Patricia Highsmith nasceva in Texas centouno anni fa, il 19 gennaio 1921.
Raramente la vita di un autore è degna dei suoi romanzi, ma nel caso di Highsmith la biografia supera l’opera romanzesca o, meglio, la completa, perché quella di Mary Patricia Plangman, in arte Patricia Highsmith, fu a tutti gli effetti l’esistenza di una scrittrice. Solitaria, schiva, meditativa, Highsmith condivideva tutto con i suoi personaggi: pensieri, vicissitudini e persino le nevrosi.
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Nei suoi diari, pubblicati postumi nel 2021 in occasione del centenario della sua morte, con il titolo Patricia Highsmith: Her Diaries and Notebooks, 1941-1995 la scrittrice tiene traccia della propria quotidianità tormentata. I diari sono il frutto di oltre ottomila pagine di appunti e note sparse, raccolte in oltre cinquantasei quaderni, dal 1941 fino all’anno della sua morte.
Nelle sue tracce di scrittura, Highsmith parla molto delle proprie relazioni scandalose con altre donne, dei suoi viaggi per l’Europa, del suo amore per la città e la vita notturna. Una moderna Ernest Hemingway, Patricia dichiara senza indugio che è bene bere la mattina prima di mettersi a scrivere perché:
“Serve per smorzare le troppe energie”.
Già da questi pochi frammenti emerge un personaggio singolare, che visse sempre secondo le sue regole. Ma scopriamo più approfonditamente vita e opere di Patricia Highsmith.
Patricia Highsmith: la vita
Mary Patricia Plangman nacque il 19 gennaio 1921, a Forth Worth, in Texas. Era l’unica figlia dell’artista di origine tedesca Jay Bernard Plangman (1889-1975) e Mary Coates. La coppia divorziò dieci giorni prima della sua nascita.
Nel 1927, Patricia, sua madre e il suo patrigno adottivo, l’artista Stanley Highsmith, che sua madre aveva sposato nel 1924, si trasferirono a New York. A soli dodici anni, la piccola Patricia fu mandata dalla madre a Fort Worth, sua città natale, dove visse con la nonna materna per un anno.
In seguito la scrittrice definì quel periodo come “l’anno più triste della mia vita” e raccontò di essersi sentita abbandonata dalla madre. Tuttavia fu proprio la nonna a insegnarle a leggere e a iniziarla al piacere della lettura grazie ai testi della sua ampia biblioteca. Highsmith mostrò una spiccata predisposizione per la scrittura già in tenera età, iniziando a scrivere racconti in cui sprigionava la sua straordinaria carica immaginativa.
In seguito tornò a New York con la madre e il patrigno: la famiglia visse principalmente a Manhattan, ma anche ad Astoria, nel Queens.
Nel 1942, Patricia Highsmith si laureò in Letteratura al Barnard College. Dopo la laurea fece domanda per un lavoro come redattrice presso Harper’s Bazaar, Vogue, Mademoiselle, Time, Fortune e The New Yorker, ma non venne mai accettata. Si adattò dunque ai lavori più disparati, facendo anche la commessa da Bloomingdale’s in un reparto giocattoli durante le festività natalizie.
I libri di Patricia Highsmith
Nel 1948 grazie a una raccomandazione dell’amico Truman Capote, Highsmith fu accettata nell’esclusivo ritiro per scrittori di Yaddo durante l’estate. Così poté dedicarsi completamente alla scrittura del suo primo romanzo, Strangers on a Train (Sconosciuti in treno nell’edizione italiana, Ndr), che le assicurò un discreto successo inaugurando la sua carriera di autrice noir. Il libro fu pubblicato nel 1950 e pochi anni dopo l’acclamato regista Alfred Hitchcock ne trasse un film.
Sconosciuti in treno
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In seguito Highsmith scrisse il suo secondo romanzo The Price of Salt (oggi meglio noto con il titolo di Carol, da cui è stato tratto il celebre film di Todd Haynes del 2015, Ndr) sotto lo pseudonimo di Claire Morgan. La Highsmith firmò il libro con il proprio vero nome solo quarant’anni dopo la pubblicazione, oggi è ritenuto il suo capolavoro.
