Preferisco sparire. Dialoghi con Robert Walser (1954-1956)
- Autore: Robert Walser
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Robert Walser, scrittore amatissimo da chi dalla letteratura vuole risposte essenziali, sul senso della vita, su cosa sia il lavoro, su come si possa camminare senza perdere il lume della ragione e la religione: lo scrittore svizzero è tutto questo.
In “Preferisco sparire. Dialoghi con Robert Walser (1954-1956)”, lo smilzo libro di Marco Ercolani, ci sono le argomentazioni di un uomo che si è arreso alle angosce quotidiane, che vuole solo essere lasciato in pace nella sua immensa solitudine.
Anche altri pensatori più famosi, come Nietzsche, avevano abbandonato la vita esteriore, barricati in casa da soli a scrivere. Scrive Walser:
“Non sapere nulla è bellissimo, è come prendere una droga che cancelli le idee. Non sapere e irridere chi sa, guardarlo il sapiente, guardarlo come un idiota, farlo cadere per terra con tutte le sue idee e sorridere di quel corpo fatto a pezzi, logiche e categorie sparse ovunque”.
Da questo poche righe riconosciamo in Walser qualcosa del nostro amato rumeno Cioran, lo stesso pessimismo, la stessa lucidità mentale; la differenza è che Cioran visse alla fine in una mansarda a Parigi, Walser, invece, ricoverato in manicomio, per anni e anni.
Lo scrittore si confida con il dottor Weiss e ammette di aver scritto troppo, ammette che le opere che portano il suo nome non valgono poi molto e che avrebbe adesso la voglia di bruciare tutto. Il degente svizzero preferirebbe sparire, ma non può, perché i suoi scritti rimarranno anche dopo la sua morte fisica.
“I libri dei falliti sono ossessioni stampate su carta. Per questo, adesso, non faccio più nulla. Preferisco il silenzio. Preferisco sparire”.
Se fosse andata così, non saremmo qui a parlare di un autore che ha scritto pagine bellissime, invece. Ma abbiamo capito a chi si ispira Robert Walser, al «Preferirei di no», al personaggio di Melville.
“Se non mi dicevano niente, fissavo il muro, come tanti Meravigliosi Scrittori che mai scrissero nulla”.
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