La città di Trieste è l’indiscussa protagonista della poetica di Umberto Saba. Nella poesia Più soli, contenuta nella raccolta Trieste e una donna, il poeta ne tratteggia un elemento imprescindibile, ma spesso dimenticato: il mare, che in questi versi si fa rappresentazione di una profonda malinconia.
“Trieste è la città, la donna è Lina, per cui scrissi il mio libro di più ardita sincerità”, scriveva Saba nella celebre Ed amai nuovamente in cui tratteggiava i confini e i temi del Canzoniere.
Il poeta era unito alla sua città natale da un rapporto di profondo affetto che ricorre in tutte le sue liriche. La definiva una città “romantica e drammatica”, dunque il perfetto sfondo per una vita letteraria. Trieste viene rappresentata e spesso umanizzata nelle poesie di Saba: ha la “scontrosa grazia” di un ragazzaccio “dagli occhi azzurri e le mani troppo grandi”. In Più soli, però, avviene un altro genere di metamorfosi: il lungomare triestino si fa specchio dell’emozione di Lina, Carolina Wölfler la moglie di Umberto Saba, riflette la sua malinconia silenziosa e, forse, il presagio di un amore incrinato dall’incomprensione reciproca.
Scopriamone testo e analisi.
“Più soli” di Umberto Saba: testo
Giungemmo dove si ritrova il mare,
con spiagge solitarie, onde turchine.
Dai due arsenali, da tante officine,
da Trieste che amiamo attraversaretutta al ritorno, sempre più lontani,
e più nostri, in più deserta riviera.
Sopra uno scoglio nella rossa sera
seduti accanto, non l’abbandonavo
con lo sguardo, ma sempre l’affondavo,
sempre più invano nei suoi occhi strani
di luna che tra le nubi viaggia;
che mentre intorno a un’anima selvaggia
e a una bella persona m’affanno,
i suoi pensieri chi sa dove vanno!Da una nave tra molte altre ormeggiata
venne un suon di fanfara e si distese;
nei suoi occhi una lacrima s’accese,
rifulse sulla guancia imporporata.
“Più soli” di Umberto Saba: analisi e commento
Il mare di Trieste in Più soli diventa rappresentazione di uno stato d’animo. Ritorna l’abitudine di Saba di recarsi in cantucci o luoghi solitari e deserti, lontani dal chiasso e dalla folla. Ma stavolta non è solo, a camminare accanto a lui lungo le spiagge solitarie dove si trova il mare c’è anche la moglie Lina.
Dopo la breve parentesi descrittiva l’attenzione di Saba si concentra su di lei, che appare come una presenza vicina ma inafferrabile. A differenza dell’altra poesia dedicata al mare di Trieste, intitolata In riva al mare, in Più soli non è la contemplazione del paesaggio e la riflessione da essa suscitata ad avere un ruolo determinante. Il vero paesaggio che Saba contempla è la moglie, che gli siede accanto su uno scoglio deserto eppure appare più distante che mai. Lui si concentra sui suoi “occhi strani”, che sembrano recare la traccia colpevole di un tradimento.
È una Lina ombrosa colei che emerge da questa poesia, piena di mistero, portatrice di un segreto. Saba non riesce a cogliere il filo invisibile dei suoi pensieri, in quel momento scopre - con sgomento - che la moglie gli appare più lontana che mai. Sono vicinissimi, eppure indicibilmente “più soli” come ci avverte il titolo epigrafico della poesia che non è la descrizione malinconica di un paesaggio, ma la storia della crisi di una coppia.
In pochi versi Saba racchiude il ritratto di due persone che si sono amate e all’improvviso si riscoprono estranee. Il mare fa da sottofondo, nella luce malinconica della sera, e pare dire ciò che le parole non possono esprimere.
La contrapposizione tra il rumore gioioso - il suon di fanfara - e il silenzio della coppia è il punto di massimo climax della lirica, in cui sembra finalmente esplodere la tensione che si è accumulata tra i due.
Lo squillo delle trombe innesca la reazione di Lina e il poeta scopre una lacrima sulle sue guance rosse di vergogna. Quella lacrima gli appare come la rivelazione di una colpa. La poesia si conclude con questa immagine che ci restituisce la malinconia indicibile di quei piccoli, impercettibili cenni che mostrano un amore che si è incrinato.
Sono sensazioni che non possono essere espresse a parole, Umberto Saba lo sa, per questo riflette il mutamento del comportamento di Lina nel moto ondivago del mare di Trieste.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Più soli”: Trieste e il mare nella poesia di Umberto Saba
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Storia della letteratura Umberto Saba
Lascia il tuo commento