Amore in piazza (Terra d’ulivi, 2016) è una raccolta antologica di poesie (tradotte da Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo) di un autore valido ma in Italia non ancora molto famoso: si tratta di Vladimir Levchev, nato il 17 ottobre 1957 a Sofia (Bulgaria) che vanta un curriculum di tutto rispetto.
Chi è Vladimir Levchev - Levchev è autore di sedici libri di poesia, di cui quattro pubblicati negli Stati Uniti dove ha vissuto per tredici anni, di tre romanzi, un libro di saggi e una raccolta di racconti pubblicati in Bulgaria. Fondatore, nel 1989, prima del crollo del regime comunista nel suo paese, della rivista indipendente di letteratura e attualità “Glas” (“Voce”), che egli stesso distribuiva clandestinamente, si è poi trasferito a Washington nel 1994 grazie a una borsa di studio. Ha tradotto in bulgaro autori assai famosi quali Allen Ginsberg, T.S. Eliot e molti poeti americani nonché le piece teatrali di Sarah Kane. Tra il 1996 e il 2007 ha insegnato letteratura e scrittura creativa presso l’Università del Maryland (Baltimora) e la George Washington University. Dal 2007 è professore di letteratura e scrittura creativa all’American University in Bulgaria, nella città di Blagoevgrad.
Le poesie di Vladimir Levchev - Le sue poesie sono scritte in parte in bulgaro, in parte in inglese. La raccolta che la casa editrice Terra d’ulivi ha nel 2016 pubblicato porta il titolo “Amore in piazza”: si tratta di un insieme di poesie dell’autore scritte dalla fine degli anni Settanta a pochi anni fa, la cui traduzione è stata curata dalla bulgara Emilia Mirazchiyska e da Fabio Izzo, scrittore e traduttore italiano. Proprio a lui si vuol chiedere qualcosa in più su queste poesie suddivise in tre gruppi dal titolo “Amore”, “In piazza” e “Dio”, da cui emerge un autore di forte sensibilità, toccato dalle vicende del suo Paese, la Bulgaria, ma anche da quelle americane poiché ad alcune, quali l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle, dedica alcuni scritti.
Intervista a uno dei traduttori, Fabio Izzo - Eccoci a colloquio con il traduttore.
- * Su Sololibri già conosciamo Fabio Izzo, oltre che come scrittore, come “polonista”, lingua che conosce e padroneggia. Come mai, invece, la traduzione, d’un poeta bulgaro, Vladimir Levchev?
Potrei dire che l’Est Europa è una parte del Vecchio Mondo letterario che mi affascina molto, che le vie dell’est sono infinite, ma invece, se mi permetti risponderei semplicemente così: perché è bravo e merita di essere diffuso il più possibile.
- La raccolta di poesie di Vladimir Levchev è divisa in tre parti “Amore”, “ In piazza” e “Dio”. Quale fra esse ti ha maggiormente coinvolto e qual è la poesia cui ti senti più legato?
Si tratta di un libro delicato, anche nell’equilibrio, a me piace definirlo un "concept book", come una volta c’erano i concept album musicali, per questo motivo ti citerei tre poesie. Per la prima parte, Amore, ti dico solo che sono molto legato a "Lo stagno azzurro vicino a Berkovitsa", e ai suoi versi immaginifici e onirici. Per la seconda parte citerei "De profundis", decisamente più impegnata a livello sociale, l’autore la compose in America, in quella che è la capitale della nostra visione occidentale, a Washington, e in conclusione per quanto riguarda il terzo corpo poetico, consiglierei di leggere "Diavolo e Dio".
- A tuo parere Levchev ha una visione realista o pessimistica della vita?
Una visione decisamente realista a mio parere, non c’è condanna o fatalismo nei suoi versi, ma una descrizione profonda degli istanti, come solo un grande poeta sa fare.
- Quanto hanno contato gli eventi storici della nativa Bulgaria nella visione che del mondo ha Levchev?
Molto, moltissimo, nei suoi versi c’è tutta la storia del suo paese e non solo. Ma il grande merito di Levchev è quello di riuscire a rendere universale la storia della sua nazione, di non restare all’interno di nessun recinto, ma di travalicare grazie alla sua visione poetica del mondo.
- Quanto è difficile “tradurre” una poesia ovvero trasporre il suo significato più intimo?
A volte penso che sia impossibile farlo. La mia lingua non è la lingua dell’autore. I miei pensieri, il mio vissuto, non sono i suoi. Eppure è una sfida, cercare di capire e far capire quello che il poeta vuole affermare, perché la poesia, ricordiamocelo, è affermazione pura.
- Che cosa ti ha lasciato quest’esperienza e quale fra i pensieri dell’autore ti ha maggiormente colpito?
Mi ha lasciato molto, una miniera di pensieri a cui ogni tanto torno per cercare di decifrare questi tempi sconclusionati.
Sicuramente rimasi e resti colpito dal finale de "Lo stagno azzurro vicino a Berkovitsa", che non a caso ti ho citato prima, cioè:
La luna è muta. Rossa accesa. È comeuna ferita che cresce stasera.La vita- infetta- sanguina, scorre.La morte del mondo è eterna.
- Quanto sei legato a questo libro?
Molto, è il libro che ha segnato il mio esordio nel mondo letterario da traduttore e sono felice di aver potuto "lavorare" su un libro così facile da amare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Poesie di Vladimir Levchev: intervista al traduttore Fabio Izzo
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