
L’autore Gianni Contarino ci presenta il suo libro edito da Scatole parlanti nel 2021 con il titolo Punto zero.
- Come nasce questo libro?
L’idea di Punto zero, insieme alle sue prime pagine, nasce all’inizio degli anni ‘10 e il romanzo assume la sua forma attuale nell’arco di un decennio, durante il quale è inizialmente ingrassato come un divoratore ingordo di dolci e successivamente dimagrito come uno che non si è più ripreso dopo la sentenza della bilancia.
Tale perdita di peso ha focalizzato il testo sull’idea iniziale, quella di scrivere di coraggio, non quello di eroi cinematografici come ne Il gladiatore o in Braveheart, ma quello di uno di noi, il coraggio di cambiare un proprio comportamento o atteggiamento che, installatosi come un virus informatico nelle nostre abitudini, ci impedisce di dare una svolta a una vita poco desiderata.
- Chi sono i protagonisti?


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Il protagonista è Emilio Di Bella, quarantenne, sposato con due figlie, vice responsabile dell’ufficio commerciale della sede siciliana di una multinazionale informatica. Ha una graziosa villetta a schiera, due macchine e un certo grado di benessere, tale da permettergli pure slanci filantropici non indifferenti, uno dei quali avrà peso sulla vicenda narrata.
Questo benessere e l’apparente tranquillità familiare hanno un costo, oltre al mutuo: la sua incapacità di opporsi alle decisioni degli altri, che lo relega al ruolo di yes-man, non solo in azienda, ma anche nella vita privata.
Il romanzo racconta ciò che gli succede nell’arco di poche settimane quando lui, spinto da una particolare circostanza lavorativa si trova a fronteggiare un grande dilemma: contrastare il licenziamento di un’anziana dipendente brava e fedele, vittima di un precariato ventennale, o accettarlo ottenendo in cambio la presenza in ufficio della bella sostituta, persona con cui lui ha già da tempo una relazione.
- A quale genere appartiene il tuo romanzo? A che tipo di lettore lo consiglieresti?
Il romanzo si colloca nella fiction dei giorni nostri e ha un’ambientazione che, sebbene localizzata ai piedi dell’Etna, è ben lontana da quella caratteristica per esempio della Sicilia del grande Camilleri: non ci sono muretti a secco, né fichi d’India, né spiagge da sogno come quella in cui si sciala il suo Montalbano. Sono presenti solo alcuni arancini di passaggio e un paio di piccole concessioni paesaggistiche, una ai crateri silvestri del vulcano e una alla bella Piazza Duomo di Catania, ma il resto è asfalto, cemento e ciò che è racchiuso fra i comprensori industriali che costeggiano la tangenziale e un quartiere che ospita una scalcinata classe media e alcune case popolari.
Libro per tutti, specialmente per chi ha reazioni allergiche a un certo modello di vita “incastrata” fra certe logiche antisindacali del mondo del lavoro e una mentalità conformista e consumista, alimentata da alcuni decenni di gioiosi e plastificati messaggi pubblicitari.
- Puoi dirci di più sul corpo del romanzo?
La vicenda parte nei primi giorni del 2008, anno scelto perché nell’estate ci fu una crisi economica, quella che, come qualcuno ricorderà, coinvolse la banca Lehman Brothers che fece crollare più di qualche certezza su quel modello di benessere “eterno” basato su una finanza creativa e cravattara e uno stile di vita “un pizzico” squilibrato fra consumi e qualità della vita.
La questione del licenziamento scuote l’anima di Emilio, il quale sceglie di opporsi e di “cambiare”.
Questo genera un effetto domino che parte dal mattino dopo e che nell’arco di pochi giorni travolge non solo la sua vita lavorativa, ma anche il suo matrimonio e ciò che vi ruota intorno, inclusa la vita di una zia molto cara al protagonista. È una deriva. Starà al lettore, secondo le proprie priorità e i propri miti, giudicare se ciò che succede a Emilio sia una sequenza di sfortune o una febbre salutare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Punto zero: Gianni Contarino presenta il suo romanzo
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