Mr Ripley, riportato in auge dalla recente serie Netflix con protagonista Andrew Scott, è il diabolico personaggio creato dalla penna della scrittrice modernista Patricia Highsmith, considerata la “regina del mistery”. Anticonformista e indefinibile, Highsmith fu un’autrice prolifica, ma la sua fama per anni rimase legata indissolubilmente a un personaggio: l’assassino seriale Tom Ripley, noto come Mr Ripley, l’anti-eroe affascinante e inquieto originato dalla sua mente di ghiaccio.
La prima apparizione di Tom Ripley avvenne nel 1955, quando fu dato alle stampe il fortunato romanzo Il talento di Mr Ripley, che riportava l’eloquente sottotitolo A novel of suspense, in seguito protagonista di vari adattamenti sul grande schermo, dal fortunato film di Anthony Minghella del 1999 con Matt Damon sino alla nuova serie Netflix con protagonista Andrew Scott.
Quando scrisse il suo bestseller Patricia Highsmith aveva trentaquattro anni: aveva già scritto diversi romanzi, tra cui il celebre Sconosciuti in treno (Strangers on a train, Ndr) adattato da Hitchcock in un film, ma con il personaggio cinico, menzognero e spietato di Mr Ripley ottenne la sua autentica consacrazione letteraria. Nel 1956 il romanzo vinse il premio Edgar Allan Poe come “best novel”. Sarebbero seguiti altri quattro libri, sempre con lo stesso protagonista.
Tom Ripley in realtà le assomigliava: di lei dissero che era uguale a Ripley, a social climber, una scalatrice sociale; ma sprovvista dello stesso fascino. Non era esattamente un complimento. Lo riporta anche il New York Times in un articolo dedicato all’opera:
Patricia was Tom Ripley without the charm.
Quel che è certo - e lo dimostrano pure i suoi diari e taccuini - è che Highsmith parlava del suo Mr Ripley come se fosse una persona reale, e non inventata. Nella figura malefica di Ripley si riverberavano tutti i suoi incubi, le sue inquietudini e paranoie che, di volta in volta, cambiavano volto. Mr Ripley era il suo doppio, la sua seconda personalità: il suo Mr Hyde.
Sapete come Highsmith ebbe l’ispirazione per la creazione del suo personaggio?
Pare che accadde durante un’estate italiana, nella soleggiata località di Positano, sulla costiera Amalfitana.
Scopriamo la storia che si nasconde veramente dietro il libro più famoso di Patricia Highsmith.
Il talento di Mr Ripley: l’origine del romanzo
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L’ambientazione principale del romanzo Il talento di Mr Ripley è il paesino fittizio di Mongibello. In realtà la Highsmith faceva riferimento a Positano, località in cui ebbe l’ispirazione per la storia, che infatti fu usata dal regista Anthony Minghella come location per il suo celebre film The talented Mr Ripley con protagonisti Matt Damon e Jude Law, candidato all’Oscar.
Patricia Highsmith raggiunse la soleggiata Positano nel 1950, per una vacanza. Ma non era sola: con lei c’era Ellen Hill (il cui nome da nubile era Ellen Blumenthal, Ndr), un’immigrata ebreo tedesca che ora ricopriva un ruolo di alto livello presso l’Organizzazione Internazionale dei Rifugiati (IRO), ed era la sua nuova amante.
Prima di Ellen nella vita di Patricia c’era stata Kathryn Hamill Cohen, la moglie del suo editore, con cui l’autrice instaurò un rapporto tossico: tanto che è possibile rivedere in Kathryn un riflesso di Dickie Greenleaf, la vittima designata di Ripley.
Ma in ogni relazione amorosa Patricia sembrava ripetere la stessa dinamica manipolatoria di sopraffazione, una dicotomia velenosa di odio e amore, desiderio e menzogna: ora anche con Ellen.
Anni dopo, nel 1989, la stessa Highsmith rivelò sulla rivista Granta come il suo soggiorno in Italia con Ellen le avesse fornito l’ispirazione per Tom Ripley.
Il pezzo si intitolava eloquentemente La scena del crimine e uscì nel mese di febbraio.
