Padre Pio. L’ultimo mistero
- Autore: Enrico Malatesta
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2017
Le ultime ore di vita Padre Pio come un giallo. La santità evidente, le stigmate, il rapporto con i vertici ecclesiali, è di questi aspetti che si è sempre occupato Enrico Malatesta, cronista esperto – Il Tempo, La Tribuna, Oggi, L’Espresso e altre testate estere - biografo del cappuccino santo e autore di tanti libri. Il più recente, “Padre Pio. L’ultimo mistero” (edito da Ugo Mursia Editore, maggio 2017, pp. 432, euro 20,00), riprende ed amplia la rivelazione dei tanti segreti e delle verità nascoste da più d’uno della cerchia immediatamente vicina al frate santo, nel monastero delle Grazie a San Giovanni Rotondo.
Su tutti spicca la figura nitida di Padre Pio dell’Ordine dei Minori, nato Francesco Forgione, ma dietro l’anziano e sofferente francescano, autentico erede del poverello d’Assisi, qualcuno muoveva affari nell’ombra, agivano forze occulte che seguivano obiettivi molto terreni e poco spirituali.
Perfino nella fase terminale, quasi morente quel settembre 1968, il povero frate è stato strumentalizzato da un cerchio magico di sovrastanti, di cui Malatesta fa nome e cognome.
L’identità di tre confratelli elevati nella gerarchia era stata già indicata dal giornalista nella prima edizione di questo volume, datata 1993, (“L’ultimo segreto di Padre Pio”), pubblicata da un altro editore. Enrico Malatesta aveva richiamato l’attenzione su tanti aspetti oscuri delle ultime ore del frate, ma le sue rivelazioni erano finite in un cono d’ombra, tacitate da chi aveva interesse a non vederle diffuse. Di fatto, passarono quasi inosservate presso l’opinione pubblica.
Aveva già messo in evidenza, in quella occasione, che le stigmate impresse dolorosamente per cinquant’anni al centro delle mani di Padre Pio erano straordinariamente scomparse nelle ultime ore di vita. Una ripresa video dell’ultima messa, celebrata la mattina del 22 settembre 1968, mostra in via di scomparsa le ferite che gli perforavano i palmi.
Proprio a proposito di quell’ultima celebrazione, alla quale il frate era stato costretto dai superiori, l’autore fa notare che la disposizione era stata impartita all’anziano francescano, indebolito e sofferente, perché il 22 settembre era una giornata dedicata ai gruppi di preghiera, organizzazioni devote che garantivano un consistente afflusso di sostanze (miliardi di lire). Enrico Malatesta fa ancora notare che dopo la messa il frate venne riaccompagnato sulla sedia a rotelle nella sua cella e vi rimase senza alcuna assistenza medica, se non l’intervento a titolo volontario del medico personale, il dottor Giuseppe Sala.
Tutte circostanze, queste ed altre, ribadite da Enrico Malatesta in questa edizione 2017, confermate e rafforzate dalla pubblicazione del memoriale dello stesso sanitario, che per tredici anni era stato medico curante del religioso, a San Giovanni Rotondo. Il dottor Sala, scomparso nel 1996, aveva autorizzato la diffusione postuma delle memorie, anticipate intanto al settimanale Gente.
È come dunque se una congiura del silenzio abbia nascosto le notizie sulle ultime ventiquattr’ore. Una “congrega” del silenzio, considerato l’ambiente in cui si realizzava.
Per la testimonianza anonima di un giovane frate cappuccino, i sospetti sul reale svolgimento dei fatti diventano certezze. Dopo aver rintracciato i protagonisti, cercato documenti, raccolto memorie e testimonianze inedite, Malatesta ricostruisce lo scenario della giornata lasciando parlare i fatti, nello stile della grande inchiesta giornalistica
Si erge
“la pura e semplice santità di Padre Pio, che obbedì fino in fondo alla missione terrena affidatagli”
ma non si può ignorare
“la cecità di chi allora non seppe riconoscere la forza straordinaria”
di quel frate malato.
Quando l’inchiesta apparve, si tentò di far credere che fosse frutto di fantasia, ma nessuno provò a smentire alcunché. Il memoriale Sala (presente nell’ultima parte di questa edizione ma non in quelle precedenti) ha poi blindato la verità scabrosa, confermando tutte le tesi avanzate da Enrico Malatesta.
Altra novità è il capitolo che conferma quanto San Pio sia stato
“inconsapevole e innocente ostaggio di lotte intestine”
di organizzazioni
“contaminate dai modernismi delle mode del tempo”.
Forse “Padre Pio. L’ultimo mistero” si aggiungerà ancora inascoltato alla consistente pubblicistica su Padre Pio, ma va detto che le ricostruzioni di Enrico Malatesta non sono mai state smentite, tanto meno contestate in un tribunale. Segreti e misteri indicati da anni di sono stati solo coperti da una cortina di opacità, trattati come banali invenzioni giornalistiche.
Sta di fatto che quelle stigmate non c’erano più alla morte del frate, alle 2,30 del 23 settembre 1968. E questo dovrà pure avere un significato. Che fosse “teologicamente sgradito” lo ha già avanzato la stampa a suo tempo (un articolo di Michele Brambilla sul Corriere della Sera del 15 gennaio 1997). Ma era soprattutto
“teologicamente rivoluzionario”
come spiega Enrico Malatesta nel suo lavoro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Padre Pio. L’ultimo mistero
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