Nel 1971, dopo alcuni anni di silenzio, Eugenio Montale pubblica Satura, una raccolta di poesie in cui rispetto alle opere precedenti si evidenzia una maggiore ironia, seppur venata dell’amarezza e del pessimismo che sempre contraddistinguono il cuore e la penna dell’autore.
Di essa fa parte Piove, una poesia che è una vera e propria parodia de La Pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio dove alle sensuali e magiche atmosfere dell’Alcyone si sostituiscono quelle ben più prosaiche e realistiche di un qualsiasi piovoso pomeriggio romano tardo novecentesco.
All’immagine di splendente luminosità che emana dal capolavoro dannunziano, qui si contrappongono il tedio e il grigiore del presente, tanto del paesaggio circostante quanto dell’animo di chi scrive.
Analizziamo approfonditamente il testo dal punto di vista critico e tecnico, con l’analisi del significato.
Piove: testo della poesia di Eugenio Montale
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c’è terremoto
né guerra.Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.Piove
in assenza di ermione
se Dio vuole,
piove perché l’assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l’ha ordinato.Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull’uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
Piove: parafrasi della poesia
Piove. È uno stillicidio senza tonfi di motorette o grida di bambini.
Piove da un cielo senza nuvole. Piove sull’inattività di queste ore di sciopero generale.
Piove sulla tua tomba a San Felice, a Ema, e la terra non trema perché non ci sono né il terremoto né la guerra.
Non piove sulla favola bella di stagioni lontane, ma sulla cartella esattoriale, piove sugli ossi di seppia e sulla mangiatoia statale.
Piove sulla Gazzetta Ufficiale qui dal balcone aperto, piove sul Parlamento, piove su via Solferino, piove senza che il vento faccia spostare le carte.
Piove in assenza di Ermione se Dio vuole, piove perché l’assenza è universale e se la terra non trema è perché Arcetri a lei non lo ha ordinato.
Piove sui nuovi metodi di conoscenza dell’uomo, sull’uomo divinizzato, sul cielo abbassato a misura umana, sul ceffo dei teologi in tuta o in abito talare, piove sul progresso della contestazione, piove sulle opere in regresso, piove sui cipressi “malati” del cimitero, sgocciola sull’opinione pubblica.
Piove ma dove tu appari non è acqua né atmosfera, piove perché se tu non ci sei sento solo la (tua) mancanza in cui annegare.
Analisi metrica e figure retoriche
Piove di Montale si compone di versi liberi raggruppati in strofe brevi di varia misura, legati fra loro dal libero gioco di rime, assonanze e consonanze (perfette e imperfette).
Per quanto riguarda le figure retoriche, su tutte spicca quella dell’anafora "piove", che scandisce per intero il ritmo della poesia.
Presenti anche:
- anastrofi: vv. 19-20-21: Piove/ non sulla favola bella/ di lontane stagioni; v. 53: sulla pubblica opinione;
- enjambements: vv. 6-7: da un cielo che non ha/ nuvole; vv. 10-11: in queste ore di sciopero/ generale; vv. 22-23: sulla cartella/ esattoriale; vv. 31-32: piove senza che il vento/ smuova le carte; vv. 42-43: sul cielo/ ominizzato;
- metafora: vv. 43-44: sull’uomo indiato; sul cielo/ ominizzato.
Satura e la svolta poetica di Montale
Dopo una lunga parentesi giornalistica e relativo silenzio poetico, nel 1971 Montale torna alla sua naturale vocazione con la pubblicazione di Satura (di cui fa parte anche Piove), una raccolta che segna una svolta significativa nella sua produzione artistica.
Il titolo latino indica il genere letterario della satira, ideale per irridere polemicamente la società contemporanea e gli pseudovalori sui quali si basa.
Da qui in avanti la poesia di Montale si fa sempre più prosastica, abbassando considerevolmente stile e toni rispetto al passato.
Per la prima volta inoltre, alle figure femminili idealizzate delle raccolte precedenti, si sostituisce quella dell’amata moglie Drusilla Tanzi, morta nel 1963 e che, in quanto fortemente miope, il marito chiama affettuosamente Mosca.
Nel solco di questo mutato contesto poetico e personale si inserisce Piove.
Piove di Eugenio Montale: analisi e significato
Il ritmo fortemente anaforico del linguaggio di Piove è strettamente funzionale al suo significato.
La parola "piove", ripetuta per ben 18 volte, conferisce al testo un andamento pesantemente cadenzato e statico che rende il senso della monotonia e del tedio che l’autore vuole comunicare al lettore.
Come anticipato, la poesia è una parodia de La pioggia nel pineto, dove la pioggia non cade dolcemente sulle tamerici salmastre ed arse, né sui pini scagliosi ed irti, bensì con estrema durezza su una Roma piatta e spenta, sulla tomba dell’amata moglie Mosca, sugli studi di antropologia culturale in voga in quegli anni, sull’uomo che ormai si crede un dio, sul comunismo e sulla Chiesa Cattolica, sulla contestazione studentesca e operaia, sulle opere che non avanzano, sui cipressi malati del cimitero e addirittura sull’opinione pubblica.
Un quadro decisamente desolato, che nulla ha a che vedere con la meravigliosa pineta che nel capolavoro dannunziano fa da sfondo alla vicenda amorosa del poeta pescarese e della sua Ermione, pseudonimo sotto il quale si cela il nome della grande attrice Eleonora Duse.
Qui non c’è nulla di elevato, tutto è dimesso, spoglio, di un grigiore quasi angosciante.
Del resto Montale è del tutto antitetico a D’Annunzio, tuttavia ne riconosce la grandezza e la necessità di "attraversarlo" seppur ribaltandone completamente i toni.
Piove, in piena sintonia con il senso della raccolta alla quale appartiene, oltre a La pioggia nel pineto satireggia anche i valori politici e culturali di riferimento della società contemporanea, nei quali l’autore non si rispecchia affatto.
Montale si sente estraneo al caotico mondo che lo circonda e l’unico conforto sembra essere il ricordo mai sopito dell’adorata moglie.
Un contesto di assoluta amarezza a tratti appena addolcito dalla solita, pungente ironia dell’autore, che al verso 24 si autocita nell’espressione "ossi di seppia", titolo della sua raccolta poetica più famosa, pubblicata nel 1925.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Piove”, la poesia di Montale parodia di D’Annunzio: testo, analisi e significato
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