I migliori poeti in Italia non possono vivere solo di poesia. Nessuno oggi riesce a vivere solo di poesia, mentre ad esempio negli anni Settanta Adriano Spatola e Giulia Niccolai riuscivano a sbarcare il lunario grazie alla pubblicazione della rivista letteraria Tam Tam. Oggi invece accade che persino i poeti riconosciuti devono fare gli editor, gli insegnanti, i traduttori, i conferenzieri, i parolieri di canzoni, i romanzieri, i giornalisti e, ciò nonostante, alcuni di loro si trovano lo stesso in difficoltà economiche, come accaduto ad Alda Merini e Valentino Zeichen.
La crisi della poesia italiana contemporanea
C’è ancora oggi tanto bisogno della Legge Bacchelli per i poeti e le poetesse. Si veda ad esempio il caso di Aldo Nove, che ha giustamente ottenuto un vitalizio per i suoi problemi di salute. Un segno tangibile della crisi è stato alcuni anni fa la minaccia della chiusura della collana “Specchio” della Mondadori.
La crisi della poesia italiana probabilmente è inscrivibile nel passaggio, studiato da Romano Luperini, dalla “letteratura della crisi novecentesca” alla crisi della letteratura. Eppure ci sono molti aspiranti e sedicenti poeti, che sognano di pubblicare nella prestigiosa “Bianca” della Einaudi, oppure di essere inseriti nei “Quaderni di poesia” della Marcos y Marcos o di veder pubblicati i loro testi inediti su Nuovi Argomenti per affermarsi a livello letterario. Invece spesso i poeti minori, alla ricerca continua di riconoscimenti, premi, consensi critici si trovano a vivere delusioni, frustrazioni, complessi e a cantarsela tra di loro nelle loro bolle social. Qualcuno dice ironicamente che ci sono troppi galli nel pollaio e il mangime scarseggia.
Così una parte della comunità poetica vivacchia tra narcisismo, vanagloria, minimalismo, autobiografismo. Forse manca a protagonisti e comparse una sana autocritica e un doveroso esame di realtà.
Cerchiamo di capire i motivi di questa crisi, contrassegnata da decenni da immobilismo, facendo una breve analisi della situazione italiana.
I motivi della crisi della poesia italiana contemporanea
Perché la poesia contemporanea italiana attuale non è più popolare, al punto da essere considerata addirittura impopolare?
- Perché per Adorno è impossibile scrivere poesie dopo Auschwitz.
- Perché da tempo è avvenuta la “fine del mandato sociale” per scrittori e poeti, descritta da Franco Fortini in Verifica dei poteri. È arduo rintracciare una funzione sociale della poesia oggi.
- Perché l’umanesimo, almeno qui in Italia, è in crisi.
- Perché la poesia è impossibile nella comunicazione di massa odierna. È la tesi di Montale, espressa nel suo discorso per il Nobel.
- Perché molta poesia italiana contemporanea viene ritenuta da molti "illeggibile", come ad esempio dal critico Alfonso Berardinelli.
- Perché gran parte degli italiani non sente più il bisogno di leggere poesia nei momenti o periodi di crisi, mentre un tempo i soldati italiani in guerra si portavano i volumi di Ungaretti e Montale.
- Perché la poesia italiana contemporanea non è un genere di consumo, né di intrattenimento.
- Perché la poesia italiana contemporanea ha un elevato coefficiente di intellettualità, non alla portata di tutti.
- Perché per alcuni non esistono più i “grandi poeti” come un tempo.
- Perché gli italiani leggono poco e men che meno libri di poesia.
- Perché i poeti italiani non scrivono più canzonieri d’amore e l’amore interessa tutti.
- Perché in un mondo consumista la poesia, per dirla alla Pasolini, non sarà mai merce, essendo inconsumabile, poiché ogni volta che si rilegge la stessa identica lirica assume un significato diverso e regala un’emozione diversa.
- Perché nella mentalità comune italiana hanno lasciate tracce indelebili il pragmatismo, il positivismo, il neopositivismo, talvolta sfociati in puro “scientismo”.
- Perché il festival di Castel Porziano è stato un fallimento e la ragazza Cioè, così soprannominata in quanto chiedeva “cioè?” ai versi, per lei incomprensibili, di Amelia Rosselli, ha avuto la meglio.
- Perché nelle reti generaliste televisive i poeti contemporanei non vengono mai chiamati, dato che non fanno audience; inoltre la funzione pedagogica della televisione, iniziata col maestro Manzi, è finita con la direzione di Rai 3 di Angelo Guglielmi.
- Perché la critica letteraria è latitante e non assolve più la sua funzione originaria di distinguere il grano dal loglio e di orientare, guidare i lettori.
- Perché i poeti viventi non vengono più considerati dei maestri.
