Quattro piccole ostriche
- Autore: Andrea Purgatori
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2019
Non poteva essere che una spy story il primo romanzo di Andrea Purgatori, una vicenda di spionaggio ambientata nella guerra fredda, di qua e di là della cortina di ferro. Proprio non si riesce a immaginare un debutto nella narrativa di un genere diverso da quello proposto dal sessantacinquenne giornalista romano con Quattro piccole ostriche, in diffusione da fine giugno per i tipi HarperCollins Italia (302 pagine, 18.50 euro).
Purgatori è un volto noto, anche sul piccolo schermo, per le sue apparizioni nei talk show televisivi più importanti. È decisamente telegenico oltre ad essere un divulgatore nato, con la capacità di esporre in modo semplice notizie e particolari di eventi e casi di indubbia complessità. Conduce la trasmissione Atlantide su La7, un format di approfondimento culturale e storico. È anche soggettista cinematografico e da cronista è stato inviato nei teatri di crisi internazionali, oltre ad avere approfondito le tematiche degli anni di piombo in Italia, dallo stragismo al delitto Moro ad Ustica, il caso dei casi, di cui è uno dei massimi esperti.
Il romanzo ci porta al 31 ottobre 2019. Tutto comincia da un colpo, ma è come se fosse stato esploso decenni prima, nel parco berlinese di Tiergarten, che si estende dalla porta di Brandeburgo ai quartieri occidentali, dove sorgeva il muro che dal 1961 al 1989 ha diviso in due la città, l’Europa e il mondo. Ai servizi russi e americani quegli anni ricordano i “bei tempi di un conflitto sordo, borbottante”, per i tedeschi è un ricordo imbarazzante che hanno cercato di rimuovere spazzando perfino i granelli di polvere.
Un colpo. Sembra lo scoppio di un petardo, ma non è la fine dell’anno. Un uomo si è avvicinato a un altro. Il primo porta un berretto da baseball calato sulla fronte, occhiali da sole scuri e un bomber nero. Ha una busta di plastica in mano. Il secondo si sta godendo l’irrinunciabile pausa pranzo, nel luogo d’abitudine. Si chiama Egor Abalin, quarto consigliere politico dell’Ambasciata della Federazione Russa a Berlino. In realtà è il referente dell’FSB, erede del famigerato KGB sovietico nel mondo dello spionaggio.
È come se quello sparo viaggiasse non solo nel tempo, anche nello spazio. Raggiunge le Alpi Svizzere, a quasi 900 km di distanza, dove si è auto confinato Markus Graf.
Era stato una spia e da spia aveva tradito, ci dice Purgatori. Tradire è uno degli eventi possibili in quello che qualcuno chiama “il Gioco”. Lo spionaggio è un mondo contiguo in cui uomini e donne hanno due, tre vite, anche più identità e nessuno scrupolo. S’è per questo, Markus non smette di tradire: ha non una, quattro amanti e Claudia gli ha detto d’essere incinta. Di lui.
Prima brutta notizia, ma quelle non arrivano da sole, viaggiano anche in buste affrancate con francobolli tedeschi e indirizzate all’altro se stesso, Wilhelm Lang, con vocali e consonanti battute da una macchina da scrivere, roba dell’altro secolo. La somma dei dettagli gli riporta alla mente Greta, un altro tradimento, trent’anni prima. Mentre cadeva il muro, l’aveva mollata da un momento all’altro, senza il coraggio di spiegarle che fuggiva da Berlino e dal mondo.
Anche lei tradiva. Prima di frequentarlo era stata infiltrata ad Ovest per estorcere il maggior numero d’informazioni a due parlamentari tedeschi. Quella del sesso era una pratica che secondo Marks Greta sapeva assolvere al meglio. Era letteralmente stregato da lei ed era diventato gelosissimo, trent’anni ed oltre prima, quand’era un brillante capitano del Servizio Segreto della Repubblica Democratica Tedesca. Era la Stasi, l’Azienda, come la chiamavano agenti e informatori.
1989, l’Europa comunista stava evaporando, la cortina di ferro era andata in pezzi ancor prima del muro di Berlino e lui aveva disertato dal Dipartimento K, creato su ordine del KGB per le operazioni più sporche e abbandonato il Progetto Warlus, il più folle dei programmi dei Servizi dell’Est.
Il rifugio di Markus ormai è scoperto, la sua identità fittizia bruciata, sia pure solo da Greta. Non può restare a Flims, deve spostarsi, per non farsi incastrare. È in gioco la vita.
Walrus, tricheco, da una canzone dei Beatles, era un progetto di controllo delle menti, allo scopo tra l’altro di mettere eventualmente in movimento automi umani.
Sembra che stiamo rivelando tutto, ma quanto detto è solo la minima parte del libro. Sono tanti i personaggi che si aggiungeranno, i doppi e tripli giochi che si metteranno in moto e i delitti che verranno commessi.
Quello che conta, di questo romanzo imperdibile, è la qualità di un esordiente che ha tanto mestiere, una cultura multidisciplinare, ama la musica anni ‘60 e il capolavoro di Lewis Carroll citato nel titolo. In “Alice nel paese delle meraviglie”, c’è il poemetto sul tricheco e il falegname, con l’invito alle ostriche a fare quattro passi sulla spiaggia…
Bocca chiusa, anche su questo.
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