltre gli occhi” i ricordi e i sensi di colpa non lo abbandonano mai.
- Per tratteggiare il posto isolato nel quale vive Mattia si è ispirato a un luogo in particolare?
Ho mischiato insieme una serie di posti di mare, un punto del litorale tra Tor San Lorenzo e Lido dei pini, poco lontano da Roma, una piccola oasi ecologica dove alle spalle delle dune i pescatori avevano costruito delle casette per le reti e le attrezzature, poi ci ho messo il promontorio del Circeo, una montagna che spiomba nel mare. Però ho translato questa scena in una località immaginaria e certamente irreale in questa nostra Italia dove – ne sono consapevole – non può esistere nessun posto che sia tanto lontano e irraggiungibile da permettere di isolarsi da tutti.
- “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”, scriveva John Donne nel 1600. Concorda con il pensiero del poeta, saggista e religioso inglese?
Che ammetto di non conoscere, se non per nome e fama, certamente non per il pensiero. Quindi adesso mi sento lusingato, per aver creato questa associazione tra il mio romanzo e un pensiero tanto profondo. Come potrei non essere d’accordo, quando il senso e il messaggio delle pagine del mio romanzo dicono proprio questo? Quello che aggiungo è che non siamo noi a poter decidere di “farci isola”, che è quel che Mattia pensava di poter fare e invece scopre di non avere il potere per riuscire.
- Dopo i precedenti libri dedicati al Suo vissuto, a quello dei Suoi genitori e a Roma per sempre, ora è la volta di una storia inventata ex novo. Oltre gli occhi è una sfida o semplicemente il romanzo della maturità?
Certamente nei racconti di “Roma per sempre” c’è molto della mia vita, anche se non in tutti. Invece in “Da parte di Padre” e “Gli anni belli” gli episodi narrati sono solo in minima parte quelli realmente vissuti dai miei genitori e dalla mia famiglia; quello di infilare in una vicenda corale, sociale e storica alcuni fatti della mia famiglia e rendere mio padre “protagonista” dei miei romanzi è stato per me solo un omaggio verso un uomo che ha attraversato un secolo di storia d’Italia, ma come lui tanti. Infatti in molti dopo aver letto i miei romanzi mi hanno scritto per dirmi che sembrava loro di aver riconosciuto le storie che raccontavano i loro nonni. Comunque “Oltre gli occhi” è una sfida, l’ho presa per questo. Ho voluto mettermi alla prova e dimostrare a me stesso – non a nessun altro – di essere capace di inventare e ambientare storie in periodi diversi. Anche se – ne sono certo – qualcuno dirà che Mattia Diodati sono io. Dai tempi di Lello Arena e “Ricomincio da tre” questo è il destino di ogni scrittore, per chi ricorda la scena e giusto per continuare a rimarcare il mio amore per il cinema.
Oltre gli occhi sarà presentato oggi, 5 settembre, alle 18,30 presso il locale The Hub, in Via Scalo di San Lorenzo 67, Roma. Insieme all’autore interverranno David Frati e Paolo Pappatà di Mangialibri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Marco Proietti Mancini, autore di “Oltre gli occhi”
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