Nell’articolo la scrittrice riportava una testimonianza singolare. Disse che una mattina si alzò presto, verso le sei, andò sul balcone della camera d’albergo e fu proprio in quel punto che notò in lontananza un uomo che, a suo dire, le avrebbe fornito l’ispirazione per la storia:
Un giovane solitario in pantaloncini e sandali con un asciugamano sulle spalle che si dirigeva verso la spiaggia... C’era un’aria pensierosa in lui, forse di disagio. E perché era solo? Aveva litigato con qualcuno? Cosa gli passava per la testa?.
Inspiegabilmente poi il giovane scompare e Patricia giura di non averlo mai più rivisto. Ora non è difficile immaginare in quella figura una visione, forse l’autrice vi scorse una proiezione di sé stessa.
Negli anni ’50 la località di Positano, come riportato da Crime Reads, divenne una meta turistica amata dagli americani, in seguito all’articolo di lode pubblicato da John Steinbeck su Harpeer’s Bazar.
Nel pezzo in questione Steinbeck sottolineava il contrasto tra la bellezza naturale del luogo e il suo stato di desolazione. Sembrava quasi il riflesso di uno stato d’animo, o forse della mente di Highsmith.
Lo scrittore premio Nobel osservava il netto contrasto tra i fastosi alberghi e le ville borghesi e la povertà dei pescatori e dei piccoli commercianti che a stento riuscivano a vivere del loro lavoro.
Forse l’uomo avvistato da Patricia era uno di loro; sempre se era mai esistito.
Mr Ripley è veramente esistito?
Sono in molti oggi a dire che la figura vista da Highsmith sulla spiaggia era in realtà una proiezione di sé stessa. Quando scrisse l’articolo per Granta, nel 1989, Mr Ripley era già un personaggio noto, alla stregua dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, che viveva una vita a sé stante.
Rappresentando Mr Ripley come una figura realmente esistita forse Patricia Highsmith voleva ridurre il divario che separava la fantasia dal reale e, di conseguenza, aumentare le vendite del libro. Lo psicopatico assassino non era più sfuggente e misterioso, ma aveva un volto e stava in un luogo preciso, su quella spiaggia a Positano.
Oppure Patricia Highsmith con quell’ennesima invenzione “romanzesca” voleva nascondere una verità che negava persino a sé stessa, cioè che il vero Mr Ripley, in realtà, era lei.
In ogni caso, dopo quest’ennesimo racconto della regina del noir, sfido chiunque a passeggiare sulla spiaggia di Positano senza provare, per un momento, un brivido fugace d’inquietudine.
“Ripley”: la nuova serie Netflix con Andrew Scott
Dopo una lunga attesa lo scorso 4 aprile Netflix ha lanciato la nuova serie in otto episodi dal titolo Ripley, diretta da Steven Zaillian (lo sceneggiatore di Schindler’s List) con protagonista l’attore irlandese Andrew Scott. Nel cast anche Johnny Flynn nel ruolo di Dickie Greenleaf e Dakota Fanning in quello di Marge Sherwood.
La miniserie si presenta in bianco e nero, regalando una perfetta dimensione cromatica al noir di Highsmith e facendoci dimenticare la luminosità italianissima del celebrato adattamento di Minghella. Le riprese inoltre sono state girate in inverno tra Roma, Venezia e Capri, aggiungendo alla fotografia quel tratto di inquietudine che certamente Highsmith avrebbe gradito. La nuova serie Netflix si presenta molto diversa dal precedente adattamento di Minghella, anzitutto per la scelta dei suoi protagonisti: a differenza del giovane Matt Damon, il Ripley interpretato da Andrew Scott è un quarantasettenne affascinante in cui traspare tutta la complessità di un personaggio inafferrabile. Se al Mr Ripley di Damon si poteva imputare l’arroganza e la sfacciataggine della gioventù, nel personaggio interpretato da Scott troviamo un disincanto che forse appartiene più al Ripley originale pensato da Patricia Highsmith. Il regista Steven Zaillian ha letto tutti i libri della saga di Mr Ripley e assicura che Ripley è solo l’inizio, questa prima stagione non sarà la sola dedicata allo sfuggente protagonista creato dalla regina del mistery.
“Ripley”: il trailer della serie Netflix
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mr. Ripley: dal romanzo di Patricia Highsmith alla miniserie Netflix
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