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Seguirono Acque profonde (1957), Gioco per la vita (1958) e una serie di thriller psicologici di successo tra i quali ricordiamo L’alibi di cristallo (1965), Senza pietà (1965), La spiaggia del dubbio (1969), la raccolta di racconti Schegge di vetro (1979).
Nel 1955 iniziò a scrivere il ciclo di romanzi dedicati al personaggio di Tom Ripley, affascinante truffatore e assassino, da cui sono state tratte le pellicole omonime Il talento di Mr Ripley (1999) e Il gioco di Ripley (2002).
La depressione e gli ultimi anni di Patricia Highsmith
Nonostante il successo crescente dei suoi romanzi (ne scrisse oltre una ventina, Ndr) la vita di Patricia Highsmith era continuamente attraversata da cicli di depressione. Soffrì di anoressia nervosa, di anemia e il suo alcolismo cronico si aggravò con il passare degli anni.
In un appunto del suo diario, datato gennaio 1970, scriveva:
Ora sono cinica, abbastanza ricca... sola, depressa e totalmente pessimista.
Patricia Highsmith iniziò a condurre una vita sempre più ritirata e solitaria. Soffriva di un male di vivere inspiegabile. A un certo punto decise di ritirarsi a vivere in Svizzera, nel paese ticinese di Aurigeno, una località sperduta, fuori dal mondo.
In Svizzera, Highsmith trascorse il resto della sua vita, in solitaria, circondata dai suoi amati gatti.
In un’intervista rilasciata nel 1991 dichiarò di preferire la compagnia degli animali a quella delle persone, e aggiunse:
Scelgo di vivere da sola perché la mia immaginazione funziona meglio quando non devo parlare con le persone.
Con la sua patria adottiva, la Svizzera, sviluppò un rapporto di profondo amore, tanto che sono svariate le commemorazioni in suo onore tenute in terra elvetica, l’ultima una rassegna cinematografica al Film Festival di Locarno a lei dedicata. Sempre nella città di Locarno l’anno scorso si sono tenute le riprese di un documentario dedicato alla memoria della scrittrice.
Negli ultimi anni sollecitata dal quotidiano francese Le Monde scrisse una breve storia ambientata in Ticino, dal titolo A long way form hell, una storia che parla del Ticino rurale, inspiegabilmente a lieto fine.
Quell’ultimo racconto segna uno stacco dalla produzione letteraria precedente, più cupa e pessimista. Forse finalmente Patricia Highsmith si era riconciliata con la vita, aveva messo a tacere i propri demoni.
Si ritirò in una casa in campagna a Tegna, nelle Terre di Pedemonte, una residenza da lei stessa progettata nei minimi dettagli. Qui trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, sino alla morte avvenuta il 4 febbraio 1995, in compagnia di “due gatti siamesi malaticci”.
Oggi Patricia Highsmith riposa nel cimitero di Tegna, circondata dai suoni idilliaci della natura.
In un appunto del suo diario aveva consegnato ai posteri un commovente autoritratto, che ora sembra svincolarla da quel personaggio burbero e ostile che il mondo letterario le ha cucito addosso:
"Chi sono io? Solo un riflesso negli occhi di chi mi ama".
I suoi romanzi in Italia sono stati pubblicati da Bompiani, e in seguito riediti dalla casa editrice milanese La nave di Teseo che sta pubblicando l’opera omnia della Highsmith in occasione del centenario della nascita della scrittrice. L’ultima pubblicazione è Donne (La Nave di Teseo, 2021), un’antologia di racconti inediti in cui si respirano le atmosfere impalpabili, in bilico tra suspense e non detto, create magistralmente dall’autrice.
Recensione del libro
Donne
di Patricia Highsmith
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Patricia Highsmith: la vita travagliata della regina del noir
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