Donne di Patricia Highsmith

In occasione dei cento anni dalla nascita (era il 19 gennaio 1921) di Patricia Highsmith, scrittrice statunitense celebre per i suoi thriller psicologici, spesso utilizzati come sceneggiature (come per L’altro uomo di Alfred Hitchcock e Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella), la casa editrice La nave di Teseo ha pubblicato il libro Donne (2021, trad. L. Matteoli, S.C. Perroni e H. Brinis).

Si tratta di un’antologia che ha un suo valore storico e stilistico non indifferente, perché raccoglie sedici racconti noir, quasi tutti scritti prima di Sconosciuti in treno (1950), il romanzo d’esordio di Highsmith. Una sorta di prova d’autore, insomma, che presenta opere in parte mai pubblicate in Italia, ambientate a New York e sobborghi, dove le donne sono le protagoniste delle storie oppure svolgono un ruolo importante.
Racconti dove sono presenti molti dei temi che Patricia Highsmith avrebbe affrontato nelle opere successive, come quello dell’insofferenza provata dai protagonisti delle storie, insofferenza disgiunta, però, da quella violenza raccontata degli scrittori noir statunitensi dell’epoca.

I protagonisti rappresentano un’umanità dolente, marginale, persone che hanno problemi relazionali, sono in fuga da situazione irrisolvibili e sono alla ricerca di un riscatto sociale, di un luogo dove vivere felici. Sperano, insomma, di trovare altrove quello che non hanno ancora ottenuto oppure hanno perso, ma non sempre i loro sforzi saranno coronati dal successo.

Nonostante si tratti opere prime e di racconti, la psicologia dei personaggi è stata delineata con cura dall’autrice, adoperando uno stile narrativo che in alcuni passaggi tocca il lirismo e in altri punti riesce una tensione che invoglia il lettore a proseguire la lettura per vedere come si conclude la storia.

Uno stile oggi molto raro nel noir, perché Patricia Highsmith riesce ad affrontare argomenti molto difficili o scabrosi con uno stile che accenna più che rendere esplicito, mostra al lettore la solitudine della grande metropoli e con essa i primi segni della follia e del sadismo che contraddistinguevano e contraddistinguono tutt’oggi la società statunitense. Perché possiamo pure essere in fuga da qualcosa o da qualcuno, ma non potremo mai sfuggire alle nostre idee.