Bob Dylan ha sciolto il suo silenzio sul Premio Nobel per la Letteratura 2016 ricevuto lo scorso ottobre, inviando un discorso all’Accademia di Svezia in cui riflette sul rapporto tra canzoni e letteratura.
La vittoria del prestigioso riconoscimento da parte di un cantante aveva suscitato non poche polemiche e discussioni, alimentate anche dal fatto che Bob Dylan aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato alla cerimonia di premiazione dell’Accademia per “impegni preesistenti”.
In quell’occasione a fare le sue veci era stata Patti Smith che aveva cantato il brano A hard rain’s a-gonna fall, tratto dall’album The Freewheelin’ Bob Dylan del 1963.
Il cantante, poi, aveva ritirato il Premio Nobel ad aprile, quando si era trovato in Svezia per alcuni concerti e aveva preso parte ad una cerimonia privata in cui gli è stata consegnata la celeberrima onorificenza.
Ora arriva anche il discorso, ultimo step formale previsto dal regolamento per poter ritirare il premio di 819 mila euro e arrivato a pochi giorni dalla scadenza prevista del 10 giugno, in cui Dylan si interroga sul rapporto tra canzoni e letteratura.
Bob Dylan: il discorso per il Premio Nobel
Il discorso di Bob Dylan, della durata di 27 minuti, racconta di come il cantante si sia interrogato sul rapporto tra canzoni e letteratura:
Appena ricevuta notizia del premio, mi sono chiesto in che modo le mie canzoni riguardassero la letteratura. Ho voluto riflettere e trovarne il nesso.
Nel file audio diffuso dall’Accademia, Dylan racconta il suo “pantheon personale”, parlando anche di tutte le influenze musicali e letterarie che hanno caratterizzato la sua vita e la sua musica.
Parte da Buddy Holly che Dylan vide in un concerto quando era ancora un ragazzo e qualche giorno prima dell’incidente aereo in cui perse la vita e che, dice Dylan, “Mi guardò dritto negli occhi e mi trasmise qualcosa. Non sapevo cosa. E mi diede i brividi”.
E poi continua con i libri preferiti: Moby Dick di Herman Melville, Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque e l’Odissea di Omero, che definisce “un libro eccezionale”, i cui temi fondamentali ricorrono nelle ballate di molti cantautori.
Bob Dylan: “Le canzoni devono essere cantate non lette”
Nel punto clou del suo discorso, Dylan risponde (implicitamente) ai tanti che si erano domandati se fosse giusto assegnare il Premio Nobel per la Letteratura ad un cantautore, dicendo che
Le canzoni sono vive in una terra di vivi. Le canzoni non sono letteratura. Nascono per essere cantate, non lette.
Dylan, poi, continua ad affrontare la questione sottolineando che
I testi di Shakespeare sono fatti per essere portati in palcoscenico, così come le canzoni sono fatte per essere cantate, non stampate su una pagina. E io spero che molti di voi ascoltino i miei testi nel modo per cui sono stati creati: cioè in concerto, sui dischi o sui nuovi media. Vorrei citare ancora Omero che disse: “Canta in me, o Musa, e attraverso me racconta una storia”.
Una riflessione interessante, che apre a nuovi spazi di discussione e che sicuramente mette d’accorda tutti: i detrattori del cantante e i suoi fan, che probabilmente non si aspettavano nulla di diverso dallo storico cantautore.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Nobel, Bob Dylan: “Le canzoni non sono letteratura”. Ecco perché secondo il cantautore
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Bob Dylan Premio Nobel per la Letteratura
Lascia il tuo commento