Rendimi l’anima
- Autore: Daniela Cattani Rusich
"Rendimi l’anima" è la raccolta di poesie di Daniela Cattani Rusich.
Cercare di definire il poeta o la poesia è sempre stata una sorta di sfida, nella quale si sono cimentati fior di filosofi e poeti stessi. Ognuno di loro ha speso fiumi di parole e preso direzioni a volte vicine, a volte diametralmente opposte; quasi tutti però sono rimasti abbastanza legati a un denominatore comune, racchiuso nel termine greco poiesis: cioè all’idea del creatore o del demiurgo, di colui che sa plasmare la materia e darle vita. Oppure all’idea di un maieuta, di chi dunque sa tirar fuori da sé pensieri, sensazioni ed emozioni, universalizzandoli. Un po’ come dice Giorgio Caproni: “Il poeta è un minatore: va giù nelle viscere dell’io e, miracolosamente, torna alla superficie con poche, lucenti, pepite.” Ed è una frase che abbraccia magnificamente la figura e le composizioni di Daniela.
Ma le poesie che abbiamo di fronte non sono solo questo.
Personalmente, mi ha sempre affascinato di più la prima accezione del termine, quella del creatore.
Quando penso al poeta, vedo l’uomo - la donna - che, con poca argilla a disposizione, riesce a costruire splendide cattedrali sospese fra cielo e terra, tanto poderose quanto evanescenti, ma sempre laiche e umanissime. Questo è ciò che l’autrice sa fare, al meglio.
Da bravo demiurgo, afferra il vento e lo soffia sulla materia inerte, dandole vita; una vita che esiste e resiste nonostante tutto, nonostante i graffi che il mondo e il destino avverso le hanno inflitto.
Il vento, chiamato in prima persona o anche solo evocato, è una presenza costante nelle liriche qui presenti, il filo conduttore che richiama alternativamente un senso di forza o di delicatezza, una percezione di potenza capace di sollevare sabbia e alimentare fiamme
("nella mia anima/tra vento e mare cresce/fiamma eternamente accesa") oppure manifestazione di eterea spiritualità ("di vento trasparente/è l’Anima bambina, / affacciata alle finestre / della sera") .
Ma c’è anche musica nel vento; e la silloge di Daniela Cattani Rusich ne è l’esatta partitura. Divisa in tre parti, come la più classica delle sinfonie, in ogni verso, in ogni strofa, si sentono risuonare accenti ben temperati: archi, fiati, percussioni accordati con estrema cura.
Forza, delicatezza, musicalità... Vita che pulsa in ogni verso, con il vento a farne da metafora perfetta, sintesi sublime di quella caotica armonia che abita lo spirito "nomade" dell’autrice.
Recensione di Massimiliano Marconi
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