Quelli di sotto
- Autore: Mariano Azuela
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
Una mano-cactus tesa verso il sole, verso un’utopia irraggiungibile: la suggestiva copertina di Quelli di sotto (SUR, 2017, trad. R. Schenardi) rende perfettamente l’atmosfera del libro di Mariano Azuela. Il cantore delle luci e delle ombre della Rivoluzione messicana racconta la drammatica epopea di un gruppo di antieroi: uomini e donne che continuano a combattere, senza quasi più sapere cosa li ha spinti a imbracciare le armi; la Rivoluzione non è tanto un ideale, quanto un destino ineluttabile.
Il romanzo affonda le sue radici nella biografia di Mariano Azuela. Lo scrittore è stato testimone di un periodo travagliato della storia messicana: in seguito all’assassinio di Madero (il politico che aveva posto fine alla dittatura di Porfirio Diaz), si è unito agli uomini capitanati da Pancio Villa, in qualità di dottore. Quando il generale Victoriano Huerta, il comandante delle truppe controrivoluzionarie, ha preso temporaneamente il sopravvento, Azuela è stato costretto a lasciare il Messico. Nel 1915, l’autore ha trovato riparo in Texas, dove ha composto Quelli di sotto.
Il romanzo è stato definito come il “libro-manifesto” della Rivoluzione, ma Azuela è rimasto presto deluso dai risultati dell’insurrezione: le speranze del popolo messicano sono state disattese. Tra le pagine di Quelli di sotto aleggia un senso di sconfitta: il desiderio di giustizia sociale non riesce a prevalere sui bisogni più gretti ed egoistici degli uomini. La rivoluzione viene paragonata a un vulcano che erutta: uno spettacolo maestoso e affascinante, ma foriero di rovina.
Mariano Azuela racconta la parabola del contadino Demetrios Macías e dei suoi compagni: un’umanità variegata, scalcagnata e profondamente antieroica. Il titolo inglese dell’opera, The Underdogs, rende subito l’idea di un gruppo di perdenti, di emarginati. Demetrios e i suoi dovrebbero lottare per un paese migliore, ma, in realtà, combattono perché si sono ritrovati, più o meno per caso, a entrare in contrasto con l’autorità. I ribelli sono consapevoli delle ingiustizie perpetrate dal governo, ma, quando occupano una città, non si comportano poi così diversamente rispetto agli “usurpatori”, ai soldati dell’esercito regolare.
Al sinistro e tormentato Demetrios fa da contraltare, almeno all’inizio della storia, l’idealista – scopriremo presto che lo è solo a parole – Luis Cervantes. Nel corso del romanzo, i buoni propositi professati a gran voce da Cervantes non reggeranno alla prova della realtà, una realtà incarnata dal disilluso e realista Alberto Solís (“Mi ero immaginato un prato fiorito in fondo alla strada… E ho trovato un pantano”). L’avidità e il bisogno di sbarcare il lunario fagociteranno ogni ideale, lasciando spazio solo a qualche debole barlume di umanità.
Il volto dei rivoluzionari di Mariano Azuela è oscurato dall’ombra della violenza: c’è chi vuole solo seminare distruzione attorno a sé; c’è chi continua ad avanzare, nonostante tutto, senza una bandiera a cui aggrapparsi; c’è chi, in cuor suo, medita già di tradire la causa, di tornare alla vita di tutti i giorni. Perché combattono? Perché un uomo affonda il coltello nella carne di un altro uomo? L’immenso cielo del Messico non offre risposte alle loro domande.
La scrittura semplice e scarna di Azuela, una scrittura quasi cinematografica fatta di rapide inquadrature e di incalzanti dialoghi, ci conduce nel cuore di una nazione tormentata: un rosario di città – Juchipila, Tepic, Jalisco, Aguascalientes, Zacatecas – in rovina. La Rivoluzione è un vulcano in eruzione: la terra trema; il sangue viene versato; gli ideali vanno in frantumi; nessuno sembra uscire vincitore dalla lotta.
Quelli di sotto è un libro di contrasti, sospeso tra la fragilità dell’ideale e la brutalità del reale. Dialoghi taglienti e paragrafi intrisi di sangue si alternano a passaggi lirici, a istantanee di paesaggi che spaccano il cuore con la loro bellezza. Agli orizzonti sterminati e ai cieli immensi del Messico fa da contraltare il ristretto e disperato orizzonte degli uomini. Il sole-utopia di una rivoluzione immaginata, ma mai realizzata, resta fuori dalla portata di mani che si riempiono delle spine del disincanto.
Quelli di sotto
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