- Perché molte case editrici pubblicano a pagamento senza distribuzione e senza fare una scrematura scrupolosa.
- Perché nelle facoltà di Lettere non vengono fatti leggere i grandi poeti viventi e difficilmente vengono chiamati a tenere conferenze e lezioni.
- Perché gli accademici e i critici legittimano culturalmente e riconoscono ufficialmente i migliori poeti solo quando giungono a un’età veneranda, mentre Giorgio Caproni, Mario Luzi, Dario Bellezza, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis sono stati considerati tali subito fin dagli esordi.
- Perché nelle scuole medie inferiori e superiori non si fa leggere la poesia italiana contemporanea e non si fa leggere nemmeno Pasolini, Luzi, Zanzotto: i programmi ministeriali si fermano molto prima.
- Perché la poesia civile è in crisi, vista la brutta fine che ha fatto Pasolini. Essere dei “testimoni scomodi” è troppo rischioso.
- Perché i libri di poesia contemporanea sono costosi.
- Perché Montale, nei suoi ultimi anni, ha scritto “pseudopoesia”. Per il critico Giorgio Linguaglossa questa è una delle ragioni della crisi della poesia italiana di oggi.
- Perché i poeti della Neoavanguardia e i loro eredi sono poeti difficili e impegnativi, senza mettere in discussione la loro bravura.
- Perché i libri di poesia non vengono promossi adeguatamente e oggi il marketing, la pubblicità sono fondamentali. Questa è la tesi dell’editore Crocetti.
- Perché dagli anni Settanta la poesia era vista dai giovani impegnati politicamente come un’evasione inutile e alcuni ritengono ciò l’inizio della crisi.
- Perché i pochi italiani che leggono, leggono narrativa, in genere romanzi e poco i racconti.
- Perché le case editrici non investono nella poesia, ritenendola un pessimo affare.
- Perché in questa civiltà dell’immagine e in questa società tecnologica la parola poetica conta pochissimo o nulla.
- Perché gli stessi librai espongono pochissimi libri di poesia italiana contemporanea.
- Perché gli influencer possono pubblicare libri di “poesie”, ma i veri poeti non possono diventare influencer, dato che il popolo italiano ha una percezione errata della poesia e non è educato alla poesia.
- Perché i cantautori hanno preso il posto e la funzione sociale dei poeti.
- Perché da decenni manca il pubblico della poesia e la poesia italiana è una nicchia autoreferenziale, in cui i lettori sono in gran parte aspiranti e sedicenti poeti.
- Perché è avvenuta quella che Baudelaire chiamava la “perdita d’aureola” e gli stessi poeti nel Novecento si sono dati all’autogogna (Palazzeschi, Corazzini, Gozzano, etc etc).
- Perché i poeti amano la natura e denunciano lo scempio paesaggistico, gli effetti deleteri dell’inquinamento. Talvolta vengono considerati come delle cassandre.
- Perché, come sosteneva Alda Merini, "il sottobosco degli aspiranti poeti" è terribile e danneggia la reputazione della poesia italiana contemporanea.
- Perché la poesia contemporanea italiana è considerata troppo difficile, incomprensibile e, come constatato da Tullio De Mauro (si vedano i suoi studi sull’analfabetismo di ritorno), gli italiani in questi ultimi anni si sono impoveriti dal punto di vista lessicale, verbale.
- Perché ci sono altre attività considerate più divertenti della lettura di poesia.
- Perché ci sono molte cose (Internet, televisione, divertimenti, videogiochi) che distraggono.
- Perché è scomparsa totalmente la civiltà contadina, dove poeti e cantastorie avevano un ruolo e venivano ascoltati.
- Perché molti, se e quando comprano libri di poesia, comprano solo i classici e non conoscono per niente i contemporanei (se chiedessimo alle persone di fare i nomi dei più grandi poeti italiani viventi, spesso non avremmo alcuna risposta).
- Perché il ministero della cultura non investe adeguatamente in festival di poesia.
- Perché, se per Moravia il capitalismo e il consumismo sono “antiumanesimo”, ebbene anche l’umanesimo e quindi anche la poesia sono anticapitalistici e anticonsumistici. Probabilmente queste caratteristiche particolari della poesia non vengono accettate, né recepite dai più.
- Perché spesso, nonostante il grande fermento, è difficile orientarsi nel mare magnum di siti di poesia, dove talvolta vengono promossi i libri degli amici o dei sodali.
- Perché talvolta i poeti stessi si fanno la guerra tra loro con polemiche sterili, addirittura talvolta al vetriolo, a causa di un diverso posizionamento estetico o per questioni personali, non dando una una buona immagine della comunità poetica.
- Perché per dirla alla Patrizia Cavalli le poesie non cambiano il mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I possibili motivi della crisi della poesia italiana contemporanea
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