Roma Kaputt Mundi
- Autore: Domenico Paris
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti"...
Così comincia una delle poesie più famose del poeta romano Remo Remotti. Ed è il primo pensiero che ho avuto non appena ho terminato di leggere l’ultimo dei nove racconti che compongono “Roma Kaputt Mundi” di Domenico Paris (Valletta Edizioni, 2015).
Nove racconti su Roma e di Roma, ma soprattutto sulla "gente" di Roma.
Nove spaccati di vita tremendamente quotidiana, ambientati in una capitale che risulta essere ben lontana dall’immaginario turistico stile cartolina, a cui solo chi non ci ha mai vissuto veramente può continuare a credere. La Roma di Campo de’ Fiori, dello shopping modaiolo di Via dei Condotti o delle colonne che odorano di santità a Piazza S.Pietro.
No, la Roma di Paris è quella “Kaputt”, perché è quella dei monolocali soffocanti di Centocelle, dei pub in penombra di San Lorenzo, dei negozi indo-pakistani di Piazza Vittorio, dei giardinetti monocromatici dei quartieri periferici.
E i personaggi che ci vengono presentati non hanno nulla di interessante, né nelle loro storie né nello loro vite. Sono impiegati, studenti, anziani, professionisti così come tanti. La maggior parte di loro sono legati da un filo conduttore sociale. Il non essere “romani de Roma”. E vivono la capitale in una perenne frustrazione creata da una continua lotta tra realtà quotidiana e desiderio di ritorno a casa. Tra caos cittadino e quiete di provincia. Ed è questo ciò che rende affascinanti le loro storie, perché anche se non reali, sono concrete, vere, che puoi quasi toccare con mano talmente sono plausibili.
Sono storie di persone talmente banali, da sembrare eroiche.
Sono storie di persone che vivono con coraggio la loro quotidianità.
Perché a volte, bisogna essere eroi per sopportare un viaggio stipati dentro un vagone più che affollato della metro, in uno di quei giorni dell’estate romana in cui il sole gronda fiamme. Oppure per cercare di svolgere il tuo lavoro in una città stracolma di persone che ti odia solo perché porti una divisa. Oppure per riuscire a raggiungere i tuoi appuntamenti di lavoro utilizzando solo i servizi pubblici.
E Paris è bravissimo a rappresentare questa quotidianità lacerante, con uno stile di scrittura crudo e secco ma nello stesso tempo leggero e scorrevole.
“Ma allora perché i protagonisti si ostinano a continuare a vivere in questa città? Perché non vanno via?”
Questo è la domanda che ci assilla leggendo “Roma Kaputt Mundi” e la risposta è una sola: perché non vogliono.
Perché Roma ti ingloba a sé senza accorgertene. Perché diventa come una Madre opprimente. Perché la odi e la ami. E non puoi più fare a meno di lei.
E Remo Remotti l’aveva capito già sessant’anni fa.
La sua poesia finiva con
“Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!”
Ma lui a Roma c’è poi tornato e c’è rimasto fino alla fine.
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