Riconoscere ciò che è
- Autore: Bert Hellinger
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
Psicoterapia, come si evince dalla parola, significa cura dell’anima. Nella psicoterapia classica il terapeuta accoglie la psiche del paziente e insieme a lui ne sviscera i contenuti, coinvolgendosi al punto da lasciare che si crei il "transfert" necessario perché l’analisi abbia buon esito. “Transfert” che per l’analista comporta diventare il "focus" del desiderio dell’analizzato. A fine cura il “transfert” si scioglie con la presa di coscienza dei nodi psichici, le nevrosi (o psicosi) da sbrogliare. Detto in termini sintetici, la psicoterapia in sostanza è questo. Durante il trattamento nasce sempre un rapporto d’amore platonico tra due anime, perché l’amore è fonte di gioia ma anche di profonda sofferenza e perfino malattia; solo tramite la sua azione, unita alla conoscenza, si possono superare i traumi emotivi.
Le cose sono in parte differenti nella psicologia sistemica delle Costellazioni familiari, ideata dallo psicologo Bert Hellinger, ormai un luminare in campo mondiale in materia. Feltrinelli ha pubblicato il suo saggio Riconoscere ciò che è (2013, pp. 201, ottava edizione 2020) tradotto da Silvia Miclavez. Sono conversazioni con Gabriella ten Hövel. In esse si sente veramente il soffio dello spirito e la presenza di un genio. Genio nel senso classico socratico, Presenza che guida, ispirazione data dalla dedizione del conduttore.
Hellinger (classe 1925) nel suo trascorso lontano vanta, tra l’altro, un’opera missionaria di sedici anni in Sudafrica presso gli Zulu; vive il suo lavoro come una missione. Il suo ruolo nel gruppo di psicoterapia (si tratta infatti sempre di gruppi, anzi di seminari con il pubblico presente, necessario anch’esso) è quello di un sacerdote; egli è l’intermediario tra il soggetto e tutte le figure parentali a cui è legato e che formano con lui una "costellazione". Così l’autore si esprime riguardo alla conduzione del gruppo:
“Come terapeuta mi sento in armonia con un ordine superiore. Solo trovandomi in questo accordo riesco a vedere la soluzione e le do un avvio.”
Ecco la prima differenza con l’analisi tradizionale, dove in genere lo specialista è un esperto della psiche ma a cui non è richiesta la percezione di un mondo superiore, numinoso (Jung però aveva questa funzione!).
Una seconda differenza sta nel fatto che il protagonista non è solo, ma porta in sé sempre un sistema di famiglia, una "costellazione" di personaggi, non soltanto padre e madre, fratelli e sorelle, coniuge e figli, ma pure nonni e zii, altre figure essenziali non strettamente facenti parte della famiglia ristretta, come partner precedenti, creature umane abortite o uccise. Nella costellazione esistono inevitabilmente personaggi che sono stati esclusi dalla famiglia, incompresi, annullati o dimenticati, volontariamente o meno, deceduti precocemente, i quali chiedono un risarcimento, vogliono essere riconosciuti. Sono gli anelli deboli. Il paziente, senza saperlo, in modo inconscio li incarna nella sua nevrosi e/o malattia somatizzata, se ne fa carico e sconta una pena che non gli appartiene. Hellinger parla di "irretimento" del parente nel paziente che soffre ed è questo che deve essere riconosciuto, compreso e superato.
Altro elemento specifico del percorso sistemico delle Costellazioni è la "messa in scena" del problema. Siamo di fronte a uno psicodramma. Il terapeuta chiede al protagonista di scegliere a caso gli attori tra il pubblico ed essi saranno i rappresentanti del suo gruppo familiare, allargato a più generazioni. È solo il terapeuta a disporli in un certo modo sulla scena, vicini o lontani, di fronte o di schiena, in gruppo o isolati. È sempre lui a interrogarli e a muoverli, come un regista. Tutti, almeno fino a questo punto, svolgono un ruolo passivo sotto la sua guida, ma passivo soltanto in apparenza.
In realtà i personaggi insieme al protagonista si assumono la responsabilità della "recita" che esprime l’anima. Anima percepita da Hellinger. In seguito accade una reazione catartica molto attiva, gli "attori" sono correlati tra loro e scelgono di spostarsi se lo desiderano, esprimono come si sentono. Gli esclusi vengono inclusi, trovando pace. L"irretimento" è superato. L’autore ha esperienze di ipnoterapia e ciò serve a creare un clima particolarmente intenso nel gruppo.
Viene riproposta l’antica tragedia greca, ai protagonisti si affianca il coro (il pubblico presente), con funzione chiarificatrice.
È una terapia corale. Nel suo svolgersi emergono le grandi tematiche, quelle della colpa, dell’incesto, della presunzione, dell’abbandono, della responsabilità, del "lasciare andare", del "Dio giusto", della riconciliazione con il destino.
A volte un personaggio deve essere escluso, come accade in un episodio nel quale una giovane donna ammalata di sclerosi multipla rivela di essere figlia di un nazista assassino (deceduto); con la malattia lei sta subendo l’"irretimento" del padre e sconta le sue colpe. In questo caso il personaggio padre viene mandato fuori della porta, perché
"I figli non sono tenuti né a comprendere, né a perdonare. Che presunzione!”
Però c’è il “lasciare andare”.
Il libro è un racconto molto forte di "fatti". Hellinger li vuole nudi e senza commenti del paziente. Sembrerà strano, ma chiedere racconti senza commento fa emergere il loro autentico significato attraverso la rappresentazione. Darlo in anticipo sarebbe un vizio di realtà. In tal modo la persona in analisi impara il distacco dalla sua visione abituale, spesso carente e non inclusiva di ogni elemento.
Basta disporre in un certo modo alcune persone che neppure si conoscono, sotto gli occhi dei presenti, per operare un cambiamento radicale nella psiche? Sembra di sì, afferma il terapeuta:
"Nelle terapie familiari abbiamo una soluzione quando ogni membro della famiglia trova il posto che gli compete, e gli viene anche riconosciuto. […] senza interferire negli affari altrui, tutti sentono la propria dignità e stanno bene.”
Scrive Gabriella ten Hövel:
“I dialoghi con Bert Hellinger invitano a immergersi ora nei pensieri ora nei sentimenti. Lui provoca, affascina, è toccante e fa arrabbiare. Tutto questo “rimescolamento” nutre lo spirito e sollecita il pensare, dove invece normalmente esso si ritira, […] in seguito ci si sente più indulgenti nei confronti del mondo.”
Riconoscere ciò che è è un libro straordinario.
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