Pane e Cinema. Il racconto di una vita straordinaria e avventurosa consacrata al mondo del Cinema
- Autore: Luciano Vincenzoni
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2005
Luciano Vincenzoni è stato uno dei più famosi e apprezzati sceneggiatori italiani, stimato in Europa e a Hollywood e Pane e Cinema è la sua dichiarazione d’amore al Cinema, parola che declinerà sempre con la lettera maiuscola, attraverso il racconto della sua straordinaria vita.
Un uomo colto, uno scrittore solitario, a volte scorbutico, tormentato, che ha amato nella sua intensa vita tutte le donne che incontrava, brutte e belle, a Roma come a Parigi, a New York, consacrando i suoi anni al suo unico amore possibile, il Cinema.
Da brillante studente di legge ad autore, perché raccontare storie gli era sempre piaciuto; dalla sua amata Treviso, sua la sceneggiatura del film Signori e Signore, a Beverly Hills con le più grandi attrici del momento, le più belle creature del mondo, e indimenticabili registi americani.
Il cinema si è intrufolato nel mio Dna perché ancora prima di nascere, mia madre era perdutamente innamorata di Rodolfo Valentino.
Era nato già ubriaco di cinema, e il padre volle come secondi nomi Nicola e Bartolomeo, non sapendo che quarant’anni dopo avrebbe scritto il dramma Sacco e Vanzetti.
Questi fatti spiegano, come nel mio destino, già dalla nascita, ci fossero il Cinema e la scrittura.
Non potevo immaginare, scrive Claudio G. Fava, nell’introduzione al libro, la qualità e la quantità degli accadimenti che hanno sospinto un impaziente giovinotto trevisano, malato di cinema, a scatenarsi in giro per l’Italia e per il mondo. Adolescente amava guardare il cinema per ore, era appassionato di Clark Gable, Spencer Tracy, John Wayne ed essendo la sua famiglia in gravi difficoltà economiche, il proprietario degli unici tre cinema di Treviso gli permetteva, avendolo in simpatia, di entrare gratuitamente per vedere i film che desiderava. Guardava innamorato Ava Gadner, che avrà modo di incontrare, e si esaltava con Burt Lancaster e Kirk Douglas. Idoli della sua giovinezza li conoscerà grazie all’amicizia con Billy Wilder, vincitore di sei Oscar e venti nomination, che aveva una profonda ammirazione per Fellini e Germi e un riverente rispetto per De Sica.
Poverissimo nella sua Treviso, uscita da una guerra devastante tant’è che giovanissimo aveva pensato al suicidio con un volo nel fiume Sile, con l’arrivo a Roma la sua vita cambiò di colpo: a soli ventidue anni entrerà nel Cinema dalla porta principale sebbene il suo difficile carattere e l’essere un giocatore patologico, perché il gioco è l’unica cosa che mi distrae dai dolori. La sua amata città lo aveva respinto e lui inseguendo i suoi fantasmi, arrivò a realizzare i suoi sogni. Conobbe tutti i grandi di allora, da Rossellini a Sergio Leone che era alle sue prime esperienze da regista, da Massimo Serato ad Aldo Fabrizi, che gli cucinava la sera ogni ben di dio.
Il Cinema si faceva a Roma, e in via Veneto si incontravano Fellini, Antonioni, Germi, Lattuada e Flaiano, una persona gentile, insieme al giovane scrivano sognatore trevisano. Con Germi avrà un rapporto altalenante: lo conobbe quando il regista era in un suo periodo infelice, caduto in depressione, e non concludeva nessun contratto. Dal loro incontro nacque la sceneggiatura de Il ferroviere, un film con il quale Carlo Ponti incassò più di un miliardo di lire. Quando lo rincontrò dopo alcuni anni seppe che non riusciva più ad occuparsi di scrittura per via delle gravi condizioni di salute della moglie: Vincenzoni gli fece leggere il suo Signori e Signore e fu così che partirono insieme per Treviso. Dino De Laurentiis volle tutti i suoi soggetti: La grande Guerra, I due nemici, Il gobbo e Sacco e Vanzetti. Era arrivato povero e affamato, ed ora usciva milionario. Il pane vero, sicuro, abbondante, scriverà, lo vide negli anni della collaborazione con De Laurentiis. E poi gli anni a Los Angeles con Sergio Leone e quell’appuntamento disertato, per poca conoscenza dell’inglese, al party nella villa di Sharon Tate la sera della sua uccisione, una rinuncia che salvò la vita a entrambi. La sfida accettata con entusiasmo di scrivere sceneggiature western dalla quale nacquero film indimenticabili, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto e il cattivo.
Il piccolo scrivano trevisano aveva scalato la cima dell’Everest.
Dedicherà alla fine dei racconti alcune pagine al suo amore per Celine, Viaggio al termine della notte, trovato su di una bancarella di libri usati alla fine della guerra quando aveva appena sedici anni, letto e riletto nel corso della sua vita come una Bibbia, tanto da averne imparato a memoria interi capitoli.
Un libro delizioso è Pane e Cinema, scritto in pochissimo tempo, di getto, come avrà modo di dire l’autore in una delle sue interviste.
Una lettura affascinante dei ricordi di un uomo colto e carismatico che ha dedicato l’intera sua vita al set. Luciano Vincenzoni è stato un mostro sacro del nostro cinema, e il suo personale racconto è il romanzo di chi la vita la trasforma in un’avventura, con coraggio e creatività, perché il sogno possa diventare realtà.
Pane e cinema. Il racconto di una vita straordinaria e avventurosa consacrata al mondo del cinema
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