Pendragon
- Autore: James Wilde
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
367 d.C.: un arto umano smembrato, con segni di morsi brutali. Denti aguzzi, ma di uomo. Mangiatori di morti: le leggenda che si tramanda di famiglia in famiglia, buona solo a spaventare i bambini, è diventata realtà. Anche un duro come Lucano non può che restarne impressionato. Con un incipit come questo, è chiaro che “Pendragon” andrà molto lontano, per il piacere di tanti lettori. È il primo romanzo storico di James Wilde pubblicato in Italia, dagli Editori Newton Compton, a novembre 2017 (copertina rigida, pp. 378, euro 10,00, ebook euro 4,99).
L’autore, inglese, ha studiato Storia dell’Economia, ma fin da bambino, circondato da libri e fumetti, ha sempre amato l’avventura, la mitologia, le vicende eccitanti e oscure del passato, specialmente nella Britannia post romana. Ed eccole sviluppate in questa narrazione, con la carica di misteri e la componente magica derivata dai riti druidici consumati sulla grande isola oltre Manica, nascosti nelle tenebre delle foreste.
I demoni cannibali delle leggende si sono dunque manifestati. Perfino i Lupi Feroci non possono nascondere un senso d’inquietudine. Sono un gruppo di esploratori arruolati al servizio di Roma, in Britannia. Vengono dalle Terre selvagge e agiscono al di là del Vallo di Adriano, che segna il limite dell’occupazione romana. Sulle spalle indossano pelli di lupo, montano cavalli ben addestrati e si muovono sicuri: sono gli occhi e le orecchie delle legioni. I romani li chiamano Arcani: uomini che si nascondono o che hanno qualcosa da nascondere.
Li comanda Lucanus, detto il Lupo. È lui ad avere trovato i resti dei corpi di altri esploratori, i Corvi, appesi agli alberi e con vistosi segni di morsi.
Non sono tempi facili. Roma sembra avere dimenticato le guarnigioni sull’isola. Gli imperatori sono distratti dai conflitti interni e dalla pressione di tanti popoli barbari, attratti dalle ricchezze delle province dell’impero. Anche in Britannia tante tribù locali minacciano gli occupanti, ma ci sono le legioni a tenerle a bada e soprattutto il Vallo a fermarle, innalzato duecentocinquanta anni prima, alto come quattro uomini, largo come due carrette e con un enorme fossato difensivo. I nemici possono solo “guardarlo e piangere”, pensa il centurione Falx. Quel muro gigantesco divide due mondi, quello degli uomini da quello degli dei. Non è solo il confine tra la civiltà dell’uomo e le popolazioni allo stato semi animale.
Tanto le guarnigioni che le armi ormai sono estremamente trascurate, ma ci si sente ugualmente al sicuro dietro il vallo e nelle cittadine fortificate. Eppure qualcuno ha rapito il piccolo Marcus, Catia piange e Lucanus si addentra da solo nelle lande dei selvaggi, per riportarglielo.
Lo attende l’incontro – forse un sogno o anche un incantesimo – con tre streghe che dicono di chiamarsi Hecate e di tessere la vita e la morte degli uomini. Gli somministrano l’estratto di un fungo allucinogeno e gli rivelano una profezia, antichissima, non facile da decifrare.
“Verrà un re che guiderà il popolo e unificherà questa terra. Un re nato dal fuoco. Nel momento di maggior bisogno, combatterà e condurrà. E non morirà mai”.
Lucanus domanda se sarà lui quel re. Gli rispondono: una specie. Condurrà, combatterà e compirà un grande sacrificio. Ucciderà chiunque cercherà di bloccargli la strada, anche gli amici. Quando sarà il momento cadrà, ma il re vivrà, l’unico vero re. E sta arrivando la guerra, che tingerà di rosso questa terra per centinaia di anni.
Un altro incontro lo avvicina a un uomo misterioso. Dice di chiamarsi Myrrdin e di discendere da una stirpe di druidi, qualcosa di più di sacerdoti, che decidono i destini dei popoli e scelgono gli uomini adatti a regnare. Chiunque può diventare un re, purché ne abbia le qualità. È quello che gli hanno detto anche le megere.
Myrrdin racconta una storia. Dopo l’invasione, i romani hanno cercato di cancellare la religione ancestrale. Sono sbarcati sulla spiaggia di Ynys Mòn, hanno sconfitto i druidi e massacrato ogni uomo, donna e bambino. Le sabbie si tinsero di rosso.
Ma furono sciocchi, li credettero tutti morti.
I druidi sono pazienti. Sanno aspettare e pianificare. La ruota della vita gira piano, ma sta girando. Gli dei chiederanno a molti uomini e donne di fare la loro parte e Lucanus è stato chiamato a concorrere a dar forma a ciò che verrà. Molte stagioni passeranno prima che nasca il re che non morirà. Intanto la sua linea di sangue reale va protetta e scorre in un bambino, che diventerà un uomo, che genererà un altro bambino e così via, finché non nascerà il nuovo figlio.
Sappiano i lettori che questa è la storia dell’ascendenza di Artù. Dite che non è vera storia, ch’è solo una leggenda? Che importa? Quello che conta è la suggestione di un bel racconto.
Pendragon. Dove inizia la leggenda
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