Quarant’anni cantati
- Autore: Pino Masi
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
Canzoni e vita dell’ultimo cantastorie
Questo libro non è fresco di stampa e nemmeno di facile reperibilità (i più volenterosi possono richiederlo scrivendo a info@campano.it). "Quarant’anni cantati. Canzoni e vita dell’ultimo cantastorie" (Il campano) non è un libro-merce, uno di quelli tirati a lucido - sovracopertina a colori, rilegato, argomento à la page - in bella mostra sugli scaffali outlet e/o catene mondadoriane. Questo libro è volutamente underground: scomodo, invisibile, diretto, militante, ostinato. Necessario, come il suo autore, che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Quel Pino Masi anarchico, sognatore, cantastorie, che le cronache più attente raccontano come voce di punta della canzone politica anni Settanta. Questo libro è un diario spurio dell’epoca più recente: il racconto di quarant’anni di storia italiana - di politica italiana, di lotte italiane, di trame italiane - e l’antologia dei testi delle canzoni che Masi non ha mai smesso di cantare. In Italia e nel mondo: dovunque ci fosse una motivo sociale, una guerra, una strage, un’ingiustizia, una ricorrenza, che meritasse una denuncia. Pino Masi non è tipo da peli sulla lingua. Non lo è mai stato e non lo è diventato. Il suo taglio è quello del testimone, coinvolto fino al collo. La nascita di Potere Operaio, Lotta continua, l’esplodere gioioso del Sessantotto, le battaglie artistiche e sociali del Settantotto, De Andrè, Guccini (ahi lui). Pagine inedite contro le verità ufficiali. E poi le zone d’ombra rischiarate, come quelle intorno all’omicidio Pasolini, come quelle dei giorni precedenti e immediatamente successivi l’assassinio di Mauro Rostagno, o - ancora - quelle della vicenda Pinelli-Calabresi. Le parole di Masi - tante, fitte, affastellate - sono pietre. Contro i poteri forti, i burattinai di ogni tipo e natura, l’America guerrafondaia, la tirannide subliminale dei media. Senza paura nè mezzi termini, come se il tempo non fosse passato da quei Settanta, spudorati e fertili. Perchè la verità dei fatti, anche se dal lato più brutto, è da assumersi come atto di responsabilità sociale, indispensabile a salvarsi la vita oppure a perderla. Però a testa alta, senza strisciare. Vuoi mettere?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quarant’anni cantati
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